Legenda. Libri per leggere il presente

5 - 11 giugno 2021: la settimana in libri

Legenda è una piccola rassegna stampa, uno sguardo rapido ai fatti che hanno scandito la settimana e un invito a leggere il presente togliendo il piede dall’acceleratore.

Legenda è un tentativo di legare il mondo che corre alle parole che aiutano a capirlo.

 

 

→  “Codesti vostri applausi sono la conferma precisa della fondatezza del mio ragionamento. Per vostra stessa conferma dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà”. Il 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti veniva brutalmente assassinato dai fascisti.

 

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→  Balcani. Confermata in appello la condanna all’ergastolo per Ratko Mladic, il “boia di Srebrenica”. La condanna era stata emessa nel 2017: come ricostruisce AGI, «fra i capi d’accusa anche la responsabilità del massacro di Srebrenica del 1995, il peggiore in Europa dalla Seconda guerra mondiale, quando furono uccisi 8 mila ragazzi e uomini musulmani dalle truppe di Mladic, mentre la zona era sotto protezione dei caschi blu olandesi dell’Onu.
Nella guerra in Ex-Jugoslavia tra il 1992 e il ’95 i morti furono circa 100 mila e altri 2,2 milioni di persone furono costrette a lasciare le loro case».

+ Sempre su Agi, Nicola Graziani racconta una vicenda che combina in maniera curiosa la condanna di Mladic e l’avvio di questi strani campionati di calcio Europei: «Vale la pena ricordare quel che fu la vicenda di una miniera d’argento, di un campo di patate e di un paio di porte. Perché di cronaca di fatti terribili si tratta, di morte. Però se è di morte si sappia che è anche di resurrezione. E, soprattutto, dimostra che la storia di questo Continente – che non ancora scongiurata la pandemia già è lì che pensa al pallone – dal pallone è stata fatta, e che ha due nature. L’una demoniaca, sì, ma l’altra angelica. O, se non proprio angelica, almeno ludica. E il gioco, soprattutto se accostato al male, alle dimore celesti dei cherubini e dei serafini si avvicina parecchio». Qui il resto del racconto.

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→  Capitol Hill. Secondo un rapporto del Senato USA, l’attacco a Capitol Hill del 6 gennaio scorso era stato “pianificato alla luce del sole”. L’intelligence aveva raccolto online materiali significativi a partire da dicembre, compresi messaggi come “Portate le pistole. È ora o mai più”. Tuttavia, una combinazione di cattiva comunicazione (il rapporto l’ha definita “caotica, sporadica”), di debole organizzazione e di scarsa leadership ha portato a lasciare inascoltati segnali evidentissimi.

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→ Perù. Ancora in dubbio l’esito delle elezioni presidenziali in Perù: come ricostruito dal Post, l’attivista di sinistra Pedro Castillo avrebbe vinto «con un margine molto ridotto, ottenendo circa 60mila voti in più della rivale Keiko Fujimori, populista di destra, ma non è ancora stato proclamato presidente perché quest’ultima ha contestato i risultati sostenendo che ci siano state “frodi elettorali sistematiche”.
Benché diversi osservatori internazionali abbiano smentito le presunte irregolarità denunciate da Fujimori, le dispute legali potrebbero andare avanti anche per due settimane e ribaltare i risultati delle elezioni. Soprattutto, potrebbero far aumentare ulteriormente le tensioni nel paese, che è sempre più diviso a causa delle disuguaglianze economiche tra la popolazione, della corruzione molto diffusa tra i politici e i funzionari pubblici, e degli effetti della pandemia da coronavirus.
Castillo, ex insegnante e candidato del partito di ispirazione marxista Perù Libero, ha ottenuto il 50,2 per cento dei voti contro il 49,8 per cento di Keiko Fujimori, leader del partito di destra populista Forza Popolare e figlia dell’ex presidente del Perù Alberto Fujimori, che aveva governato il paese in maniera autoritaria dal 1990 al 2000».

