Indice Estratto

Edizione: 2019
Pagine: 696, con ill.
Collana: Economica Laterza [888]
ISBN carta: 9788858135426
ISBN digitale: 9788858137093
Argomenti: Classici della filosofia moderna

Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri ordinato da Diderot e d'Alembert

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trad. e cura di P. Casini

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Una selezione dei testi indispensabili per comprendere l’Enciclopedia e i conflitti a cui essa dette luogo, ma anche i temi generali di argomento filosofico, morale, religioso, estetico, scientifico che conservano intatta la loro attualità. L’antologia, presentata, tradotta e annotata dallo storico della filosofia Paolo Casini, include gli articoli più significativi e gli autori più notevoli.

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Edizione: 2019
Pagine: 696
Collana: Economica Laterza
ISBN: 9788858135426

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¹ Voce Enciclopedia, qui sotto, p. 314.

² Si veda il Prospectus, qui sotto, pp. 55 sgg.

³ Articolo Enciclopedia, qui sotto, p. 337.

⁴ Qui sotto, p. lxxxiii.

⁵ Qui sotto, pp. lii e 182-90.

⁶ Qui sotto, pp. liv-lix.

⁷ W. Goethe, Dichtung und Wahrheit, III, lib. XI.

⁸ Federico il Grande a d’Alembert, 15 maggio 1774, in Oeuvres, Berlin 1790, t. XVII, p. 179.

⁹ Nei quattro tomi Encyclopédie I, II, III, IV, édition critique et annotée présentée par John Lough et Jacques Proust, apparsi nel 1976, in Diderot, Oeuvres complètes, Hermann, Paris 1975- in corso, volumi 5-8.

¹ Si veda qui sotto la voce Dinamica.

² Si veda qui sotto la voce Elementi delle scienze.

³ Lo si veda qui sotto, pp. 481 sgg.

⁴ Come ha notato A.M. Wilson, Diderot cit., p. 236, Adam Smith desunse da Épingle l’esempio di frantumazione del processo produttivo, che si legge all’inizio della Ricchezza delle nazioni.

⁵ In Oeuvres, ed. cit., t. I, pp. 442-71. Il titolo del pamphlet suonava nell’originale: Reflections on the Expediency of a Law for the Naturalisation of Foreign Protestants, London 1751.

⁶ I “sociniani” sono definiti altrove nell’Encyclopédie: «Deisti che fingono rispetto per la rivelazione, come Epicuro per gli dèi... Deisti nascosti, come ve ne sono in tutti i paesi cristiani, che per filosofare in pace, senza dover temere la persecuzione delle leggi... s’ingegnano di conciliare con più o meno verosimiglianza le ipotesi teologiche o metafisiche esposte nelle Scritture con quelle già da loro formulate...»: art. Unitaires di J.A. Naigeon.

⁷ Voltaire si riferisce naturalmente alla sua Histoire générale, cit. qui sopra: ma si noti la deformazione intenzionale del testo. Corsivo mio.

⁸ H. Dieckmann ha ritrovato nel Fonds Vandeul tre copie mss. di tale traduzione; J. Seznec ne ha annunciato l’ed. critica. Secondo due testimonianze di Naigeon, Diderot avrebbe destinato questo suo lavoro precisamente a quest’articolo dell’Enciclopedia. Ma cf. contra, le considerazioni di H. Dieckmann, Inventaire cit., pp. 115-16.

⁹ Si tenga presente che Expérimentale apparve nel volume VI (1756); traducendo il titolo in italiano, risulta artificiosamente spostata alla fine della presente raccolta.

¹ Si veda il decreto di soppressione alla fine di questa Tavola cronologica.

² Allusione all’art. Autorità politica; qui sotto, p. 135.

³ È lo stesso Marc-Pierre de Voyer d’Argenson, ministro e segretario di Stato per la guerra, che aveva firmato la lettre de cachet contro Diderot (1749) e al quale d’Alembert aveva rivolto la dedica dell’Enciclopedia.

