Le storie di maschi bianchi morti e tutti i tranelli della cancel culture

Alessandro Marongiu legge Alice Borgna

Alla scoperta dei tranelli della cancel culture nel saggio di Alice Borgna

Alessandro Marongiu | la Nuova Sardegna | 31 dicembre 2022

A generalizzare si fa peccato, ma talvolta ci si azzecca. Mettiamo allora le mani avanti denunciando la seguente generalizzazione, cui comunque ricorriamo nella convinzione che in molti, moltissimi, forse addirittura tutti, prima o poi siamo caduti nel tranello. Il tranello consiste nel leggere il titolo di un articolo, restarne colpiti perché riferisce con toni volutamente allarmanti qualcosa che ci scandalizza e fa sollevare (dalla sedia di casa, perlomeno), e commentarlo sul sito che l’ha pubblicato o sui social, finendo magari per condividerlo sventolando la bandiera dell’indignazione.

Certo, in nove casi su dieci chi legge l’articolo scopre di essere caduto nel tranello, ma ormai è tardi e chiedere scusa per aver agitato le acque fa fare brutta figura: meglio aspettare nell’ombra che lo scandalo si mostri per il bluff che è. Terreno fertilissimo per chi crea i tranelli e per chi come un allocco vi cade è  quello della cosiddetta “cancel culture”, denominazione che «indica, in senso spregiativo, il fenomeno per cui gruppi ultraprogressisti si scagliano contro persone o testi che giudicano offensivi verso persone di colore, minoranze etniche, donne o esponenti della galassia LGBTQIA+». Se il titolo acchiappa-allocchi comunica qualcosa di accaduto negli Stati Uniti, poi, il successo è pressoché garantito: la frase detta da uno diventa per noi la frase di milioni di nordamericani, il singolo evento circoscritto si trasforma in un movimento d’opinione ultradecennale che si prefigge di rovesciare, sempre peggiorandolo, lo status quo.

Anche solo perché costituisce un salutare ceffone agli allocchi di ogni ordine e grado, la lettura di Tutte storie di maschi bianchi morti… di Alice Borgna costituisce obbligo. Mai suoi pregi sono tanti, e ben più rilevanti. L’autrice ricostruisce una vicenda e un confronto tuttora in corso nati e sviluppatisi negli Stati Uniti che hanno avuto ampia eco, spesso distorta, anche al di qua dell’Oceano. Si tratta della «discussione che riguarda i Classics, l’antichità greco-latina, sentita come ultima preda del vittimismo armato della cancel culture, la quale agiterebbe le sue spugne contro tutte quelle storie di maschi bianchi morti, colpevoli non solo di rappresentare un concentrato velenoso di violenza, schiavitù, misoginia e razzismo, ma soprattutto di essere state celebrate da secoli di cultura dominante bianca come le vette più alte mai raggiunte dall’intelletto umano».

Ma è davvero così, è davvero tutto qui? La risposta è no a entrambe le domande. Il dibattito è molto più complesso, e la Borgna lo riporta con esemplare chiarezza. Nella seconda parte viene affrontata la situazione in Italia dello studio dei classici, della loro cultura e delle loro lingue: vi troviamo argomentazioni dure quanto giuste, molto poco accomodanti e quindi necessarie. Il libro si rivela così uno strumento del massimo valore per vedere con maggiore chiarezza nel nostro presente; e, in fondo, anche in noi stessi.