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Editori Laterza

Aggiornamento
giugno 2008

Introduzione

1. Le ricerche bibliografiche

2. Information retrieval:
strumenti e strategie

3. Opac e biblioteca virtuale

4. Biblioteche e Opac
nel mondo

5. Biblioteche e Opac
in Italia

6. Biblioteche
e Opac europei

7. Le biblioteche
e gli Opac statunitensi

8. Opac specializzati,
archivi e musei

9. Oltre i cataloghi: i testi

10. Banche dati: archivi
e host computer in Internet

11. Metarisorse generali
e informazioni per bibliotecari

Principali acronimi utilizzati

Bibliografia

Aggiornamento giugno 2008

Parte prima – Concetti e strumenti

Capitolo 1, Le ricerche bibliografiche

Paragrafo «Bibliografie e cataloghi», p. 7.

Fra i pochi esempi di bibliografie nazionali consultabili gratuitamente on line va ora aggiunto Il libro svizzero <http://www.helveticat.ch/librosvizzero>, con copertura a partire dal 2001 e possibilità di ricerca incrociata per autore, titolo, editore, anno, luogo, lingua, classe Dewey e tipologia di pubblicazione. Assai stretta è l'integrazione col catalogo della Biblioteca nazionale di Berna che lo produce e lo ospita sul suo sito.

Paragrafo «La descrizione bibliografica», p. 12.

Da gennaio 2007 il codice Isbn è passato dal formato a 10 cifre a un nuovo formato a 13 cifre. Sul sito dell'Agenzia internazionale per Isbn <http://www.isbn-international.org> è disponibile un convertitore automatico per il nuovo formato.

Nel 2006 negli Stati Uniti è stato depositato il brevetto di un Isen, Internet search environment number <http://isen.org>, per l'identificazione univoca dei database presenti in Rete. Lo standard Isen fa riferimento all'Isbn e ad altri sistemi, quali il Dublin core e lo Lcsh utilizzato dalla Library of Congress come soggettario. Sul successo di questa proposta è ancora prematuro pronunciarsi.

Paragrafo «Autori, titoli, classi e soggetti», p. 17.

Oltre alle classificazioni gerarchico-enumerative (Cdd, Cdu, Lc) che incasellano i documenti in una serie di «contenitori concettuali» annidati l'uno dentro l'altro come le directory e le subdirectory delle interfacce grafiche dei computer, esistono in ambiente bibliografico da almeno 70 anni anche le classificazioni analitico-sintetiche dette «a faccette», fra le quali si possono ricordare almeno la Classificazione colon (Cc) del precursore indiano S.R. Ranganathan (sviluppata fra il 1933 e il 1971) e la seconda edizione della Classificazione Bliss (Bc2), pubblicata a partire dal 1977 e tuttora in corso di completamento.

Le classificazioni a faccette, più recenti e sofisticate delle principali classificazioni enumerative, ma proprio per questo meno diffuse nei cataloghi delle biblioteche, scompongono il contenuto concettuale di ciascun documento in una serie di punti di vista predeterminati (detti, appunto, «faccette»), per ciascuno dei quali il classificatore individua di volta in volta i valori più appropriati (detti «fuochi»), combinandoli secondo una particolare sintassi. Ad esempio, se per classificare una collezione di dischi di musica leggera stabilisco che i tre punti di vista fondamentali da applicare sono, nell'ordine, il sottogenere musicale suonato, il luogo in cui sono vissuti gli interpreti e la decade in cui il disco è stato inciso, allora sottogenere, località e decennio sono le tre faccette, e i tre fuochi relativi a Sergeant Pepper dei Beatles potrebbero essere, secondo quello che è stato precedentemente stabilito come «ordine di citazione standard», beat : regno unito : 1960.

Questo approccio, che permette di navigare fra i documenti classificati seguendo vari punti di vista (tanto che le classificazioni a faccette vengono anche chiamate «multidimensionali» rispetto alla monodimensionalità delle classificazioni gerarchiche), si presta particolarmente bene ad essere applicato agli Opac interrogabili via Web, ma anche, più in generale, a tutti i siti Web sufficientemente vasti e strutturati, come viene ben spiegato nel recente libro Organizzare la conoscenza di C. Gnoli, V. Marino e L. Rosati (Tecniche Nuove, 2006).

Paragrafo «Tipologie di biblioteche», p. 22.