¹ Il titolo completo è: Encyclopédie, ou dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, par une société de gens de lettres. Per la «société de gens de lettres» si vedano le osservazioni di Diderot, articolo Enciclopedia, pp. 316-17.

² Questo Prospectus è stato pubblicato nel mese di novembre 1750 (N.d.A.). Cf. qui sotto, pp. 55 sg. Le dichiarazioni che seguono sono rivolte soprattutto a respingere gli attacchi del gesuitico «Journal de Trévoux»; che nei mesi precedenti, con un minuto confronto testuale, aveva duramente accusato il Prospectus di aver plagiato il De augmentis scientiarum di Bacone (janv.-mars, pp. 189, 302-27, 708-37), pur mescolando all’accusa ambigue lodi. Ad es.: «Non bisogna credere che una tale opera possa essere il serpente che distruggerà tutte le nostre biblioteche... Sarà un libro che potrà far le veci d’una biblioteca a chi non l’ha, a chi non può né vuole averla...», p. 326.

³ Cf. Locke, Saggio sull’intelligenza umana, lib. II, cap. I; in particolare sez. IV: «Dico che queste due, cioè le cose materiali esterne in quanto oggetti della Sensazione, e le operazioni interne della nostra mente in quanto oggetti della Riflessione, sono per me le sole origini donde tutte le nostre idee traggono inizio». Ma cf. anche Condillac, Essai sur l’origine des connaissances humaines (1746), parte I, sez. I, cap. I, §§ 4-5, in Oeuvres, ed. G. Le Roy, Paris 1947, voll. 3: 1, p. 6.

⁴ Cf. Locke, Saggio, lib. I, cap. II, sez. I: «È opinione diffusa tra taluni che vi siano nell’intelletto certi princìpi innati... Sarà sufficiente, per convincere un lettore non prevenuto dalla falsità di questa supposizione, ch’io riesca a dimostrare... come gli uomini, semplicemente con l’uso delle loro facoltà naturali, possano conseguire tutte le conoscenze che hanno, senza l’aiuto di alcuna impressione innata, e possano pervenire alla certezza senza nozioni o princìpi originari di tal genere». Cf. anche Condillac, Essai, parte I, sez. I, cap. II, § 9, ibid., I, pp. 7 sgg.

⁵ Locke, Saggio, lib. II, cap. I, sez. XXIV: «Queste idee riflesse sono le impressioni prodotte sui nostri sensi da oggetti esterni che sono estrinseci allo spirito; e le sue proprie operazioni, procedenti da poteri e intrinseci ad esso...». Tutta l’impostazione del Discorso segue qui da vicino Condillac, Essai, parte I, sez. II, §§ 9 sgg., ibid., I, pp. 8-9.

⁶ Tutto il passo riflette, oltre alla problematica lockiano-condillachiana, anche la critica dell’empirismo lockiano svolta dal Berkeley, di cui l’abbé Gua de Malves, il primo direttore dell’Enciclopedia (cf. qui sotto, la nota 93) aveva recentemente pubblicato, in traduzione francese, i Dialogues entre Hylas et Philonous, Paris 1748. Cf. anche d’Alembert, Élémens de philosophie, VI, in Oeuvres, ed. Belin, Paris 1821, voll. 5: I, pp. 180-93; si veda in particolare sul Berkeley, ibid., nota 1 a p. 184.

⁷ Cf. Locke, Saggio, lib. III, cap. II: Of the Signification of Words; Condillac, Essai, parte I, sez. II, cap. IV.

