Introduzione

Il turismo urbano rappresenta un fenomeno globale che nel corso degli ultimi decenni si è imposto all’attenzione pubblica come uno dei più importanti fattori di trasformazione economica, sociale e ambientale della città.

Sebbene quello verso le città rappresenti una delle manifestazioni più antiche e diffuse di viaggio, lo studio del turismo urbano si è affermato soltanto negli anni Ottanta, come conseguenza di fenomeni insieme congiunturali e strutturali tra loro strettamente interconnessi. Tra i primi si annoverano soprattutto la maggiore pressione esercitata dalla domanda turistica internazionale sulle destinazioni urbane, in particolare quelle storiche e culturali, e il maggior peso attribuito dai policy-makers al turismo come strumento di rigenerazione economica e spaziale delle città (Pearce 2001). Rispetto ai secondi, l’incremento esponenziale dei flussi turistici verso le città è stato interpretato come una diretta conseguenza dei processi globali di ristrutturazione economica, politica, sociale e culturale che si sono affermati nel corso della seconda metà del XX secolo con l’avvento del tardo capitalismo e dell’epoca post-moderna.

A scala urbana, la transizione post-industriale delle economie dei paesi occidentali e la progressiva trasformazione del consumo in principio organizzatore dello spazio urbano s’accompagnano ad una riconfigurazione delle relazioni socio-spaziali della città (Zukin 1998). Queste si manifestano in una struttura occupazionale sempre più polarizzata, tra lavori altamente qualificati e alti salari e altri dequalificati e scarsamente remunerati, nell’emersione di nuove culture post-moderne, nell’affermazione del nuovo modello imprenditoriale della governance urbana, e nella diffusione di processi di ri-urbanizzazione selettiva, in controtendenza rispetto a quelli di suburbanizzazione che avevano caratterizzato la fase precedente, così come nell’accentuazione di forme di disparità sociale e spaziale.

Mentre a scala globale il turismo si afferma come una delle più importanti industrie in assoluto, per capacità di produzione di reddito, di creazione di occupazione e di trasformazione del territorio, a scala urbana e regionale esso assurge a strumento di sviluppo economico, rigenerazione socio-spaziale e competizione territoriale funzionale alla transizione post-industriale dell’economia (Judd, Fainstein 1999; Pearce 2001).

Il maggior interesse politico ed economico stimola anche una maggiore attenzione di studiosi e ricercatori che trova riscontro nella produzione di una sempre più consistente e variegata letteratura accademica sull’argomento. Il turismo urbano fatica però ad affermarsi come campo di ricerca autonomo, coerente e integrato, soprattutto a causa dell’elevata eterogeneità delle tematiche affrontate, delle discipline coinvolte (geografiche, economiche, politiche, antropologiche, psico-sociali, ambientali, ecc.) e delle relative prospettive analitiche impiegate. Molti contributi evidenziano, infatti, l’assenza di un «corpus coerente di lavori, in grado di perseguire obiettivi comuni e produrre studi comparabili» (Pearce 2001, p. 928).

Già alla fine degli anni Ottanta, il geografo britannico Gregory Ashworth (1989), uno dei massimi esperti del settore, auspicava lo sviluppo di un unico quadro interpretativo in grado di integrare le tematiche più significative, fino a quel momento trattate dalla letteratura in modo autonomo e isolato l’una dall’altra. Nonostante ripetuti appelli e alcuni validi tentativi di elaborazione di approcci integrati, gran parte delle analisi accademiche rimane su una dimensione descrittiva e individualistica in merito alla scelta dell’oggetto di studio, del taglio analitico adottato e delle aree di applicazione, con il risultato di non contribuire allo sviluppo di un paradigma omnicomprensivo del turismo urbano. In particolare, la costruzione di un quadro di riferimento, teorico e metodologico, utile alla sistematizzazione dell’agenda di ricerca è frenata da quella che Ashworth identifica come una «doppia trascuratezza», connessa al mancato dialogo tra studi del turismo e studi urbani: nel senso che gli studiosi del turismo hanno solitamente trascurato il contesto territoriale in cui gran parte del fenomeno si realizzava, mentre quelli interessati all’analisi urbana hanno trascurato l’importanza delle funzioni turistiche della città.

Eppure il turismo urbano rappresenta un campo d’indagine ideale per sviluppare paradigmi che si relazionano con i più ampi apparati teorici delle scienze sociali, dato che è proprio nelle città che convergono capitalismo globale, ristrutturazione economica e cambiamenti sociali. Ed è proprio l’integrazione delle attività turistiche nel contesto urbano, in termini sia funzionali che spaziali, che rende la sua analisi particolarmente adatta agli approcci sintetici propri della geografia (Ashworth 1989, p. 35).