Nell'agosto 2006 è finalmente stato pubblicato sulla «Gazzetta ufficiale» il regolamento di attuazione della nuova legge italiana sul deposito legale, promulgata nel 2004. Purtroppo però due aspetti cruciali come l'individuazione delle biblioteche che dovranno gestire tale deposito a livello regionale e l'intera materia dei documenti digitali on line sono rinviati a norme successive.

Capitolo 2, Information retrieval: strumenti e strategie

Paragrafo «Dai Wais ai gateway Z39.50», p. 30.

Lo Z39.50 continua a essere uno standard destinato a rimanere invisibile per gli utenti. Lo Zing (Z39.50-international: next generation) è stato abbandonato; ora la Library of Congress lavora su un suo successore, Sru (Search/Retrieve via Url, <http://www.loc.gov/standards/sru>). Anche su questo standard, come per l'Isen, occorre aspettare per vedere quale sarà la sua reale diffusione e in quali campi.

Paragrafo «Altre interfacce: Wap e ambienti 3D», p. 43.

Macromedia è stata acquisita da Adobe a dicembre del 2005. Gli Url di Macromedia, quindi, sono stati reindirizzati verso il Web di Adobe <http://www.adobe.com>. Si tratta di una fusione molto rilevante tra due grandi della gestione dei testi, delle animazioni e della tridimensionalità on line, da cui si spera che arrivino presto dei risultati interessanti. Adobe è l'inventore dei formati postscript e Pdf, che ormai sono diventati degli standard, pur essendo proprietari, e da qualche anno sta affrontando con successo la scalata verso la posizione di leader nei sistemi di desktop publishing, per l'impaginazione e la prestampa dei testi. Macromedia ha invece realizzato strumenti di sviluppo che hanno avuto un'enorme diffusione; basti citare Dreamweaver per la creazione automatica di codice per le pagine Web e l'ambiente di programmazione Flash per le animazioni. Per le interfacce 3D, tuttavia, i tempi sembrano non essere ancora maturi.

Tra le interfacce 3D occorre ricordare Second Life, <http://secondlife.com>. Lanciato nel 2003 dall'azienda californiana Linden Lab, Second Life è un vero e proprio mondo tridimensionale, un cosiddetto metaverso, in cui si stanno esercitando anche diversi bibliotecari. Su questo si veda il recente articolo di Metitieri («Biblioteche Oggi», maggio 2007, disponibile anche on line). Discendente dai vecchi universi 3D di Active Worlds o di Blaxxun, Second Life ha dato l'avvio a una nuova fase di sviluppo di interfacce tridimensionali, con nel 2008 più di trenta prodotti diversi, già operativi o ancora in fase di sviluppo, e con investimenti anche da parte di grandi attori quali Intel, Ibm, Cisco e Sun. Al momento è difficile prevedere se e quali standard si affermeranno - attualmente le soluzioni usano codici proprietari e non sono interoperabili - o in quale forma sufficientemente comoda i documenti e i cataloghi potranno essere inseriti in queste interfacce, che per ora vengono sfruttate più per interagire con i colleghi e con gli utenti che come strumento per contenere e consultare libri. Per chi lavora nel mondo accademico, tuttavia, nel 2008 una visita a Second Life è d'obbligo, se non altro per il suo uso da parte di non poche università e di altre istituzioni didattiche per l'insegnamento a distanza. Secondo alcuni osservatori, inoltre, i mondi virtuali come questo daranno origine a una nuova generazione di Web, il Web 3.0, successore di quel Web 2.0 che era stato definito come tale nel 2004 dall'editore Tim O'Reilly e che, a torto o a ragione, ha avuto molto successo in questi anni. Se nessuno sa definire con certezza che cosa sia il Web 2.0, per ora è ancora più complesso capire come sarà il 3.0. A differenza del 2.0, però, che secondo diversi autori, tra i quali Tim Berners-Lee, il padre del Web, non presenta sostanziali novità rispetto a quanto era preesistente, il 3D è caratterizzato da modalità di navigazione, di consultazione delle informazioni e di interazione tra le persone che sono molto diverse da quelle viste finora per il Web in due sole dimensioni. Più in generale, è da laboratori come questi che potrebbe nascere una prima versione ampiamente disponibile della «biblioteca della realtà artificiale», di cui si parla in quel paragrafo del capitolo 3 che è dedicato ai modelli teorici di biblioteca virtuale.

Capitolo 3, Opac e biblioteca virtuale

Paragrafo «Opac: progetto e funzioni», p. 49.

Soprattutto nelle biblioteche universitarie, anche italiane, si stanno diffondendo interfacce Web che estendono ed integrano le tipiche funzioni dell'Opac, consentendo all'utente locale o comunque registrato di creare, memorizzare e gestire un punto di accesso e interrogazione personalizzato e unificato a tutte le fonti informative digitali locali e remote messe a disposizione dalla propria biblioteca.

Tali «portali bibliotecari» si presentano come una sorta di MetaOpac che permette all'utente di recuperare con una sola interrogazione i record bibliografici e gli eventuali documenti full text contenuti non solo nell'Opac di quella e di altre biblioteche, ma anche negli open archive locali e remoti e nelle banche dati e nei periodici elettronici, inclusi quelli a pagamento, che la biblioteca mette a disposizione dei propri utenti. A seconda di come vengono presentati all'utente i menu per scegliere fra le risorse proposte dai bibliotecari, tali portali possono essere visti come un ampliamento del tradizionale Opac (che ne viene inglobato) oppure come uno strumento di ricerca aggiuntivo che si affianca ad esso.

Come esempi si possono vedere Asbe (Accesso e servizi della biblioteca elettronica) <http://sbs3.unisi.it:8331/V> del Servizio bibliotecario senese (Sbs), che utilizza il software MetaLib, e Risorse in rete <http://sol.cib.unibo.it:8080/SebinaOS> del polo bolognese di Sbn, che utilizza Sebina OpenSearch, entrambi liberamente fruibili da chiunque, sebbene limitatamente alle risorse ad accesso gratuito.

Sull'onda delle mode del Web 2.0 e della Library 2.0 cominciano anche ad apparire alcuni esempi di cosiddetti "Opac 2.0", ovvero cataloghi estremamente semplificati nelle modalità di ricerca e fortemente personalizzabili da parte degli utenti, che possono anche aggiungere commenti, giudizi e parole chiave, nell'ambito del modello "folksonomy" illustrato nel successivo paragrafo. Per alcuni esempi di software e di realizzazioni in biblioteche sia italiane che straniere si può vedere l'articolo di Marchitelli e Piazzini incluso nella bibliografia di questo aggiornamento

Nuovo paragrafo «Il fai da te degli utenti: le folksonomy e i feed Rss», p. 68.

Le classificazioni on line realizzate dai navigatori continuano a moltiplicarsi, raggiungendo i video o la ricerca accademica, seguendo un modello chiamato folksonomy, dall'unione delle parole inglesi gente e tassonomia.

Il primo servizio di successo che ha adottato la folksonomy è stato Del.icio.us <http://del.icio.us>, che permette di creare segnalibri di Url, come i bookmark nel proprio browser, ma caricandoli in un ambiente condiviso dove tutti possono vederli e di associarvi parole chiave significative in modo da poterli ricercare per argomento. La stessa cosa è stata realizzata per le fotografie dal popolare Flickr <http://www.flickr.com>, acquisito da Yahoo! nel 2005. Per i video, invece, si è affermato Youtube <http://www.youtube.com> (di cui si parlerà nell'aggiornamento dedicato ai film e ai video del capitolo 8). Su Del.icio.us, Flickr o Youtube ciascuno può caricare i propri link preferiti, o le fotografie, o i video, classificandoli con parole chiave, i cosiddetti tag, e con descrizioni per condividerli con gli amici o con qualunque sconosciuto.

Su un versante più serio, ma con gli stessi identici meccanismi, il gruppo editoriale della prestigiosa rivista «Nature» ha lanciato Connotea <http://www.connotea.org>, un servizio progettato per i ricercatori e per i bibliotecari, per il tagging di articoli, pagine Web e altro materiale, di ricerca o di studio. Alla fine del 2005 Connotea è uscito dalla fase di beta test e ora raccoglie più di 30 mila link, annotati con 17 mila tag, su diversi argomenti, dalla medicina all'informatica. Il sistema è stato studiato anche per utilizzare i Doi, i Digital object identifier (dei codici univoci, descritti in questo capitolo, a proposito della catalogazione delle risorse Internet), inserendo i quali Connotea riporta automaticamente le esatte citazioni bibliografiche, con collegamenti alla grande libreria on line Amazon, a riviste come «Nature» e «Science», o all'archivio medico statunitense Pubmed. Connotea, come del resto Del.icio.us, prevede anche il geotagging, per legare gli articoli alle loro coordinate di latitudine e longitudine, per esempio se si tratta di materiale che parla di un luogo ben preciso; fatto questo si può utilizzare il programma Google Earth per visualizzarlo sulle sue mappe. Connotea collabora con un altro servizio di questo tipo, sempre dedicato ai bibliotecari e agli accademici, Citeulike <http://www.citeulike.org>; i due sistemi stanno mettendo a punto degli standard comuni, in modo che i loro archivi siano compatibili.

