Indice Estratto

Edizione: 2005
Pagine: 188
Collana: Biblioteca Essenziale Laterza [70]
Serie: Filosofia
ISBN carta: 9788842075721
ISBN digitale: 9788858122648
Argomenti: Filosofia contemporanea: storia e saggi, Filosofia della religione e teologie

Filosofia della religione

La prospettiva analitica

Christopher Hughes

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La riflessione sui concetti fondamentali del pensiero religioso, tradizionale coronamento della metafisica e dell'etica, è tornata oggi al centro della discussione filosofica. Una introduzione chiara e rigorosa, nella prospettiva analitica contemporanea.

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Edizione: 2005
Pagine: 188
Collana: Biblioteca Essenziale Laterza
ISBN: 9788842075721

L'autore

Christopher Hughes

Christopher Hughes ha insegnato alla Cornell University e attualmente insegna presso il Dipartimento di Filosofia del King's College di Londra.

Scopri l'autore

¹ Per «affermazione religiosa» intendo «affermazione in materia di religione»; quindi «Dio esiste» e «Dio non esiste» sono (nel mio senso) entrambe affermazioni religiose.

² Il filosofo della religione può anche riflettere sulla natura dell’esperienza religiosa – ad esempio, sul cosiddetto «sentimento del numinoso».

³ Due affermazioni sono logicamente compatibili se possono essere entrambe vere insieme.

⁴ Se «Dio» è un termine che funge come una descrizione abbreviata, al pari di un titolo come «Miss Italia», la definizione di «Dio» sarà la descrizione della quale «Dio» è l’abbreviazione. Se invece «Dio» è un nome proprio, la «definizione» di Dio sarà la descrizione che fissa il riferimento del nome «Dio» (per una discussione di descrizioni, nomi propri, e il modo in cui il riferimento di un nome viene fissato da una descrizione associata, si veda Kripke (1980)). Per vari motivi, sono incline a credere che «Dio» non sia un nome proprio. Eccone uno: i nomi propri sono designatori rigidi. Se un termine t è un designatore rigido, quanto segue è necessariamente vero, semplicemente in virtù della rigidità di quel termine: se un individuo è t, non avrebbe potuto non essere t, e se un individuo è t, nessun altro individuo (esistente in realtà o meramente possibile) potrebbe essere t. Ad esempio: dal momento che «Mosè» è un designatore rigido, se un individuo è Mosè, non avrebbe potuto non essere Mosè, e se un individuo è Mosè, nessun altro individuo (esistente in realtà o meramente possibile) potrebbe essere Mosè. Pari ratione, se «Dio» è un nome proprio, sarà vero, semplicemente in virtù della rigidità del termine «Dio»: (i) se un individuo è Dio, non avrebbe potuto non essere Dio, e (ii) se un individuo è Dio, nessun altro individuo (esistente in realtà o meramente possibile) potrebbe essere Dio. Ma, a mio avviso, anche se (i) e (ii) fossero veri (perché Dio è essenzialmente Dio, e l’unico possibile Dio), la verità di (i) e (ii) è per così dire un teorema della metafisica, e non una conseguenza della semantica del termine «Dio». Non sembra esserci alcunché di semanticamente difettoso nell’affermazione, «un altro individuo (diverso dall’individuo che è effettivamente Dio) potrebbe essere Dio». Ma non vorrei insistere su questo punto: forse «Dio» è ambiguo, e si può usarlo o come descrizione abbreviata o come nome proprio il cui riferimento è fissato da una descrizione associata.

⁵ Sufficiente, ma non necessariamente analiticamente sufficiente: si veda il paragrafo 2.2.

¹ L’avere una certa proprietà è materialmente sufficiente per essere una certa entità se e solo se ogni cosa che ha quella proprietà è (identica a) quella entità. L’avere una certa proprietà è strettamente sufficiente per essere una certa entità se e solo se necessariamente ogni cosa che ha quella proprietà è (identica a) quell’entità (in altri termini, se e solo se è impossibile che qualcosa abbia quella proprietà senza essere quell’entità). Si noti che ogni proprietà il cui possesso è strettamente sufficiente per essere una certa entità è banalmente una proprietà il cui possesso è materialmente sufficiente per essere quell’entità, ma il reciproco non vale.

² L’avere una certa proprietà è materialmente necessario per essere una certa entità se e solo se ogni entità che non ha quella proprietà non è quell’entità (in altre parole, se e solo se ogni cosa che è quell’entità ha quella proprietà). L’avere una certa proprietà è strettamente necessario per essere una certa entità se e solo se necessariamente ogni entità che non ha quella proprietà non è quell’entità (se e solo se necessariamente ogni cosa che è quell’entità ha quella proprietà).

³ Un tempo alcuni astronomi credevano che vi fosse un pianeta tra il Sole e Mercurio che chiamavano «Vulcano».

⁴ Non è chiaro che essere onnipotente sia strettamente necessario per essere Dio: forse Dio, quale onnipotente, ha il potere di privarsi della sua onnipotenza, e diventare un Dio ex-onnipotente. Non è chiaro che essere onnipotente sia strettamente sufficiente per essere Dio: forse Dio, quale onnipotente, ha il potere di dare via la sua onnipotenza, dandola a qualche creatura che non diventerà Dio quando diventa onnipotente (se nessuna creatura, per quanto potente, può essere Dio).

⁵ La proprietà di essere un Creatore non sembra essere strettamente necessaria per essere Dio, dal momento che, a quanto pare, Dio avrebbe potuto non creare alcuna cosa, e in tal caso non sarebbe stato un Creatore (pur essendo Dio).

⁶ Qui trascuro complicazioni trinitarie (si veda il paragrafo 4.1).

⁷ Secondo sant’Agostino, i manichei credevano che «particelle del vero e sommo Dio» si trovassero in un fico qualsiasi (cfr. Le Confessioni, III, 10); i manichei sembrano aver creduto che Dio fosse un essere materiale, costituito di una specie di «materia luminosa».

⁸ Qui è doverosa una precisazione. Vi è un’accezione del termine mondo secondo la quale il mondo è onnicomprensivo (cioè, contiene ogni cosa). Vi è anche un’accezione del termine mondo secondo la quale il mondo non si estende oltre il creato. In quanto segue, per mondo intenderò l’entità che non si estende oltre il creato; quando voglio riferirmi al mondo nella prima accezione del termine, parlerò del mondo onnicomprensivo o della realtà.

⁹ Si veda Rowe (1978).

¹⁰ Si veda Kretzmann (1997).

¹¹ Un entimema è un ragionamento in cui è taciuta qualche premessa.

Filosofia della religione

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Christopher Hughes

Un monito scelto dalla famiglia Laterza come esortazione alla tenacia e ad una costante crescita.

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