Nel campo degli studi geografici, tale sintesi generalmente è stata ricercata soprattutto attraverso le lenti interpretative offerte dalla relazione globale-locale (Chang, Huang 2004). Sia la città che il turismo rappresentano infatti dei fenomeni al contempo globali e locali. La città opera come nodo di una rete globale di flussi di capitali, persone, merci e informazioni, ma è anche luogo dotato di una specifica identità e di specifici caratteri sociali, economici, culturali e politici che filtrano e ibridano gli effetti prodotti sul territorio dai processi globali. Il turismo è per sua stessa natura un vettore della globalizzazione che si alimenta dell’attraversamento di frontiere e di molteplici forme di mobilità, ma è altrettanto radicato e connesso alle specificità dei luoghi.

Mentre negli studi geografici quello di urbanesimo globale rimane un concetto analitico conteso e controverso, è invece ampiamente riconosciuta l’importanza della città nella geografia del turismo globale, così come quella del turismo nell’influenzare i processi di trasformazione dello spazio urbano e le dinamiche di competizione urbana a scala globale.

Le città costituiscono le principali aree di origine dei flussi turistici, molte di esse fungono da gateway cities, data la presenza dei grandi hub portuali e aeroportuali che smistano i flussi verso gli ambiti territoriali circostanti, e quasi tutte accolgono varie quantità di turisti. Ciò non di meno, non tutte le realtà urbane possono essere qualificate come vere e proprie città turistiche. Con tale termine si indicano infatti soprattutto quei contesti in cui il turismo ha un peso rilevante per le economie e le comunità locali, riconosciuto dagli stessi governi che attribuiscono priorità a questa funzione economica (Page 1995). Invece, il concetto di città turistica globale è generalmente associato a quelle realtà urbane il cui profilo globale dipende dal turismo, come Venezia, o a quelle città globali in cui il turismo svolge un ruolo significativo. In quest’ultima prospettiva, le città turistiche globali sono grandi città multifunzionali e policentriche, che offrono un ampio ventaglio di esperienze in quanto centri di produzione culturale d’eccellenza e degli affari, dotate di un importante patrimonio storico-artistico, di edifici iconici e di molte altre attrazioni globali, come quelle connesse alla loro natura multiculturale (Maitland, Newman 2009, pp. 2-3).

Diverse classifiche internazionali vengono prodotte per determinare le più importanti città turistiche del mondo, come il Global Destination Cities Index (GDCI) di Mastercard, che classifica 200 città del mondo in base all’analisi del volume dei visitatori internazionali e dei dati di spesa. Con riguardo all’anno 2019, ultimo pre-Covid, da questa classifica si evince il peso significativo assunto dalle economie emergenti dell’Asia e del Medio Oriente, dove spicca l’importanza turistica di gateway cities, come Singapore,e di altre megacities, come Dubai. Singapore, al vertice del GDCI per numero di turisti internazionali in ingresso, è una delle città globalmente più attrattive per il turismo business e leisure. Rispetto al suo sviluppo turistico, la città si trova ad affrontare una serie di sfide in gran parte connesse alle sue ridotte dimensioni, pari a 721 kmq di estensione, che ne limitano le possibilità di espansione e obbligano ad investire su efficienza, qualità e sostenibilità, in linea con un modello di sviluppo urbano compatto e in stretta connessione con una pianificazione di lungo periodo, in grado di conciliare l’esigenza della preservazione di un fragile patrimonio culturale con il mantenimento di una straordinaria capacità innovativa. Dal canto suo Dubai, posizionata ai vertici della classifica Mastercard per volumi di spesa media giornaliera, con i suoi 4114 kmq di espansione urbana rappresenta l’estremo opposto: un piccolo villaggio di pescatori, qual era agli inizi del XX secolo, divenuto la maggiore città degli Emirati Arabi Uniti e la città globale di maggiore influenza del Medio Oriente. Sin dagli anni Novanta il turismo è riconosciuto come uno dei settori di maggiore potenzialità e, in assenza di un patrimonio culturale di valore, la città ha iniziato a investire massicciamente in infrastrutture, servizi turistici e soprattutto spettacolari attrazioni iconiche. Dai primi anni Duemila Dubai è così diventata una tra le più importanti mete turistiche a scala globale, specializzata soprattutto nel settore del lusso, dello shopping, degli affari e degli eventi, come l’Expo 2020, che è stato rinviato a causa del Covid (Maxim 2021).

