Indice Estratto

Edizione: 1999, V rist. 2013
Pagine: 208
Collana: i Filosofi [78]
ISBN carta: 9788842056799
ISBN digitale: 9788858124277
Argomenti: Filosofia moderna: storia e saggi, Pensiero politico: classici e storia

Introduzione a Machiavelli

Emanuele Cutinelli-Rendina

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Una presentazione complessiva dell'opera e della personalità di Machiavelli. Il volume, come è costume della collana, costituisce un agile strumento di studio, ma anche un punto di riferimento per lo specialista.

Estratto

Edizione: 2013
Pagine: 208
Collana: i Filosofi
ISBN: 9788842056799

L'autore

Emanuele Cutinelli-Rendina

Emanuele Cutinelli-Rendina (Roma, 1959) è Maître Assistant presso la facoltà di Lettere dell'Università di Losanna (Svizzera). Da anni lavora sulla trattatistica politica e la storiografia del Rinascimento italiano. È tra i collaboratori della progettata Edizione nazionale delle Opere di Niccolò Machiavelli. Ha pubblicato, tra l'altro, Chiesa e religione in Machiavelli (Pisa-Roma 1998). Nell'ambito dell'Edizione nazionale delle Opere di Benedetto Croce, ha curato una nuova edizione del carteggio tra Benedetto Croce e Karl Vossler (Napoli 1991), il Carteggio Croce-Günther (Napoli 1993) e il Carteggio Croce-Borchardt (Bologna 1997). Ha inoltre introdotto il Carteggio Croce-Thomas Mann (Napoli 1991). In riviste e miscellanee italiane, svizzere, americane ha pubblicato oltre un centinaio di saggi, articoli, recensioni, relazioni a convegni e contributi ad opere collettive.

Scopri l'autore

¹ Cfr. Bernardo Machiavelli, Libro di ricordi,a cura di C. Olschki, Firenze 1954 (e si veda, per qualche precisazione testuale, R. Black, New Light on Machiavelli’s Education,in Niccolò Machiavelli politico storico letterato,a cura di J.-J. Marchand, Roma 1996, pp. 391-98, nonché il recente C. Atkinson, Debts, dowries, donkeys. The diary of Niccolo Machiavelli’s father, Frankfurt am Main 2002). Scarne e purtroppo di non grande rilievo le notizie che A. Verde ha riunito su Machiavelli studente, in «Memorie domenicane», IV (1973), pp. 404-408. Notevole invece è il ritrovamento della copia degli Historiarum ab inclinatione Romanorum libri XXXI (o Deche) del Biondo posseduta da Bernardo e postillata dal figlio Niccolò, che questo autore, dopo avergli concesso il privilegio di essere l’unico storico moderno citato nei Discorsi, utilizzò ampiamente nella composizione delle Istorie fiorentine (cfr. M. Martelli, Machiavelli e la storiografia umanistica, in «Interpres», X (1990), pp. 224-57). Notevole anche perché dà prova di una certa continuità tra la ‘biblioteca’ di Niccolò e quella paterna. Che Machiavelli conoscesse il greco si ingegnò di dimostrare nell’Ottocento C. Triantafillis, Niccolò Machiavelli e gli scrittori greci,Venezia 1875; ma i suoi argomenti furono già confutati da P. Villari, Niccolò Machiavelli e i suoi tempi,Milano 1912-19133, vol. I, p. 498, e deve pertanto ritenersi acquisito che non conoscesse questa lingua.

² Il codice Vaticano Rossiano 884, la cui datazione non è sicura ma va posta verso la fine del Quattrocento, fu segnalato all’attenzione degli studiosi da S. Bertelli, Noterelle machiavelliane. Un codice di Lucrezio e di Terenzio, in «Rivista storica italiana», LXXIII (1961), pp. 544-53. Ne nacque una polemica in più fasi con il maggior biografo di Niccolò, Roberto Ridolfi, che del codice negava l’autografia machiavelliana, finché, con singolare probità, non ammise di essersi convinto del contrario: cfr. R. Ridolfi, Errata corrige machiavelliano,in «La Bibliofilia», LXX (1968), pp. 137-39.

