“La salute globale”, a cura di Walter Ricciardi e Stefano Vella

Un'introduzione

Nel novembre del 2020 si è tenuta a Padova la seconda edizione del Festival della salute globale progettato dagli Editori Laterza e promosso dal Comune di Padova e dall’Università degli studi della città, in collaborazione con Medici con l’Africa Cuamm, con il patrocinio della Regione Veneto, Camera di Commercio di Padova e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.

Il festival – diretto da Walter Ricciardi e Stefano Vella – ha ospitato gli interventi di alcuni tra i più prestigiosi ricercatori italiani e internazionali che hanno trattato la salute globale come fenomeno di straordinaria importanza, resa ancora più evidente dalla pandemia di Covid-19. La salute globale, a cura di Marco Simonelli e Leuconoe Grazia Sisti, raccoglie alcune tra le relazioni più significative tenute al festival: quelle di Peter Doherty, Mark Dybul, Anna Mia Ekström, Andy Haines, Richard Horton, Michael Marmot e Jeffrey Sachs.

Ne pubblichiamo un’introduzione.

Il volume è disponibile sui maggiori store online e a questo link.

 

Nel presentare il Festival della salute globale 2020, abbiamo scritto che salute globale non significa parlare solo di medicina, ma anche di distribuzione delle risorse, di rapporto tra malattie e globalizzazione, di guerre, diritti e povertà, di salute ambientale e animale, di mobilità umana. E che avevamo ideato questo Festival, diretto ai cittadini del nostro Paese, come un’opportunità di conoscenza, di riflessione e confronto della comunità internazionale sulle sfide imminenti e future della salute e della globalizzazione. Un’occasione per lavorare insieme, virologi, infettivologi, sociologi, epidemiologi, economisti, esperti di sanità pubblica; un’opportunità di dialogo e confronto tra scienziati, industria, mondo della politica e comunità civile. La devastante pandemia di COVID-19 che stiamo sperimentando ha dimostrato che i tradizionali metodi per affrontare le emergenze epidemiche non sono più sufficienti e sottolinea l’importanza di un’azione condivisa e la necessità e il dovere di essere preparati ad affrontare le sfide del nostro tempo.

Le nuove epidemie, come d’altra parte anche le grandi epidemie del passato, ci ricordano come i microrganismi «non abbiano bisogno del passaporto per viaggiare». Lo abbiamo letto nei libri di storia con le epidemie di peste, colera e vaiolo, lo abbiamo sperimentato con l’influenza spagnola, con l’AIDS e con l’Ebola, con l’epidemia di SARS, l’influenza H1N1, la minaccia del virus Zika. La veloce diffusione a livello globale dell’infezione da SARS-COV-2, con il suo carico di mortalità, ha reso ancora più evidente la necessità di uno sforzo collettivo e condiviso tra ricerca pubblica e privata per giungere allo sviluppo di un vaccino, come è stato fatto per il virus Ebola, e per lo sviluppo di farmaci antivirali in grado di modificare la storia naturale dell’infezione. Oggi più che mai dobbiamo preoccuparci dei fattori legati alla crescente mobilità umana, della capacità di virus e batteri di adattarsi, dell’impatto dei conflitti e delle crescenti disuguaglianze di accesso alla salute che aumentano la vulnerabilità dei popoli. Ora dovrebbe essere più chiaro a tutti che la salute globale è quel che stiamo sperimentando sulla nostra pelle: la forte interdipendenza della salute dell’uomo da fattori ambientali, sociali, culturali.

Nella seconda edizione del Festival abbiamo ovviamente molto parlato di COVID-19, delle sue origini, delle sue dinamiche di trasmissione, dei determinanti sociali della pandemia, della gestione ed evoluzione della stessa in Italia e nel mondo, dell’impatto nei Paesi economicamente avanzati e nei Paesi a risorse economiche limitate, ma abbiamo anche discusso di come sarà la salute globale nei prossimi dieci anni, abbiamo parlato di sostenibilità, di innovazione, di partnership pubblico-private, di comunicazione scientifica e di quell’insieme di azioni concrete, basate sulla ricerca, adottate come misure precauzionali per far fronte adeguatamente a potenziali disastri, che siano essi epidemie o improvvise calamità naturali, come accadrà sempre più di frequente a causa dei cambiamenti climatici. E sono emerse prepotentemente le interconnessioni fra il terzo Obiettivo di sviluppo sostenibile – quello relativo alla salute – e gli altri sedici, a partire dal primo, la lotta alla povertà, passando dal secondo, la lotta alla fame, al quarto, l’educazione, al quinto, la parità di genere, al sesto, l’acqua pulita, fino al sedicesimo, la promozione di società pacifiche e inclusive e all’ultimo, rafforzare i mezzi di attivazione e rilanciare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile. Perché solo con il raggiungimento di tutti gli obiettivi insieme si può sperare di rendere la salute davvero globale. Infatti, malgrado la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la Costituzione italiana indichino la salute come un diritto fondamentale, garanzia per il singolo e per la collettività, malgrado i presupposti normativi, e nonostante il progresso scientifico della biomedicina e lo sviluppo tecnologico, permangono, anzi aumentano, diseguaglianze evitabili in termini di accesso ai servizi socio-sanitari, aspettativa di vita e mortalità per malattie, molte delle quali prevenibili e curabili. Ciò si ritiene erroneamente limitato ai Paesi a risorse limitate, ma include anche i Paesi più ricchi, soprattutto in questo particolare momento storico caratterizzato da una complessa congiuntura internazionale, dal punto di vista sia economico-finanziario sia geopolitico.

Il nostro Paese possiede uno straordinario esempio di salute globale: un sistema sanitario universalistico. Mentre altri Paesi stanno privatizzando o smantellando i propri sistemi di assistenza, il nostro è basato su uno dei tanti alti princìpi della Costituzione: equità e salute come diritto. Ma, come abbiamo visto, purtroppo non è bastato, di fronte a un’emergenza sanitaria di questa portata, avere un grande sistema sanitario: occorreva proteggerlo e curarlo, cosa che chiaramente non è accaduta. Durante il Festival sono stati presentati gli strumenti per poter agire e per non sottovalutare i rischi e le vulnerabilità future, dalle pandemie influenzali all’antibiotico-resistenza, dal cambiamento climatico alle popolazioni vulnerabili e al mancato accesso alle cure: dobbiamo utilizzare le risorse che abbiamo a disposizione, rendere accessibili i farmaci e i servizi sanitari di base per tutti, continuare nella ricerca di nuovi farmaci e vaccini, contrastare le disuguaglianze e lottare contro i cambiamenti climatici, rafforzare i nostri sistemi sanitari per essere pronti ad affrontare le prossime emergenze. Dobbiamo consolidare le nostre politiche economiche e sociali per far fronte alle possibili conseguenze di una futura possibile pandemia, ma è chiaro che dobbiamo potenziare la nostra consapevolezza e coscienza civica per lavorare insieme.

Questa pubblicazione, che è diretta principalmente ai nostri giovani, raccoglie alcuni significativi interventi di scienziati e ricercatori di fama mondiale che hanno messo a disposizione il loro sapere e la loro capacità di illustrare e semplificare fenomeni complessi. È un primo contributo per una riflessione e un’azione comune.

 

Scopri il libro: