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Lo spartiacque:
razionalità e magia
L’età assiale è caratterizzata dall’emergere in primo piano di contrapposizioni il
cui impatto era rimasto in precedenza piuttosto secondario. Nel comune sentire, questa
fase storica è identificata come quella in cui, a livello individuale, alla servitù
generalizzata si contrappone la libertà personale, e analogamente, a livello comunitario,
al dispotismo si contrappone la democrazia. Un’estensione di questo paradigma al di
fuori dell’ambito socio-politico, verso quello culturale e religioso, vede la razionalità
contrapporsi alla magia. Questa semplificazione, come del resto tutte le semplificazioni,
non è sostenibile, e per varie ragioni.
Innanzi tutto, elementi di razionalità sono attestati anche prima dell’età assiale.
Si consideri, tanto per fare un esempio, la procedura dell’ordalia, che è tipicamente
“magica”, nel senso che deve la sua attendibilità all’intervento divino, e che è attestata
sia prima sia dopo l’età assiale. Il ricorso all’ordalia è una sorta di ultima ratio, da utilizzarsi qualora le testimonianze (fattore di razionalità), sia dei diretti
interessati sia di testimoni terzi, siano manchevoli, oppure contraddittorie e inconciliabili.
Prima di ricorrere alla soluzione magica, si esplorano tutte le possibilità di soluzione
“razionale”. I codici di leggi dell’antico Oriente (a partire già dal Codice di Ur-Nammu:
Roth 1997, p. 18, §§ 13-14) organizzano le procedure legalmente valide, i tribunali
eseguono accertamenti di fatto, spesso complessi e dispendiosi; il ricorso immediato
(o primario) all’ordalia farebbe risparmiare tempo e spersonalizzare le responsabilità,
ma avviene solo in mancanza di accertamenti di fatto.
In secondo luogo, elementi magici permangono con immutata rilevanza anche dopo lo
“spartiacque”. Si consideri l’apposizione del sigillo del testimone (in documenti
legali, d’interesse sia patrimoniale sia penale), molto frequente ancora in età neo-
e tardo-babilonese (cioè ancora in età ellenistica): razionalmente il sigillo dovrebbe
essere riconoscibile, dotato di esplicita correlazione alla persona del testimone.
La sostituzione del sigillo con l’impronta dell’unghia del testimone (qualora costui
sia privo di sigillo personale) non è razionalmente accettabile, ma viene normalmente
accettata come valida. Direi che intervengono qui due elementi, uno razionale e uno
magico. L’elemento razionale è la presenza del gruppo di testimoni, che in pratica
si convalidano l’un l’altro, potendo testimoniare che l’apposizione dell’unghia intendeva
formalizzare la volontà personale. L’elemento magico è che l’unghia (razionalmente
indistinguibile) rappresenta tutta la mano e dunque tutta la persona del testimone.
Mi permetto di rinviare su questo punto ad un mio vecchio articolo (Liverani 1977)
sui Segni arcaici di individuazione personale, dove ho raccolto sufficiente documentazione in proposito. Basti qui aggiungere un
altro caso in cui le due procedure, in questo caso medicina e magia, sono considerate
(seppur con qualche esitazione) come alternative coesistenti. Si tratta della lettera
di Ramses II a attušili III:
Mio fratello mi ha scritto: «Che mio fratello mandi un uomo a preparare medicine per
lei (i.e. per mia sorella Mattanazi) per farla partorire». Ma io so di Mattanazi,
si dice abbia 50 o 60 anni. Non è possibile preparare medicine per far partorire una
donna di 50 o 60 anni. Comunque, se il dio del Sole e il dio della Tempesta lo ordinano,
si compia il rituale per la sorella di mio fratello. Io manderò sia un sacerdote incantatore
competente, sia un medico competente, che preparino i medicinali per farla partorire
(Beckman 1996, n° 22).
Un caso del tutto diverso, ma altrettanto significativo: il trattato fra Tudaliya IV e Kurunta di Taruntašša (Beckman 1996, n° 18c) si conclude con due liste di testimoni, quelli divini
(§ 25) e quelli umani (§ 27), ma con la differenza che la punizione per eventuali
trasgressori del patto è affidata ai soli testimoni divini, ciò che pone le due “testimonianze”
ad un diverso livello: quella divina a garanzia sostanziale, quella umana a garanzia
formale. E si noti che anche le copie del trattato hanno diversa collocazione: le
copie assegnate al re di atti sono depositate in una serie di templi delle maggiori divinità del regno, quella
assegnata al re di Taruntašša è depositata nella sua umana residenza.
Se dunque procedura razionale e magica coesistono, si dovrà semmai, più concretamente
e più correttamente, parlare di diversi dosaggi dell’una rispetto all’altra. Il fatto
è che le due procedure si pongono a differenti livelli e in diversi contesti, e dunque
possono coesistere, sia prima sia dopo lo “spartiacque assiale”.