³ Cfr. G. Sasso, Niccolò Machiavelli I, Il pensiero politico, Bologna 19933, pp. 35 sg., dove è tuttavia anche l’avvertimento a non irrigidire l’opposizione tra un platonismo cristiano di matrice ficiniana e una diversa cultura alla quale Machiavelli avrebbe potuto attingere (di qui innanzi questo fondamentale studio sarà citato dalla terza edizione e in forma abbreviata: Sasso, Machiavelli I, per il volume sul pensiero politico, e Sasso, Machiavelli II, per quello sulle Istorie fiorentine). Nell’arco della sua vastissima esegesi machiavelliana Sasso ha dedicato larga attenzione alla presenza, che non è sempre adesione, di Lucrezio negli scritti dell’ex segretario (cfr. in particolare Machiavelli e gli antichi e altri saggi, 4 voll.,Milano-Napoli 1987-97, vol. I, pp. 202-16 e 467-79). E si veda anche E. Garin, Aspetti del pensiero di Machiavelli, in Id., Dal Rinascimento all’Illuminismo. Studi e ricerche,Pisa 1970, pp. 43-77, pp. 54 sg., dove già era giustamente osservato che «della importanza della cosa [ossia della trascrizione lucreziana] sarebbe difficile dir troppo, solo che si rifletta al peso che ebbe il poema di Lucrezio, e più ampiamente il pensiero epicureo, fisico e morale, fra XV e XVI secolo»; e più oltre, a proposito della accertata conoscenza che in traduzione latina Machiavelli ebbe delle Vite di Diogene Laerzio, e quindi anche di quella Vita di Epicuro che recava i testi del filosofo greco, Garin concludeva: «resta acquisito un punto fondamentale: una conoscenza solida e compiuta, in Machiavelli, dei grandi autori del materialismo antico – di quegli autori a cui attingerà a piene mani il pensiero moderno, dalla fisica atomistica del Seicento alla filosofia della storia di Vico» (ivi, p. 56).

⁴ N. Machiavelli, Tutte le opere, a cura di M. Martelli, Firenze 1971, p. 1010 (di qui innanzi abbreviato in Tutte le opere). Le due prediche riassunte da Machiavelli, del 2 e del 3 marzo 1498, sono in G. Savonarola, Prediche sopra l’Esodo,a cura di P.G. Ricci, Roma 1955, vol. I, pp. 146-75 e 176-203.

⁵ In Tutte le opere,p. 1010.

⁶Ibid.

⁷ Ivi, p. 1011.

⁸ Per chiudere questa veloce rassegna dei documenti concernenti la giovinezza di Machiavelli, va detto che avrebbe un certo rilievo la datazione ante 1494 di due suoi componimenti poetici, altrimenti poco significativi: testimonierebbe in effetti – e non sarebbe circostanza da poco – la sua vicinanza ad ambienti medicei. Ma tale datazione, che era stata proposta da M. Martelli, Preistoria (medicea) di Machiavelli, in «Studi di filologia italiana», XXIX (1971), pp. 377-405, gettando così un sia pur limitato fascio di luce sulla giovinezza di Machiavelli, è stata poi messa in dubbio dallo stesso studioso, che mostra ora di ritenere uno almeno di questi componimenti composto tra il 1514 e il 1518: cfr. M. Martelli, Niccolò Machiavelli, in Letteratura italiana. Storia e geografia,a cura di A. Asor Rosa, Torino1988, vol. II, p. 130.

¹ Sulle circostanze dell’assunzione di Machiavelli alla cancelleria, e il suo possibile significato politico, cfr. N. Rubinstein, The Beginnings of Niccolò Machiavelli’s in the Florentine Chancery, in «Italian Studies», XI (1956), pp. 72-91, e anche R. Black, Florentine Political Traditions and Machiavelli’s Election to the Chancery, in «Italian Studies», XL (1985), pp. 1-16.

² Per questi eventi e la loro connessione con i casi della vita di Machiavelli, cfr. R. Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli,Firenze 19787, pp. 193-211, che è il miglior lavoro biografico che si possegga.

³ Nella celeberrima lettera del 10 dicembre 1513 (in Tutte le opere,p. 1160).

⁴ Ancora scrivendo al Vettori, il 9 aprile 1513 (ivi, p. 1131).

⁵ Una scelta di questi testi fu meritoriamente pubblicata in N. Machiavelli, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo,a cura di F. Chiappelli, Roma-Bari 1971-1985, in 4 voll. che coprono gli anni 1498-1505. Ma sull’importanza di ciò che da una loro conoscenza integrale potrebbe venire agli studi machiavelliani cfr. le pertinenti osservazioni di C. Vivanti, intr. a N. Machiavelli, Opere,Torino 1997, vol. I, pp. xxvii sg.