Tutti questi servizi, con l'eccezione di alcuni di quelli per i video, sono gratuiti o quasi, il che ne facilita la diffusione. Ora che le folksonomy sono diventate così popolari, si sta iniziando a riflettere meglio sulle loro caratteristiche. Da un lato, il tagging può essere uno strumento molto utile per facilitare il reperimento delle risorse in Rete, in un contesto in cui anche i migliori motori di ricerca non sono perfetti. D'altro canto, l'assegnazione di tag in modo del tutto arbitrario e spesso casuale non produce una vera classificazione. Lingue diverse usano parole diverse, per esempio, ma anche in una stessa lingua i termini e persino le idee con cui ciascuno definisce un argomento possono essere molto differenti. La maggior parte degli utenti, inoltre, non ha scrupoli e classifica anche il materiale relativo ad argomenti che non conosce affatto, rendendo caotica la situazione.

Insieme alle folksonomy si sta affermando un altro interessante strumento, i feed Rss, cioè la creazione, per i documenti on line, di una loro descrizione in linguaggi di tipo Xml, di solito l'Rss (che si sviluppa come Really simple syndication oppure Rich site summary) o l'Atom. Questi descrittori possono essere distribuiti in modo automatico, come feed, rifornimenti, associati al testo che descrivono o a delle sue parti, e ricevuti e letti da appositi programmi client, in un'ottica push (di strumenti push e pull si parla nel capitolo 9, a proposito dei periodici elettronici).

Secondo alcuni osservatori particolarmente entusiasti, la combinazione delle folksonomy e dei feed in futuro potrebbe rendere inutile ogni altro tipo di classificazione e rimpiazzare almeno in parte anche i motori di ricerca.

Senza nulla togliere alla comodità di ricevere via feed per esempio la segnalazione dei nuovi articoli pubblicati sul portale di un grande quotidiano, su tale terreno valgono ancora una volta le considerazioni più generali esposte nel paragrafo precedente, «Nuovi modelli di indicizzazione», e in quello seguente, «Il Web semantico».

Paragrafo «La valutazione delle risorse in Internet, l'accessibilità e l'usabilità», p. 74.

L'indirizzo del servizio Web of science, tramite il quale interrogare i Citation index dell'Isi ora è <http://scientific.thomson.com/products/wos>. Esiste ora anche un altro servizio commerciale simile prodotto da Elsevier, Scopus <http://www.scopus.com>, che permette di recuperare sia coi tradizionali metodi di ricerca che attraverso il reticolo delle citazioni 28 milioni di abstract e altri 245 milioni di riferimenti bibliografici provenienti da quasi 13.000 periodici di 4.000 diversi editori.

La pagina per le normative sull'accessibilità del Cnipa è stava cambiata per l'ennesima volta. Ora si trova con Url <http://www.cnipa.gov.it/site/it-IT/Normativa/Leggi,_Decreti_e_Direttive>. La normativa è stata completata da «Requisiti tecnici e i diversi livelli per l'accessibilità agli strumenti informatici» (Decreto 8 luglio 2005, pubblicato sulla «Gazzetta ufficiale» dell'8 agosto 2005, n. 183) ed è stato istituito un elenco dei valutatori, disponibile a partire dallo stesso indirizzo. Da sottolineare ancora come il Cnipa, che dovrebbe promuovere la facilità di accesso, continui a distinguersi per i ripetuti cambiamenti di indirizzo e per l'uso di Url troppo lunghi, astrusi e impossibili da ricordare; questo, addirittura, contiene come separatore sia una virgola sia un simbolo di sottolineatura, con un'ineleganza che fa accapponare la pelle a qualsiasi esperto del settore.

Anche le pagine sull'accessibilità del sito del Governo sono state spostate; adesso si possono consultare all'indirizzo <http://www.governo.it/Presidenza/web/accessibilita.html> e sulle pagine di Publiaccesso, con Url <http://www.pubbliaccesso.gov.it>.

È stato completamente rifatto anche il sito del Ministero per l'innovazione nella Pubblica amministrazione, da cui è scomparso ogni riferimento all'accessibilità.


Introduzione

Parte prima

Parte seconda

Parte terza

Acronimi e Bibliografia