⁸ Sull’origine empirica dei princìpi morali cf. Locke, Saggio, lib. I, cap. III; lib. II, capp. XX e XXVIII, sezz. IV sgg. D’Alembert svolge più largamente queste idee nei suoi Élémens cit., VII-XII. «La morale è una conseguenza necessaria dell’istituzione delle società... Le società debbono la loro origine a motivi puramente umani; la religione non ha affatto contribuito alla loro prima istituzione...»: p. 208. Su questo passo del Discorso il «Journal de Trévoux» (oct. 1751, p. 2256) sollevava le sue prime riserve: «Questo non pare incontestabile... poiché Dio è la regola suprema di ciò che è bene».

⁹ D’Alembert sembra qui ricalcare, prudenzialmente, piuttosto la dottrina dualistica cartesiana che non il cauto agnosticismo di Locke circa l’immaterialità dell’anima, e l’ipotesi da lui avanzata che la materia possieda «certi gradi di senso, percezione e pensiero» (Saggio, lib. IV, cap. III, sez. VI); Voltaire aveva dato ampia pubblicità in Francia a quest’ipotesi nelle Lettres philosophiques (1734), cap. IX; e negli Éléments de la philosophie de Newton (1740), parte I, cap. VI (cf. Voltaire, Scritti filosofici, a cura di P. Serini, Bari 1962, vol. I, pp. 44, 164, 227).

¹⁰ Parafrasa la terza “regola” di Newton: «L’estensione dei corpi si conosce soltanto per mezzo dei sensi, e non la si sente in tutti: ma poiché appartiene a tutto ciò ch’è sensibile, affermiamo che appartiene a tutti... Che tutti i corpi siano impenetrabili lo decidiamo con il senso, non con la ragione; perché, trovando impenetrabili tutti quelli che tocchiamo, ne concludiamo che l’impenetrabilità è una proprietà universale dei corpi. Siccome tutti i corpi che cadono sotto i nostri sensi sono mobili e dotati di certe forze (che chiamiamo forza d’inerzia), per cui perseverano nel moto o restano immobili, estendiamo tali proprietà a tutti i corpi... E questo è il fondamento di tutta la filosofia» (in: Opera quae extant omnia, ed. S. Horsley, 1779-85, Faksimile-Neudruck, Stuttgart 1964; voll. 5: III, p. 3: «Regulae philosophandi», III). D’Alembert sviluppa queste idee – che riflettono i presupposti logico-empirici dei suoi giovanili lavori di meccanica – in Élémens, IV, in Oeuvres, I, pp. 130-52.

¹¹ D’Alembert, seguendo Locke (Saggio, lib. II, cap. XIII, sez. X sgg.) si attiene ad una nozione puramente empirica dello spazio, respingendo come metafisiche tutte le questioni circa della “natura reale” dello spazio, che erano state dibattute da More, Clarke, Raphson, e che avevano trovato una classica formulazione nell’idea newtoniana di spazio assoluto. Per la posizione fenomenistica di d’Alembert cf. anche Élémens, IV: «...Le verità geometriche non dipendono dalle questioni che sono state agitate circa la natura dello spazio: il filosofo non cercherà nella soluzione di tali questioni i princìpi primi della geometria, ma guarderà più in alto e lontano. Poiché le proprietà dell’estensione, dimostrate in geometria, sono ammesse senza contrasto, ne concluderà che tutti gli uomini hanno idee comuni circa la natura dello spazio»: Oeuvres, I, p. 132. Cf. anche ibid., pp. 315 sgg.

¹² Cf. Élémens, XV, Géométrie, ibid., pp. 268- 99.

¹³ Cf. Élémens, XV, Mathématiques, ibid., pp. 260-67.

¹⁴ Cf. Élémens, XVI, Mécanique, ibid., pp. 299- 315; e l’introduzione al Traité de Dynamique (1743), ibid., pp. 391-406.

¹⁵ Cf. voce Astronomie nel vol. I dell’Enciclopedia; e Élémens, XVII, Astronomie: «L’astronomia deve seguire immediatamente la meccanica, essendo la più certa tra tutte le parti della fisica... Nulla può esser più soddisfacente per lo spirito umano, che l’osservare attraverso quale successione di osservazioni, ricerche, combinazioni, calcoli, gli uomini siano giunti a conoscere il moto del globo che abitano e i moti degli altri corpi del sistema planetario...», ibid., pp. 317 sgg.; e, qui sotto, l’articolo Attrazione, che negli Élémens è largamente ripreso, ibid.