⁶ Un’analisi esauriente di questi testi, e una loro edizione critica, nel fondamentale studio di J.-J. Marchand, Niccolò Machiavelli: i primi scritti politici (1499-1512). Nascita di un pensiero e di uno stile, Padova 1975.

⁷Legazioni. Commissarie. Scritti di governo cit., vol. I, p. 458 (e si veda il commento di Sasso, Machiavelli I, pp. 70-73).

⁸ Sul significato dell’esperienza francese, che certo è da intendere nel quadro della più generale esperienza della grande politica europea del primo Cinquecento, si veda G. Cadoni, Machiavelli. Regno di Francia e «principato civile», Roma 1974, per il quale la riflessione che Machiavelli intessé intorno alla monarchia francese e alle sue istituzioni, con la lucida comprensione del laborioso processo di accentramento che i sovrani avevano da tempo avviato, consentì che nel suo orizzonte teorico si costituisse saldamente la concezione di ciò che avrebbe dovuto essere uno Stato moderno.

⁹Legazioni. Commissarie. Scritti di governo cit., vol. II, pp. 114-15.

¹⁰ Ossia nel Tradimento del duca Valentino al Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo et altri, edito criticamente in Marchand, Niccolò Machiavelli cit.,pp. 420-26. Diversamente da quanto accadeva qualche anno fa, ora si inclina a ritenere questo scritto composto non in un periodo di poco successivo allo svolgersi dei fatti narrati (primi mesi del 1503), ma verso la metà del secondo decennio del 1500, molto probabilmente rielaborando appunti risalenti all’epoca della seconda legazione al Valentino.

¹¹ In tal senso è assai significativo che nello svolgimento convulso della seconda legazione presso il Borgia, Machiavelli sentisse il bisogno di farsi giungere da Firenze un’edizione delle Vite di Plutarco (cfr. la lettera inviatagli da B. Buonaccorsi il 21 ottobre 1502, in Tutte le opere,p. 1037).

¹² «A partire da questo momento [ossia dalla prima legazione al Valentino], con una forza e una drammaticità sconosciute alle precedenti espressioni del suo pensiero, si affaccia, negli scritti di Machiavelli, il tema della fortuna: della fortuna [...] intesa non come una forza prepotente e onnipotente che dall’alto regoli le vicende della storia, e oggi esalti, domani abbatta, senza che nel suo consiglio possa decidersi se ci sia il segno del caso o della regola, ma come l’elemento fondamentale del gioco politico, che sempre si svolge sotto il segno del rischio e del pericolo e sempre, di conseguenza, richiede rapidità, padronanza di sé, mancanza di scrupoli» (Sasso, Machiavelli I, p. 87).

¹³ In N. Machiavelli, Legazioni e commissarie, a cura di S. Bertelli, Milano 1964, pp. 1297 sg. Ma tutta la legazione è estremamente importante per il determinarsi del giudizio di Machiavelli sul ruolo della Chiesa nella storia d’Italia: cfr. il nostro La politica della Chiesa nel Machiavelli diplomatico,in Niccolò Machiavelli politico storico letterato cit., pp. 209-33.

¹⁴ In Marchand, Niccolò Machiavelli cit., pp. 403 sg. (e se ne veda l’ampia analisi alle pp. 5-23).

¹⁵ A proposito di questo che è il più antico testo politico di Machiavelli, Federico Chabod osservava che «siamo già di fronte al tipico modo di ragionare del Machiavelli, che pone sempre una alternativa contro un’altra, che percepisce, di una situazione, le possibilità estreme ed opposte. Niente vie di mezzo, niente compromessi» (Il segretario fiorentino [1953], in Id., Scritti su Machiavelli, Torino 1964, p. 277).

¹⁶ In Marchand, Niccolò Machiavelli cit., p. 412.

¹⁷ Ivi, pp. 413 sg. Osserva in proposito Marchand: «Molto più chiaramente ancora che negli scritti precedenti si afferma [nelle Parole] la tendenza a ricercare la legge generale dietro al fatto particolare, o, se si vuole, a collegare ogni singolo evento a regole fondamentali per prevederne meglio le conseguenze future» (ivi, p. 61).

¹⁸ Ivi, p. 428.

¹⁹Ibid.

²⁰ Ivi, p. 429.

