Valerio Eletti - Manuale di editoria multimediale
Appendice 3: E-book, e-ink ed e-paper di Katia D’Eramo

Pdf: il Portable Document Format di Adobe

Il Pdf è un formato di codifica proprietario34 per la rappresentazione e la distribuzione di documenti su supporto digitale, introdotto sul mercato dalla Adobe nel 199435. Gli operatori del settore editoriale che desiderano lavorare con una soluzione professionale estremamente affidabile per la pre-stampa e per la circolazione di documenti on line, utilizzano questo formato già da svariati anni. Il Pdf è inoltre molto diffuso anche nell’intero mondo aziendale, perché rappresenta un ottimo strumento per distribuire contenuti di manualistica e di letteratura tecnica; nel maggio 2000 l’Ansi (l’ente di standardizzazione americano) l’ha approvato come standard.

Tale formato deriva dal PostScript, un linguaggio sviluppato sempre dalla Adobe per la gestione delle stampanti professionali; la sua peculiarità consiste nel mantenere perfettamente i caratteri, la formattazione, i colori e le immagini del documento di origine, indipendentemente dall’applicazione e dalla piattaforma utilizzate per crearlo. Per la visualizzazione l’Adobe ha creato Acrobat Reader, un programma leggero e di facile utilizzo, distribuito gratuitamente e liberamente ridistribuibile, disponibile su varie piattaforme come Windows, Mac Os e Linux.

Inoltre, il formato Pdf supporta in modo nativo un efficiente sistema di cifratura, basato su un metodo di crittografia asimmetrica36 o a doppia chiave. Si tratta di un meccanismo cruciale per proteggere i materiali coperti da copyright pubblicati on line. A tal proposito, è opportuno sottolineare che quando si compra un libro elettronico, quello che in realtà viene acquistato non è tanto il file digitale corrispondente, ma una licenza, che consiste appunto in una chiave software personalizzata, che permette di decrittare il file Pdf cifrato in cui il libro vero e proprio è contenuto. In altre parole, a pagamento effettuato, un piccolo file di decrittazione (Rmf) viene trasferito dal server dell’editore a una directory di sistema del computer del cliente. Il download dell’e-book può infatti avvenire anche indipendentemente dall’acquisto. Tuttavia, trattandosi di un file protetto da crittografia, non può essere visualizzato fino a quando la transazione non è ultimata con il rilascio della relativa licenza dietro pagamento. Facendo un parallelo con il mondo fisico, è come se i libri tradizionali fossero a disposizione di tutti, ma serrati ermeticamente con un lucchetto che si apre solo con una chiave speciale, diversa per ogni copia. Se non la si acquista, il libro è del tutto inutilizzabile. È quindi la coppia di file Pdf/Rmf che rappresenta il documento consultabile vero e proprio. Qualora si verifichi una cancellazione accidentale della licenza, ciò non costituisce un problema, perché Acrobat ne memorizza una copia nella cartella del sistema operativo e, quando si va ad aprire il relativo file Pdf, ricostruisce automaticamente l’Rmf corrispondente.

Il vero problema consiste invece nel fatto che la licenza viene costruita in base a delle caratteristiche ben precise del computer dell’utente, come il numero di serie del processore, oppure del disco rigido, o di entrambi. Ogni volta che si apre l’e-book, la decifrazione avviene «al volo» verificando i numeri di serie dell’hardware prestabilito. Se non sono più gli stessi, l’operazione fallisce. Ciò significa che il libro elettronico può essere letto esclusivamente sul dispositivo fisico tramite cui è stato acquistato. Se vengono cambiate le caratteristiche tecniche in base alle quali la chiave è stata costruita (ad esempio si aggiorna il processore, o l’hard-disk, come comunemente si fa ogni due o tre anni), il libro diventa di nuovo impenetrabile.

Nel complesso il sistema Drm della Adobe risulta piuttosto flessibile nonostante i limiti dovuti alla creazione di chiavi individuali dipendenti dall’hardware installato e dalla sua configurazione. Anche perché la politica delle licenze è in realtà a discrezione dell’editore (o comunque del content provider). È l’editore a decidere dei criteri più o meno restrittivi (ad esempio se rilasciare o meno più chiavi all’utente, oppure se e in quale misura consentire la stampa del documento, il prestito, ecc.).

Inoltre, nel giugno 2002 Adobe ha rilasciato la versione 3.0 di Adobe Content Server, introducendo importanti novità: con l’adozione di tale sistema, le biblioteche possono prestare e distribuire testi in formato Adobe Pdf e i content provider offrire a consumatori e dipendenti abbonamenti digitali a contenuti in formato Adobe Pdf. In sintesi, per quanto riguarda le biblioteche, i libri elettronici sono automaticamente registrati in entrata e in uscita e possono essere integrati con il sistema di catalogazione, semplificandone la gestione. Si possono stabilire a propria discrezione delle licenze di utilizzo, ad esempio che gli e-book scadano dopo un determinato intervallo di tempo. Al termine del prestito, l’e-book viene automaticamente disabilitato dal personal computer del cliente e ritorna nel catalogo della biblioteca. Da parte sua l’utente può, attraverso l’interfaccia web della biblioteca, richiedere e ricevere libri in formato elettronico, scaricarli sul proprio Pc, senza dover restare connesso a Internet per la lettura.

Rispetto allo standard Oeb, il Pdf gode di alcuni indubbi vantaggi. Il più importante è la capacità di integrare contenuti multimediali (come filmati e clip audio), grafica vettoriale e moduli interattivi. Inoltre, possiede una migliore capacità espressiva sia dal punto di vista della grafica sia dell’impaginazione del testo, e supporta anche link ipertestuali con le pagine web (oltre che internamente al documento).

Il limite del Pdf è invece la sua intrinseca rigidità (elemento dal duplice risvolto, visto che è stato anche il motivo principale del suo grande successo), ma soprattutto il fatto che si concentra esclusivamente sugli aspetti formali e presentazionali di un documento, e non sulla sua struttura logica. La sua base è infatti il PostScript, cioè un linguaggio di descrizione della pagina, non del contenuto. La conseguenza è l’incapacità di gestire il page flow in modo dinamico: ciò significa che la distribuzione del testo nelle diverse pagine del documento rimane fissa, anziché adattarsi alle dimensioni e alla risoluzione dello schermo.

Per superare questi problemi sono già disponibili alcuni sistemi (e altri se ne stanno studiando) in grado di associare meta-informazioni ai file Pdf37.

Inoltre, non si tratta di uno standard aperto e pubblico, anche se è diffusissimo in tutto il mondo, ma di un formato chiuso e proprietario, e abbiamo già visto in precedenza i rischi a cui si va incontro in tali casi. Sarebbe auspicabile una compatibilità diretta con lo standard Oeb. Al momento, la conversione dal formato Oeb al formato Pdf continua a richiedere strumenti piuttosto costosi o di difficile utilizzo.

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«E-paper» ed «e-ink»: il futuro?