¹⁶ Cf. Élémens, IV, ibid., pp. 131 sgg. L’esprit systématique (sinonimo qui di «metodo sperimentale») era stato polemicamente contrapposto all’astratto e sterile esprit de système, praticato dai grandi metafisici del sec. XVII, soprattutto dal Condillac, nel suo Traité des systèmes (1749). Ma questo punto di vista – che ricapitola la polemica dei seguaci di Locke e di Newton contro i metafisici – diventò corrente tra i philosophes; cfr. p. es. Diderot, De l’interprétation de la nature, §§ XX sgg., XLIII sgg. (Opere filosofiche, tr. it. di P. Rossi, Milano 1963, pp. 129 e 150).

¹⁷ Il primo trattato sul magnetismo è W. Gilbert, De Magnete (1600); dopo le importanti ricerche di O. Von Guericke, R. Boyle e F. Hawksbee sui fenomeni elettrostatici, la «macchina elettrica» fu perfezionata nei primi decenni del ’700 da S. Gray, C. Du Fay, G. Wheler, J.H. Winkler; più vicine all’epoca in cui d’Alembert scriveva queste pagine sono le esperienze sulla bottiglia di Leida, dovute a E.J. Von Kleist e P. Van Musschenbroek (1745), e ripetute in forma spettacolare in Francia dall’abbé Nollet, autore di Recherches sur les causes particulières des phénomènes électriques, 1749, e dell’Essai sur l’électricité des corps, 1750; contemporaneamente (1750) B. Franklin pubblicava i suoi studi sull’elettricità atmosferica. Cf. anche gli articoli Aimant, Électricité, Électricité animale, scritti per l’Enciclopedia rispettivamente da L.G. Le Monnier e da A. d’Aumont. Si veda in generale: Histoire de la science, ed. M. Daumas, Paris 1957, pp. 920 sgg.

¹⁸ Allude sinteticamente alle note scoperte della fisica matematica nel sec. XVII, dovute principalmente a Galileo, Descartes, Newton, Torricelli, Pascal, Huygens. Cf. Élémens, XX, Physique générale, ibid., pp. 336-46, che riproduce sostanzialmente l’articolo enciclopedico Sperimentale, filosofia, qui tradotto.

¹⁹ Allusione agli «automi» cartesiani ed alla scuola «iatro-meccanica», che aveva trovato di recente un interprete estremista in J. Offroy de la Mettrie, autore de L’homme-machine, 1748 (L’uomo macchina e altri scritti, tr. it. di G. Preti, Milano 1955; e, qui sopra, le note agli articoli Anima e Anima delle bestie, pp. xxii sg.).

²⁰ Sull’uso delle ipotesi di lavoro in fisica e nelle altre scienze, o art de conjecturer, cf. Élémens, V, Éclaircissement, § VI, ibid., pp. 157-80; Condillac, Traité des systèmes (1749), cap. XVI, in Oeuvres, ed. cit., p. 197; Diderot, De l’interprétation de la nature, §§ XLII sgg. (Opere filosofiche cit., pp. 149 sgg.).

²¹ Un organo della cultura ufficiale, il «Journal des Sçavants» del settembre 1751, notò: «L’autore suppone che le sensazioni siano l’origine delle idee... Il sistema di Locke è pericoloso per la religione, benché non vi siano obiezioni da fare quando i suoi adepti non ne traggono conclusioni nocive. Il signor d’Alembert è tra questi; riconosce con una certa eloquenza la spiritualità dell’anima e l’esistenza di Dio, ma è tanto breve su ciascuno di questi argomenti, circa i quali vi sono tante cose da dire, ed è così accurato su altri, che il lettore ha il diritto di chieder ragione di tale discriminazione... Si potrebbe sospettare questa prefazione di affettata laconicità nei riguardi della religione»: pp. 617 sgg. (cf. qui sotto, nota 8 a p. 186).