Al di là delle critiche che possono essere mosse in merito ai criteri e alle modalità di costruzione di tali graduatorie, ciò che appare evidente è soprattutto lo scarso contributo che esse e i dati su cui sono elaborate apportano alla comprensione del reale impatto delle attività turistiche sul contesto urbano (Pasquinelli, Bellini 2017).

Dall’analisi dei dati connessi alla spesa, ad esempio, non è possibile comprendere come i benefici economici connessi allo sviluppo turistico ricadano effettivamente sulle economie locali e si distribuiscano all’interno delle rispettive comunità: una questione che diventa ancor più pressante nel caso di realtà contraddistinte dalla peculiare coesistenza di neoliberismo economico e autoritarismo politico, come Dubai. Dal canto loro, i dati dei flussi in ingresso e in transito così come quelli dei pernottamenti appaiono poco significativi per comprendere l’impatto reale del turismo sulla qualità della vita e dell’esperienza urbana, in termini sia positivi, come arricchimento dell’eterogeneità dell’economia urbana, delle sue opportunità di intrattenimento e delle sue atmosfere culturali, sia negativi, come degrado ambientale, stress sociale, gentrificazione residenziale e commerciale, e mercificazione dello spazio urbano. Rispetto a questi ultimi, si tratta di un insieme composito di effetti prodotti dall’eccessiva e spesso incontrollata crescita del turismo, che generalmente si fa rientrare nel concetto di turistificazione (Romero Renau 2018): un fenomeno non nuovo, ma che la recente esplosione di forme di ospitalità reticolare e informale, connessa soprattutto allo sviluppo delle nuove piattaforme di sharing economy, ha ulteriormente intensificato.

Emerge, comunque, una prima immagine del turismo urbano come fenomeno globale in costante crescita, reso sempre più complesso ed eterogeneo dalle trasformazioni che nel corso dell’ultimo ventennio hanno accompagnato l’avvento dell’attuale società globalizzata. Queste trasformazioni si sono riflesse anche in profondi cambiamenti nella domanda e nell’esperienza turistica, che a loro volta hanno reso in gran parte obsoleti i tradizionali modi di concepire, analizzare, organizzare e regolare i processi di urbanizzazione del turismo.

A partire da tali premesse, questo lavoro si propone essenzialmente di sviluppare un’analisi critica delle relazioni che legano «politiche locali di globalizzazione» (Cochrane et al. 1996) e «processi di urbanizzazione del turismo» (Mullins 1991; Hall et al. 2015), avvalendosi di un approccio insieme plurale e multiculturale che intende mettere in dialogo diverse teorie e prospettive analitiche, del Nord e del Sud del mondo (van Meeteren et al. 2016).

L’impostazione analitica trae ispirazione in particolare dall’approccio sistemico elaborato da Judd e Fainstein che, attraverso le lenti della political economy, hanno interpretato il turismo urbano come «sistema ecologico» (1999, p. 5), dinamico e in continua interazione con i più ampi processi economici, culturali, sociali, politici e ambientali che si sviluppano a scala locale e globale. Tale sistema è costituito da tre componenti che simultaneamente interagiscono tra loro: la domanda, cioè i turisti; l’offerta, cioè attività, organizzazioni, strutture e spazi con funzione turistica; e la città, intesa sia come entità istituzionale e governativa, sia come fenomeno sociale e spaziale.

Inoltre, adottando una concettualizzazione più ampia della politica urbana, la relazione tra urbanesimo globale e turismo urbano è analizzata in una triplice prospettiva:

– come insieme di pratiche discorsive e di rappresentazione dello sviluppo delle città, che mobilitano immaginari turistici e fantasie tecno-culturali per proiettare a scala globale un’immagine seducente della destinazione urbana;

– come governo del territorio, che si esplicita in strategie imprenditoriali di competizione globale e di trasformazione dello spazio urbano, che non di rado producono ingenti esternalità negative sotto forma di costi sociali e ambientali;

– infine, come spazio conteso, tra attori, interessi e valori diversi e spesso contrastanti, in cui la messa in scena di pratiche, discorsi e immaginari da parte di un sempre più ampio e variegato alveo di city users influenza dal basso i processi di turisticizzazione urbana, aprendo una finestra di opportunità politiche per l’emersione di alternative.

