«Caro figlio, in questo libro cercheremo di riflettere un po' sul fatto fondamentale che gli uomini non vivono isolati, ma riuniti in società. Parleremo del potere e dell'organizzazione, del mutuo soccorso e dello sfruttamento dei deboli da parte dei forti, dell'uguaglianza e del diritto alla differenza, della guerra e della pace. Parleremo delle ragioni dell'obbedienza e di quelle della ribellione. Tu mi conosci: anche se in questo libro penso di schierarmi del tutto apertamente da una parte o dall'altra, qualora mi vada di farlo, non ho intenzione di fare la morale alla fine su chi sono i 'buoni' e chi i 'cattivi', né ti consiglierò chi devi votare e neppure se votare. Andremo alla ricerca delle questioni fondamentali, di ciò che è in gioco nella politica e non di ciò a cui giocano i politici... Dopo di che, tu avrai l'ultima parola: fa in modo che nessuno te la tolga né la pronunci al posto tuo.»
«Ognuno ha il diritto di godersi la vita il più umanamente possibile. D'altra parte, per essere pienamente umani, dobbiamo vivere fra gli umani, ovvero non solo come gli umani ma anche con gli umani. Insomma, dobbiamo vivere nella società che oggi, mi sembra, ha le dimensioni del mondo intero e non più quelle del quartiere, della città o della nazione. Disinteressarsene significa comportarsi con la stessa intelligenza di chi, trovandosi a bordo di un aereo pilotato da un ubriaco, minacciato da un dirottatore e con un motore in avaria, invece di unirsi agli altri passeggeri per salvarsi, si mette a fischiettare guardando fuori dal finestrino.»
Nelle fortunate 'lettere al figlio' del più brillante filosofo spagnolo contemporaneo, un discorso affabile, intelligente, allegro per riscoprire e apprezzare le ragioni della politica.