²² Cf. Élémens, IV-V, ibid., pp. 130 sgg. Considerazioni analoghe circa la natura della matematica sono correnti in scritti contemporanei di Buffon, Condillac, Diderot.

²³ La nozione della «catena dell’essere» è corrente presso i philosophes. Cf. qui sotto, nota 37; e, in Diderot, qui sotto, pp. 98 sgg. Id., De l’interprétation cit., § XLV: «...in natura si riconoscerà, quando la fisica sperimentale avrà progredito, che tutti i fenomeni, o del peso, o dell’elasticità, o della attrazione o del magnetismo, o dell’elettricità, non sono che aspetti diversi della medesima affezione... V’è forse un fenomeno centrale capace d’illuminare non soltanto quelli già noti, ma anche quelli che il tempo farà scoprire, che potrà unirli e crearne un sistema» (Opere filosofiche cit., p. 151). Si veda in generale A.O. Lovejoy, La grande catena dell’essere, tr. it. Milano 1967, capp. VI-IX.

²⁴ Cf. Élémens, V, Logique, ibid., pp. 152 sgg.

²⁵ Allusione al celebre «quesito» che W. Molyneux, autore della Dioptrica nova, pose al Locke circa la coordinazione e l’adattamento reciproco dei vari sensi in un cieco nato che riacquisti la vista (Locke, Saggio, lib. II, cap. IX, sez. VIII); ripreso sperimentalmente e teoricamente da Berkeley, Leibniz, Voltaire, Condillac, Diderot, La Mettrie, Buffon, con differenti soluzioni, questo problema diventò il centro comune attorno al quale si annodarono le fila delle indagini gnoseologiche e psicologiche del sec. XVIII. D’Alembert si riferisce qui soprattutto alla Lettre sur les aveugles di Diderot (1749; la si veda in Opere filosofiche cit., pp. 63-118), della quale fece egli stesso un’ampia esposizione nella voce Aveugle, del primo volume dell’Enciclopedia.

²⁶ Sulla «grammatica filosofica» cf. Élémens, XIII, ibid., pp. 234-60. Questo passo riflette le ricerche sulle origini e la struttura delle lingue condotte, a partire dalla impostazione della Grammaire de Port-Royal, attorno alla metà del ’700, da Dumarsais, Beauzée, Duclos, Batteux, Diderot, Condillac, Rousseau; collaboratori dell’Enciclopedia per la filosofia della lingua furono il Dumarsais e il Beauzée, autore di una Grammaire générale (1754).

²⁷ «Questo passo – osservava il «Journal de Trévoux», cogliendovi un’intenzione polemica nei confronti della “retorica” che si insegnava nelle classi medie delle scuole gesuitiche – non farà sorgere una controversia? Non si potrà chiedere che cosa significhi puerilità pedantesche; e se si vuol designare così ciò che s’insegna di solito agli scolari di Retorica [la terza classe mediana della Ratio studiorum della Compagnia] non si dovrà forse rilevare che i maggiori maestri dell’antichità... non le consideravano puerilità pedantesche?...»: nov. 1751, pp. 2262-63. D’Alembert replicherà nella voce Collegio, qui sotto, p. 197.

²⁸ Cf. anche, di d’Alembert, le Réflexions sur l’histoire, in Oeuvres, 1821, II, pp. i-ii; e l’articolo Elementi delle scienze, qui sotto, p. 311.

²⁹ Sul nesso etica-politica cf. Élémens, IX-XI, ibid., pp. 217-31.