²¹Cagione dell’ordinanza,in Marchand, Niccolò Machiavelli cit., p. 437. Su questi scritti, dal punto di vista del pensiero politico, si veda essenzialmente Chabod, Il segretario fiorentino cit.,pp. 329-39, e quindiSasso, Machiavelli I, pp. 188-213, il quale giustamente osserva che per un verso le linee fondamentali del pensiero militare di Machiavelli «appaiono fissate con chiarezza» fin dal 1506 negli scritti sull’ordinanza fiorentina, e che pertanto «l’Arte della guerra non aggiungerà al quadro niente che sia veramente essenziale»; e, per un altro verso, che il tema delle «armi proprie», che costituisce ovviamente il nucleo di questo pensiero, è già chiarissimo nei testi degli anni 1500-1504. «In realtà – scrive a quest’ultimo proposito Sasso – fra i primi scritti e quelli più specificamente concernenti la questione dell’ordinanza fiorentina, c’è il medesimo rapporto che lega l’idea generale all’attuazione, il progetto alla realtà in cui prende corpo. E il problema specifico che gli scritti sulla milizia [...] pongono è, se mai, di vedere se nell’esame dei ‘modi’ concreti a Machiavelli sia riuscito di tener ferma la tesi generale, o non gli sia invece accaduto di attenuarne, se non di smarrirne, il senso nel gioco complicato dei ‘casi’, delle ‘peculiarità’ e degli espedienti» (ivi, p. 190).

²² La migliore edizione di questo testo, il cui autografo fu rinvenuto da Marchand nel 1969, è in R. Ridolfi e P. Ghiglieri, I Ghiribizzi al Soderini, in «La Bibliofilia», LXXII (1970), pp. 53-74, da cui si cita.

²³ «[...] non solo i Ghiribizzi svolgono una teoria di grande e fondamentale importanza, ma [...] costituiscono qualcosa come il luogo ideale della contrapposizione, che, essenziale per intendere la genesi e la struttura del Principe e appartenente, in ogni caso, alla natura profonda dell’animo di Machiavelli, si stabilisce fra la pessimistica intuizione della necessità e la ferma volontà di contrastarla e, infine, di vincerla» (Sasso, Machiavelli I, pp. 238 sg., e in genere cfr. pp. 225-40, che si sono qui seguite da presso; e cfr. altresì la più ampia trattazione in Machiavelli e gli antichi cit., vol. II, pp. 3-56).

¹ Il termine entro il quale considerare conclusa la composizione del Principe ha costituito l’oggetto di uno dei più accesi dibattiti della critica machiavelliana degli ultimi anni, presso la quale le ragioni della cronologia e quelle dell’interpretazione si sono andate reciprocamente alimentando (per l’indicazione dei documenti più recenti, cfr. la nostra Rassegna di studi sul Machiavelli storico e politico, in «Lettere italiane», XXXV, 1994, pp. 141-43). A chi scrive, comunque, non sembra che vi siano ragioni sostanziali, allo stato attuale della documentazione, per allontanarsi da quella che fu la tesi di Chabod: essere stato il Principe composto tra l’estate e il dicembre 1513 (cfr. F. Chabod, Sulla composizione de ‘Il Principe’ di Niccolò Machiavelli [1927], in Scritti su Machiavelli cit., pp. 137-93).

² In Tutte le opere, p. 1160. Nella genesi del Principe è giustamente riconosciuto come fondamentale il ruolo svolto dallo scambio epistolare che Machiavelli ebbe con Francesco Vettori tra il marzo e l’agosto del 1513. Cfr. in proposito Sasso, Machiavelli I, pp. 334 sgg.; A. Matucci, Machiavelli nella storiografia fiorentina, Firenze 1991, pp. 131 sgg.; e quindi l’importante volume, interamente dedicato al carteggio Machiavelli-Vettori, di J. M. Najemy, Between Friends. Discourses of Power and Desire in the Machiavelli-Vettori Letters of 1513-1515, Princeton 1993 (dove tuttavia il ruolo del Vettori nello stimolare la riflessione teorica dell’amico è forse sopravvalutato).

³ Questa peculiarità è stata tante volte sottolineata dalla critica: «il carattere fondamentale del Principe – scriveva per esempio Antonio Gramsci – è quello di non essere una trattazione sistematica ma un libro ‘vivente’, in cui l’ideologia politica e la scienza politica si fondono nella forma drammatica del ‘mito’» (Quaderno 13. Noterelle sulla politica del Machiavelli,a cura di C. Donzelli, Torino 1981, p. 3).

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Un monito scelto dalla famiglia Laterza come esortazione alla tenacia e ad una costante crescita.

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