Zygmunt Bauman | 1925 – 2025

La costruzione del sé nella modernità liquida

Un dialogo straordinario sul sé, un concetto di fondamentale importanza per qualsiasi riflessione sul mondo attuale. Bauman e Raud si muovono lungo un asse che vede a un estremo il destino e la predeterminazione, all’altro la scelta e la libertà di tutti noi.

 

 


Modernità liquida

La metafora della liquidità, da quando Bauman l’ha coniata, ha marcato i nostri anni ed è entrata nel linguaggio comune per descrivere la modernità nella quale viviamo. Individualizzata, privatizzata, incerta, flessibile, vulnerabile, nella quale a una libertà senza precedenti fanno da contraltare una gioia ambigua e un desiderio impossibile da saziare.
Modernità liquida è un classico dei nostri giorni e un bestseller in Italia e all’estero.

 


Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi

La solitudine genera insicurezza, ma altrettanto fa la relazione sentimentale. In una relazione puoi sentirti insicuro quanto saresti senza di essa, o anche peggio. Cambiano solo i nomi che dai alla tua ansia. Finché dura, l’amore è in bilico sull’orlo della sconfitta. Man mano che avanza dissolve il proprio passato; non si lascia alle spalle trincee fortificate in cui potersi ritrarre e cercare rifugio in caso di guai. E non sa cosa lo attende e cosa può serbargli il futuro. Non acquisterà mai fiducia sufficiente a disperdere le nubi e debellare l’ansia. L’amore è un prestito ipotecario fatto su un futuro incerto e imperscrutabile.

 


Vita liquida

Stress, paura sociale e individuale, città alienanti, legami fragili e mutevoli: la vita liquida è precaria, vissuta in condizioni di continua incertezza, con la paura di essere colti alla sprovvista e rimanere indietro. Ciò che conta è la velocità, non la durata.

La vita nella società liquido-moderna non può mai fermarsi. Deve modernizzarsi o perire. Ciò che bisogna fare è correre con tutte le forze semplicemente per rimanere allo stesso posto, a debita distanza dalla pattumiera dove altri sono destinati a finire.

 


L’arte della vita

Nel nostro mondo liquido-moderno, siamo felici finché non perdiamo la speranza di essere felici in futuro. Ma la speranza può rimanere viva solo a condizione di avere davanti a sé una serie di nuove occasioni e nuovi inizi in rapida successione, la prospettiva di una catena infinita di partenze. Dobbiamo porci sfide difficili; dobbiamo scegliere obiettivi che siano ben oltre la nostra portata. Dobbiamo tentare l’impossibile. È una vita emozionante e logorante: emozionante per chi ama le avventure, logorante per chi è debole di cuore. «Lascio ai lettori di decidere se la coercizione a cercare la felicità nella forma praticata nella nostra società dei consumatori, renda felice chi vi è costretto.»

 


Consumo, dunque sono

Viviamo nella ‘società dei consumatori’, il cui valore supremo è il diritto/obbligo alla ‘ricerca della felicità’ – una felicità istantanea e perpetua che non deriva tanto dalla soddisfazione dei desideri quanto dalla loro quantità e intensità. Eppure, dice Bauman, rispetto ai nostri antenati noi non siamo più felici: più alienati semmai, isolati, spesso vessati, prosciugati da vite frenetiche e vuote, costretti a prendere parte a una competizione grottesca per la visibilità e lo status, in una società che vive per il consumo e trasforma tutto in merce. Ciononostante stiamo al gioco e non ci ribelliamo, né sentiamo alcun impulso a farlo. Acuto, lucido, profetico, Zygmunt Bauman chiama ognuno di noi a ripensare al senso di impotenza che ci attanaglia.

 


Paura liquida

Criminalità, stranieri, precarietà del lavoro e della vita, imprevedibilità del futuro e guerra al terrorismo. Dalle pagine di Bauman esce una società impaurita e impotente; ma anche più docile, più assoggettata all’esistente, incapace di immaginare alternative. Dietro (o sotto) l’apparenza della ‘liquidità’ sembra nascondersi la società più ‘pesante’ mai realizzata.
Lelio Demichelis, “Tuttolibri”

 


Il disagio della postmodernità

Chi altri, se non Zygmunt Bauman, ancora a metà degli anni Novanta, poteva avere uno sguardo così penetrante da anticipare cosa sarebbe accaduto parecchio più tardi? Se c’è qualcosa che caratterizza l’intera opera del grande sociologo è la straordinaria capacità di cogliere il negativo che percorre ogni fase della civilizzazione. Esso ne costituisce insieme il motore e il rischio, la sfida e la potenziale deriva. Di questa capacità diagnostica il libro di Bauman, Il disagio della postmodernità, fornisce un’ennesima testimonianza esemplare.
Roberto Esposito, “la Repubblica”

 


Sesto potere. La sorveglianza nella modernità liquida

Siamo costantemente registrati, controllati, catalogati. E il paradosso è che siamo proprio noi a fornire il più grande volume di informazioni personali, caricando contenuti sui social network, usando la carta di credito, facendo ricerche on line. «Oggi i professionisti del controllo, molto diversi dai sorveglianti vecchio stile, si dedicano a dare la caccia agli schemi estremamente volatili dei desideri e dei comportamenti ispirati da quei desideri.» La collaborazione volontaria, anzi entusiastica, dei sorvegliati è la loro grande risorsa.

 


Voglia di comunità

Il bel libro di Bauman, già noto in Italia come acuto interprete della società e dell’etica postmoderna, offre un mezzo per riconsiderare le motivazioni profonde della resistenza alla globalizzazione.
Gianni Vattimo, “L’Espresso”

Nel mondo della insicurezza globale torna con forza il bisogno di comunità.

 


Retrotopia

Abbiamo invertito la rotta e navighiamo a ritroso.

Abbiamo invertito la rotta e navighiamo a ritroso. Il futuro è finito alla gogna e il passato è stato spostato tra i crediti, rivalutato, a torto o a ragione, come spazio in cui le speranze non sono ancora screditate. Sono gli anni della retrotopia.

 

 

 

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