³⁰ D’Alembert svilupperà le proprie idee estetiche in vari saggi: Réflexions sur l’élocution oratoire et sur le style en général, Réflexions sur la poésie, Suite des réflexions sur la poésie, Réflexions sur l’usage et l’abus de la philosophie dans les matières de goût, Dialogue entre la poésie et la philosophie, tutti in Oeuvres, IV, pp. 274 sgg.; e in altri scritti e discorsi accademici.

³¹ Per uno svolgimento di queste idee sulla musica, connesso alla «querelle des Bouffons», si veda il saggio di d’Alembert De la liberté de la musique (1762), Oeuvres, I, pp. 515-46.

³² Cf. le analoghe considerazioni di Diderot, qui sotto, pp. 65 sgg., 103 sgg.

³³ Per questi temi, cf. il Prospectus, la voce Arte e le relative note.

³⁴ Allude all’opera di Charles Batteux, Les beaux- arts réduits à un même principe, Paris 1746, il trattato di estetica razionalista cui si riferisce anche Diderot, qui sotto, voce Bello, p. 150.

³⁵ Cf. Élémens, III-IV, ibid., pp. 126 sgg.

³⁶ Immagine analoga nella voce Enciclopedia di Diderot, p. 333.

³⁷ Cf. Élémens, IV: «Tutti gli esseri, e quindi tutti gli oggetti delle nostre conoscenze, hanno legami reciproci che ci sfuggono; del grande enigma del mondo noi cogliamo soltanto talune sillabe, dalle quali non possiamo trarre un senso. Se le verità presentassero al nostro spirito una serie ininterrotta, non sarebbe necessario scrivere degli elementi; tutto si ridurrebbe ad una verità unica, della quale le altre verità non sarebbero che le varie traduzioni. Le scienze sarebbero allora un labirinto immenso, ma privo di mistero, e l’intelligenza suprema ne abbraccerebbe con una sola occhiata il tracciato, mentre noi ne avremmo in mano il filo. Ma questa guida così necessaria ci manca; in mille punti la catena delle verità è interrotta; soltanto con molti sforzi, tentativi ed errori noi possiamo coglierne le branche: talune sono unite tra loro, e formano come diversi rami che si saldano in un medesimo punto; altre isolate, e come fluttuanti, rappresentano verità staccate da ogni altra»: ibid., p. 130. Cf. articolo Elementi delle scienze, qui sotto, pp. 301 sgg., e p. 58, nota 87.

³⁸ Francesco Bacone: cf. qui sotto, pp. 38-40. La polemica gesuitica si concentrò, si è detto, sul “plagio” da Bacone: «Uomini di molto spirito, quali sono i nostri autori, non hanno penato molto ad allevare il loro albero enciclopedico sotto l’albero maestoso e benefico del Cancelliere...»; segue un meticoloso raffronto testuale («Journal de Trévoux», nov. 1751, p. 2423). D’Alembert reagì in un Avertissement preposto al Discorso nella ristampa dei Mélanges (1753): «Il discorso ha due parti; la prima riguarda la genealogia delle scienze, la seconda è la storia filosofica dei progressi dello spirito umano dopo la rinascenza. In quest’ultima parte non v’è neppure una parola che appartenga al grand’uomo che mi si accusa di aver copiato. Neppur l’esposizione e i particolari dell’ordine genealogico delle scienze e delle arti, che formano quasi tutta la prima parte, appartengono a Bacone. Verso la fine di questa prima parte ho soltanto utilizzato alcune delle sue idee, in misura assai modesta, riguardo all’ordine enciclopedico delle conoscenze umane... Sicché quel poco che ho tratto dal cancelliere d’Inghilterra è racchiuso in poche righe di questo Discorso... Né bisogna dimenticare che mi sono preoccupato di indicare espressamente quel poco che gli debbo»: Oeuvres, 1821, I, pp. 15-16.

