Il corrotto
Da più di duemila anni leVerrine, cioè le orazioni con cui Cicerone riuscì a inchiodare Gaio Verre alle sue malversazioni in Sicilia, sono state presentate come un modello in tutte le storie della letteratura latina. Da quel 70 a.C. mai si è avuta una denuncia per casi di corruzione in cui l’accusatore non abbia provato a riprodurne argomenti e stile incalzante. L’imputato fu descritto come un maiale incapace di porre limiti alla propria voracità. Ma adesso Luca Fezzi in questo straordinario libro cambia registro e in merito a quella vicenda esprime espliciti dubbi. Paolo Mieli, “Corriere della Sera”
Concussione, peculato, appropriazione indebita, furto, vendita di sentenze, manipolazione di appalti, corruzione elettorale, sequestro di persona, frode, intimidazione, tortura, omicidio: l’accusatore Marco Tullio Cicerone lancia una fulminante requisitoria, seguita da una tempesta di testimonianze e prove contro l’imputato, Gaio Verre, ex governatore della Sicilia. Di fronte, una giuria sempre più attonita. Attorno, un pubblico sempre più infiammato. Cicerone attacca Verre. Quale lavoro d’inchiesta aveva reso possibile un’accusa così spettacolare da intrattenere il popolo romano per giorni? Seguiamo passo dopo passo Cicerone, tenace ma non certo candido raccoglitore di prove e orchestratore di testimonianze.
Rassegna stampa
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L'inchiesta di Cicerone, grande oratore e (forse) manipolatore
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