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→ Opinioni. “L’Italia continua a ignorare i suoi crimini coloniali”: Igiaba Scego su Domani.
«Pochi sanno che la Germania è stata una potenza coloniale. Pochi sanno che si è macchiata di un genocidio ben prima del nazismo. Pochi sanno che da anni è in corso nel paese una presa di coscienza sui crimini coloniali compiuti un secolo fa contro le popolazioni Nama e Herero in quella Namibia poco narrata dalle cronache giornalistiche dell’occidente.
È di pochi giorni fa, esattamente del 28 maggio, l’annuncio del ministro degli Esteri Heiko Maas su un accordo tra Germania e Namibia su quei crimini del passato. La Germania, che già in precedenza ha presentato delle scuse formali per bocca della cancelliera Angela Merkel, ha riconosciuto il massacro delle popolazioni Herero e Nama tra 1904 e 1908 in pieno Reich Guglielmino. […]
La notizia è stata accolta da parte di alcuni con entusiasmo e da altri con scetticismo. Gli entusiasti hanno visto in questo un passo importante verso una Germania decolonizzata, conscia che i crimini partoriti dal Nazismo sono stati di fatto preparati già dal Reich guglielmino con un massacro che ha lasciato sul campo donne, bambini e uomini uccisi con una ferocia e brutalità inaudita. Una Germania conscia del suo futuro transculturale e proiettata nel futuro. Questa è una delle letture dei fatti.
Chi è scettico invece ha visto in questa presa di posizione della Germania un timing sospetto, dettato più da ragioni geopolitiche e soprattutto arrivato dopo le scuse formali della Francia al Rwanda sul genocidio degli anni Novanta. Anche molte delle comunità locali, i cui antenati sono stati massacrati dal Reich guglielmino, hanno parlato di una riparazione a metà.
Molti hanno denunciato che l’accordo è stato con lo stato e non con le comunità i cui antenati sono stati massacrati. Si è parlato di una cifra irrisoria da una parte e della ambiguità dell’aiuto europeo in un continente, l’Africa, sempre più al centro di una nuova guerra fredda tra Cina e il mondo occidentale.
Insomma non si ha una lettura univoca dell’avvenimento. Ma vista dall’Italia questa discussione che sta interessando la Germania e la Francia sembra davvero fantascienza.
In Italia il rimosso coloniale, soprattutto a livello istituzionale e culturale, è rimasto ancora rimosso. Negli ultimi anni tentativi di decolonizzazione sono arrivati dal mondo accademico e culturale. […] Negli ultimi anni c’è stato un grande interesse su quanto lo spazio urbano delle nostre città sia stato colonizzato dalla propaganda coloniale sia di età liberale sia di epoca fascista. Da Bari a Bologna spuntano vie con il nome dell’Africa, sempre possedimenti coloniali, o come a Roma via dell’Ambaradam, una via che porta il nome di una sanguinosa battaglia coloniale, un massacro di persone che stavano solo difendendo la loro terra. […]
Come è di fatto interessante quello che sta nascendo a Roma, apertura prevista tra un anno massimo due anni, del museo italo-africano Ilaria Alpi. Si può musealizzare il colonialismo e, se sì, come? Le curatrici si stanno ponendo tutte le domande scomode. Cosa mostrare, cosa restituire, cosa lasciare solo agli occhi degli studiosi o degli artisti. […] Insomma, il dibattito è forte in alcuni ambiti intellettuali anche qui in Italia. Ma questa consapevolezza è ancora di pochi»

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→  “How nasty was Nero, really?” Sul New Yorker un ritratto di Nerone a partire dell’esposizione che il British Museum gli sta dedicando, Nero, the man behind the myth. Il progetto mira, se non a riabilitare la figura dell’imperatore, a metterne in discussione la “grottesca” reputazione.