Identità perdute
In breve
La globalizzazione ha messo in crisi l’identità – oltre che la stabilità economica – di milioni di persone. È un problema che va affrontato seriamente ma la cui soluzione non può essere il nazionalismo.
Un tempo, quando si parlava di globalizzazione, ci si riferiva a un fenomeno unicamente economico. Non è più così. Oggi la globalizzazione – che ha causato la graduale cancellazione di interi settori industriali e, di conseguenza, la dispersione di comunità e modi di vivere a essi legati – significa anche perdita di identità. Il profondo disagio che ne deriva è sentito ovunque: è percepito dagli operai americani che hanno perso il lavoro nelle acciaierie della Rust Belt; dai tedeschi, che parlano nostalgicamente di Heimat, cioè di ‘patria’; dagli agricoltori francesi, messi in crisi dalle multinazionali. A partire da questo disagio diffuso, molti partiti politici sovranisti hanno rivendicato la propria identità nazionale. Ma cosa succederebbe se si bloccasse il processo di globalizzazione?
Indice
Scarica l'indice in pdf
Recensioni
Colin Crouch ci spiega perché serve una "globalizzazione progressista".
La condanna di Crouch. "Il futuro non è negli Stati. Si vada oltre le diversità"
I nazionalismi sono un pessimo affare
"Riscopriamoci Europei contro la paura"
Il fascinoso ritorno della nazione
La globalizzazione solidale che può recuperare le identità perdute
Da dove arriva l'onda nazionalista
Sovranisti global?
La crisi, l'Italia e l'Europa: cosa leggere per capire
Tra globalizzazione e nazionalismo una terza via è possibile
La vocazione globale del capitalismo
Perché quelli che usano le emozioni per cercare il consenso stanno vincendo
Brexit? Nostalgia di un impero
Le trappole della globalizzazione