Valerio Eletti - Manuale di editoria multimediale
Appendice 1: L’introduzione della dimensione tempo nella bidimensionalità della scrittura
di Tiziana Dedola

Estetica della scrittura e dell’immagine in movimento

Anche la superficie dell’ipertesto ha subito delle notevoli trasformazioni nel corso della sua breve esistenza.

I primi documenti digitali erano prevalentemente testi scritti, e solo successivamente si sono affermate soluzioni grafiche via via più complesse in cui le immagini potessero acquisire un maggiore spazio e un aspetto più elaborato. L’introduzione del movimento rappresenta così l’ultima tappa nell’evoluzione estetica di un prodotto editoriale dedicato principalmente al trasferimento di nozioni e informazioni.

Allo spazio stabile e omogeneo dei documenti a stampa subentra uno spazio espressivo mutevole, plastico e «reattivo».

Il tempo apporta importanti rivolgimenti nelle fattezze del significante scritto. La progressività del discorso orale viene riprodotta (in maniera meno arbitraria rispetto alla notazione alfabetica) tramite il procedere cadenzato delle lettere sullo schermo; la catena sintagmatica dominata dall’omogeneità dei caratteri a stampa viene spezzata o stravolta al fine di enfatizzare il rilievo delle parole stesse. Le lettere transitano sulla pagina, si ingrandiscono, compaiono all’improvviso o scompaiono in relazione agli intenti dell’autore multimediale.

Il movimento si configura, così, come un tratto visivo che sovradetermina il senso delle parole, poiché al significato lessicale si giustappone il significato che esse assumono nel contesto visivo circostante e le accezioni che derivano dalle caratteristiche delle loro trasformazioni.

Le parole in movimento sono così il prodotto della compresenza di due complementari, la scrittura e l’oralità (la vista e il suono), e rafforzano tendenze latenti in entrambe.

Dall’oralità ritornano alcune proprietà andate disperse nella chirografia: le parole sono nuovamente degli «eventi», accadono nel tempo, non sono eterne e stabili. Evidenziando attraverso il dinamismo la presenza di zone attive, esse sono anche agenti di mutazione, «performative», ossia dotate di potere sugli oggetti del mondo visuale cui appartengono, come si pensava fossero i «nomi» nelle civiltà non alfabetizzate.

D’altro canto le parole estrapolate dalla catena del sintagma verbale ricordano da vicino le forme della poesia visiva, in cui la parola veniva utilizzata alla stregua di materiale pittorico, e richiamano la cura del lettering propria delle composizioni a stampa più recenti.

La parola risulta definitivamente un dato della percezione visiva, concretizzandosi però in forme meno stabili di quelle stampate, ripristinando in parte l’evanescenza e la ritmicità propria del procedere sequenziale dell’oralità.

«Le forme tipo/grafiche sono immagini, sono immagini delle parole, sono immagini dei suoni e delle associazioni mentali che questi ultimi riescono a ricreare»14.

Il rapporto tra le parole e le immagini giunge quindi a un’ulteriore svolta. Grazie all’uso di software come Macromedia Flash e Director, si può ovviare alla necessità di linee spartitorie tra le zone della schermata (proprie invece dei siti realizzati con la tecnologia Html): parole e immagini si integrano perfettamente, possono occupare qualsiasi parte dello schermo, incastonarsi e sovrapporsi senza limitazioni.

Anche lo statuto dell’immagine cambia: la segnalazione dell’ingresso ai moduli è sovente affidata a un’immagine animata. Indicando la presenza di un collegamento, essa ne ritrae metonimicamente il contenuto, svolgendo la funzione di campione rappresentativo della classe di oggetti interni al modulo. In questo senso l’immagine viene investita di un ruolo molto prossimo a quello della parola scritta, poiché deve sintetizzare, ma a dispetto della brevità, rendere effettivamente intelligibile ciò che s’incontrerà nel nodo15.

Si parla così di «iperimmagine», ossia scatola cinese dotata di valore operativo oltre che didascalico, che ripristinerebbe quel potere euristico che l’immagine avrebbe perso a seguito dell’affermarsi del linguaggio verbale quale principale veicolo d’espressione16. In questo compito verrà comunque supportata, il più delle volte, dalle indicazioni scritte, così che il suo ruolo di «araldo» della sezione può riguardare più un’anticipazione delle proprietà grafiche del modulo che la denominazione del suo contenuto, operata in modo molto più preciso dalla parola.

I confini tra la scrittura e l’immagine diventano dunque sempre più sfumati, tanto che non ha più senso contrapporre la «razionalità» della prima all’«emotività» della seconda, la «discretizzazione» del tempo alla «continuità» dello spazio.

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La funzionalità del movimento nelle pagine web

Il nuovo tempo dell’ipertesto