³⁹ Allusione alla critica delle classificazioni dei viventi di John Ray, Andrea Cesalpino e soprattutto Carlo Linneo, che Buffon aveva svolto nel Discours introduttivo della Histoire naturelle (1749), in Oeuvres, ed. Flourens, Paris 1859, voll. 12: I, pp. 6 sgg., 19 sgg.

⁴⁰ Bacone, nella sua classificazione delle «facoltà» spirituali e delle scienze, aveva seguito l’ordine memoria-immaginazione-ragione. Su questo mutamento si veda l’astiosa diatriba del «Journal de Trévoux», janv. 1751, pp. 310 sgg. Ma dalla reciproca «fusione» delle facoltà, qui sopra accennata, è evidente che la distinzione tra le medesime è per d’Alembert puramente convenzionale, non rigorosamente filosofica; così pure l’uso dell’«albero» baconiano. Cf. H. Dieckmann, Cinq leçons sur Diderot, cit., pp. 43 sgg.

⁴¹ Non si traducono alcuni capoversi che seguono (Encyclopédie, I, pp. xvi-xix = Oeuvres, I, pp. 48-52), dedicati all’esposizione delle principali suddistinzioni delle varie scienze, sussunte sotto le tre «facoltà» intellettuali; ad alcune osservazioni sulla diversità dei talenti umani; ed a ragguagli circa la disposizione alfabetica interna degli articoli nell’Enciclopedia.

⁴² Gerberto d’Aurillac (950 ca.-1003), maestro a Reims e a Bobbio, arcivescovo di Ravenna, poi papa Silvestro II, umanista, logico, dialettico, matematico, autore di una Geometria, di un libro De astrolabio e di commenti sui libri matematici di Boezio.

⁴³ Per un analogo quadro generale della rinascenza, cf. l’articolo Eclettismo di Diderot, qui sotto, pp. 265 sgg. Anche su quest’interpretazione dell’umanesimo il «Journal de Trévoux» solleva riserve: loc. cit., pp. 2271 sgg.

⁴⁴ D’Alembert svilupperà la sua peculiare concezione del mecenatismo, qui appena accennata, in riferimento all’opera dei despoti illuminati, nell’Avvertenza al terzo volume dell’Enciclopedia, qui sotto, p. 187; e, più ampiamente, nell’Essai sur la société des gens de lettres et des grands (1753), in Oeuvres, IV, pp. 335-73.

⁴⁵ Pierre Ronsard (1524-1585), autore di Odes, Hymnes, La Franciade, di un Abrégé d’art poétique, e caposcuola della Pléiade.

⁴⁶ François Malherbe (1555-1628) autore delle celebri Odi gnomiche, celebrative, d’occasione; Jean Louis Guez de Balzac (1597-1654), autore di Lettres, Le Prince, Socrate Chrétien, soprattutto maestro di stile; gli scrittori di Port-Royal sono Pascal, Arnauld, Nicole.

⁴⁷ Nicolas Poussin (1594-1665), celebre pittore di paesaggi; Eustache Le Sueur (1616-1655) dipinse le scene della vita di S. Brunone nella Certosa di Parigi; Charles Lebrun (1619-1690), seguace di Poussin e della scuola italiana, disegnò anche cartoni per la manifattura di arazzi dei Gobelins; Philippe Quinault (1635-1688), poeta tragico, compose i libretti per le opere in musica di G. Battista Lulli (1632-1687).

⁴⁸ Allude a J.Ph. Rameau, Démonstration du principe de l’harmonie, Paris 1750; due anni più tardi d’Alembert pubblicò gli Élémens de la musique théorique et pratique, suivant les principes de M. Rameau. Ne seguirono accuse di plagio tra Rameau, J.-J. Rousseau – autore degli articoli musicali dell’Enciclopedia – e d’Alembert, e la polemica si trascinò per anni.

⁴⁹ Parafrasi di Shaftesbury, Lettera sull’entusiasmo, I, e Riflessioni miscellanee, II (in Saggi morali, tr. it. Bari 1962, pp. 3-5 e 363).

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