Bella e perduta
Che polemiche siano le intenzioni di questo Bella e perduta non è il caso di dubitare. L’autore si oppone alla tendenza, oggi quasi generalizzata, a relegare gli episodi e i sentimenti di cui qui si parla nei «depositi antiquari della nostra storia nazionale», o addirittura a sminuirne l’importanza nel quadro dell’Europa moderna. Nello Ajello, “la Repubblica”
Lucio Villari esce con un libro sul Risorgimento che mette insieme la competenza dello storico con l’affabilità del narratore. Le due cose si trovavano anche nei suoi precedenti libri. Qui si aggiungono due o tre ulteriori elementi: una precisa idea politica e ideologica dei fatti, la ricerca delle numerose influenze europee confluite negli ideali del Risorgimento, la visione preoccupata sull’attuale condizione del Paese. Corrado Augias, “il venerdì di Repubblica”
Lucio Villari stila l’atto di morte dell’Italia che narra, fatta di eroi nobili ed eroi popolani, di soldati e volontari, di poeti e contadini, di maestri e scolari, di celebri e ignoti, di nomi di strade e memorie comuni. Ogni capitolo certifica che non c’è più niente di ciò che fino a poco tempo fa molti di noi hanno studiato a scuola, la parte bella e fondante di un nuovo Stato-nazione in Europa. Furio Colombo, “il Fatto Quotidiano”