Da un punto di vista metodologico, il lavoro si basa sull’analisi critica della più influente e recente letteratura internazionale, con l’eccezione di un numero limitato di altre autorevoli fonti. Alla base di tale impostazione teorico-metodologica vi è l’intento di analizzare come il turismo urbano è stato «globalizzato» nel corso degli ultimi decenni nelle «geografie della conoscenza» (Roy, Ong 2011), e in particolare nei discorsi e negli immaginari prodotti a cavallo tra studi urbani e studi del turismo. Giacché la letteratura presa in considerazione include quasi esclusivamente articoli scientifici pubblicati in riviste in lingua inglese, è comunque doveroso anche riconoscere che il corpo di pubblicazioni preso in esame non è del tutto omnicomprensivo, né rappresentativo di un reale approccio multiculturale della ricerca urbana globale, così come invece dovrebbe essere.

Dopo questa introduzione, il volume è così strutturato: il capitolo 1 analizza brevemente le traiettorie evolutive che hanno caratterizzato l’analisi della relazione tra urbanesimo globale e turismo urbano, descrivendo i principali approcci, modelli e concetti che hanno accompagnato la nascita di questo campo di studi. In tale contesto, si sottolinea come l’ampliamento dell’agenda di ricerca e delle prospettive analitiche adottate abbia determinato il passaggio dal primato della territorialità a quello della relazionalità, mettendo in evidenza una serie di implicazioni analitiche nello studio della political economy del turismo urbano connesse a tale transizione. Il capitolo 2 focalizza l’attenzione sulle relazioni esistenti tra immaginari turistici e rappresentazioni di sviluppo urbano, analizzando i principali caratteri e meccanismi sociali e istituzionali che definiscono la progressiva incorporazione di modelli universali entro le agende politiche e le strategie di branding delle città turistiche. Il capitolo 3 analizza evoluzione e caratteri propri del turismo culturale, focalizzando l’attenzione sui processi di trasformazione e mercificazione delle città connesse alla progressiva culturalizzazione delle strategie dello sviluppo, che sin dagli anni Ottanta hanno accompagnato la transizione post-moderna e post-industriale delle società e delle economie urbane. Il capitolo 4 focalizza l’attenzione sulle profonde trasformazioni che nell’ultimo decennio hanno investito il fenomeno del turismo urbano sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta, accompagnando l’affermazione di quello che è definito come il nuovo turismo urbano. Le sfide poste da tali trasformazioni richiedono lo sviluppo di capacità innovative sia dell’industria del turismo che della destinazione turistica, in cui un ruolo chiave è attribuito alla valorizzazione di modelli di turismo creativo, tecnologico e sostenibile. In tale ambito, si evidenzia però come creatività, smartness e sostenibilità rappresentano concetti contesi, che si aprono a idee, pratiche e visioni di sviluppo urbano diverse e spesso divergenti, gettando luce sulla natura altamente conflittuale del turismo. In tal senso, la recente crisi sanitaria connessa alla diffusione del Covid-19 e al blocco del turismo è stata rappresentata come un’importante occasione per ripensare pratiche, politiche e modelli di business del turismo urbano, in una logica di reale sviluppo sostenibile che ponga al centro delle sue riflessioni il complesso tema della giustizia ecologica, sociale ed economica connesso allo sviluppo turistico delle città, attraverso un approccio ecosistemico, in grado di riconoscere l’interconnessione esistente tra crisi sanitarie, ecologiche, sociali ed economiche.

1.
Approcci, modelli e spazi del turismo urbano: dalla territorialità alla relazionalità

In linea con il più recente dibattito nell’ambito degli studi urbani riguardante il nesso tra città e globalizzazione (McCann, Ward 2010; Rossi 2014), anche nel campo degli studi turistici è possibile identificare due principali modi attraverso cui gli studiosi hanno interpretato la relazione tra turismo urbano e urbanesimo globale.

In una prima fase, tale relazione è analizzata soprattutto attraverso un approccio funzionalista, cioè in termini di concentrazione di funzioni turistiche strategiche entro un numero ristretto di città, soprattutto occidentali, come le città d’arte e i postmodern resorts. Nel corso dell’ultimo ventennio, l’emersione di un insieme variegato di nuovi approcci teorici ha stimolato una riconcettualizzazione del turismo urbano come fenomeno globale risultante da un processo via via più intenso e diffuso di circolazione di persone, pratiche, immagini, oggetti, culture, politiche e conoscenza: una svolta interpretativa che sul piano teorico segna il passaggio dal primato della territorialità a quello della relazionalità.

2.
Immaginari territoriali, city branding e turismo urbano

Geografia del turismo urbano

L'autore

Arturo Di Bella

Un monito scelto dalla famiglia Laterza come esortazione alla tenacia e ad una costante crescita.

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