Valerio Eletti - Manuale di editoria multimediale
Appendice 1: L’introduzione della dimensione tempo nella bidimensionalità della scrittura
di Tiziana Dedola

La funzionalità del movimento nelle pagine web

«Il movimento è una traslazione nello spazio. Ora, ogni volta che vi è traslazione di parti nello spazio, c’è anche cambiamento qualitativo in un tutto»17.

Nella schermata il movimento produce una modifica delle relazioni formali tra gli elementi visivi: ad esempio l’espansione di un menu comporta la contrazione di un’altra porzione del piano; lo spostamento di un oggetto o la sua trasformazione può delineare un nesso associativo tra unità apparentemente slegate.

Il movimento crea relazioni, ma ha anche il potere di distruggerle, crea delle gerarchie, come fa lo spazio, ma le può in continuazione rinegoziare, trasgredire, annullare. Insomma il movimento, con l’ausilio del tempo che afferma e poi nega, turba la stabilità dei rapporti, fa dell’espressione una struttura mai conclusa, un’opera mai finita, ma fluttuante, fragile.

In questo ricorda l’indefinitezza tipica dell’ipertesto, per natura un dispositivo d’espressione dinamico e processuale: il movimento rende visibile, senza limitazioni, la sua tendenza all’instabilità rafforzando l’imprevedibilità delle vedute, la logica dei balzi improvvisi tra i suoi territori.

Il movimento, nel duplice senso di cambiamento e spostamento, si affianca alle figure spaziali nell’opera di traduzione in forme percettive dei concetti: introduce la durata come criterio di differenziazione degli oggetti, la plasmabilità come strumento di figurativizzazione dell’agire dell’utente, e infine la sequenzialità come nuova dimensione espressiva che realizza nel tempo le connessioni formali e semantiche tra i materiali.

Le distinzioni tra le zone dell’ipertesto e quindi il rilievo di alcune parole chiave vengono segnalate, infatti, attraverso la contrapposizione tra il dinamismo dei link e la stasi dello sfondo, non più solo ricorrendo ad altri artifici grafici di differenziazione, come il rilievo tridimensionale o i riquadri divisori. Si comincia cioè a sfruttare un principio interno alla nostra esperienza percettiva quotidiana: il rapporto tra sfondo e rilievo connota il primo come il luogo da cui provengono le informazioni nuove, inaspettate sullo scenario percepito, mentre in rilievo vi è ciò che già è stato colto, elaborato e identificato dal sistema visivo18.

La comparsa di oggetti sullo sfondo li investe di una forte carica attrattiva, la quale cresce ulteriormente se questi sono sottoposti a movimenti e trasformazioni: l’uomo, così come la maggior parte degli esseri viventi, è estremamente reattivo alla comparsa di stimoli in movimento, percepiti ben prima che ne sia identificabile la forma, e solitamente accolti da uno spostamento repentino dello sguardo19.

L’oggetto dotato di movimento risalta potentemente sullo sfondo se però quest’ultimo è tendenzialmente omogeneo, pressoché statico e quindi non attrae di per sé l’attenzione, «non assuefa» l’osservatore alla presenza di stimoli dinamici.

Nel web il movimento andrebbe quindi utilizzato con parsimonia, evitando le cacofonie e disarmonie che un sovraffollamento di richiami dinamici produce.

Se è vero che il movimento può turbare l’andamento della lettura va detto, però, che ciò non avviene in modo così scontato e meccanico come si potrebbe pensare: se si è concentrati su una determinata porzione del campo visivo e non ci si aspetta la comparsa di niente d’allarmante (situazione congeniale a un utente immerso nella lettura su schermo), non necessariamente il movimento produce uno spostamento del centro d’interesse20.

La dinamizzazione di un link va contemplata come uno strumento di orientamento, ovvero come segnale della presenza di una zona attiva su cui intervenire attraverso la protesi virtuale del cursore. Distorcendosi o mutando di colore i bottoni o i riquadri dinamici si appellano al fare dell’utente, rafforzando l’invito con suoni in sincronia con le immagini o provocati dallo sfioramento del cursore. Il legame tra movimento percepito e azione è infatti piuttosto serrato21: il movimento del link rende visibili le condizioni della sua manipolabilità, instaurando un nesso sinestesico tra percezione visiva e tattile tale da suggerire con la sua foggia cangiante i potenziali effetti del suo «rimaneggiamento».

Il roll over (il passaggio senza clic) su un bottone produce sovente la discesa di un menu a tendina in cui sono presenti i sottomoduli associati al link: l’espansione rende visibile così la dilatazione di tipo concettuale in cui incorre il lessema del collegamento, traduce in forma visiva il passaggio dal termine sintetico e generale del primo raggruppamento alle categorie più specifiche dei nodi finali.

Il movimento è quindi un tratto espressivo che consente una migliore visibilità dell’architettura concettuale, suggerendo all’utente i possibili luoghi dello spazio in cui potrebbe approdare, e palesa le modalità con cui può agire sulla superficie per raggiungere tali isole testuali.

La reattività dei bottoni fornisce un ulteriore contributo alla navigazione: rappresentando i luoghi dove «lo spettatore allunga, letteralmente, le mani sulla scena»22, fornisce delle indicazioni circa la posizione del cursore (e quindi dell’utente) e sanziona, attraverso mutamenti plastici e cromatici, le sue scelte tematiche. Il fruitore trova un proprio rappresentante simulacrale in queste zone attive, un segno evidente della sua presenza e delle sue strategie di posizionamento «somatico» e «cognitivo» nel testo23.

Il movimento fornisce quindi una valida segnaletica – tramite i bottoni, i menu, i riquadri animati dei banner – all’orientamento, indicando le vie di fuga e i varchi tra le porzioni dell’ipertesto.

Nei siti editi con Flash o Director, una volta operata la scelta di una nuova pagina, la schermata non subisce un completo riaggiornamento, la transizione non avviene in modo brusco e immediato, bensì si snoda per tappe in cui le linee portanti della schermata, le parole o le immagini scompaiono lentamente sostituite da nuovi elementi: il primo contatto con il territorio del sito o il passaggio tra i nodi dello stesso sono contrassegnati, così, da brevi animazioni leggere che vanno a costituire i filmati di loading, le intro o i semplici movie di collegamento tra le pagine.

L’apparizione del contenuto si realizza progressivamente, instaurando dei brevi stati di attesa in cui l’utente si dispone a fare da spettatore passivo all’offerta di immagini, suoni e parole animate che si succedono sulla schermata. La sequenzialità dell’audiovisivo si impone quindi all’interno di un dispositivo espressivo dominato più di qualsiasi altro dalla reticolarità: la libertà di movimento trova degli ostacoli nei percorsi obbligati previsti dall’autore multimediale e nel procedere temporalizzato della messa in scena.

Da quanto detto emerge come il movimento connoti i balzi tra i materiali testuali come «momenti liminali», come se ciascun filmato fosse una soglia di arrivo o di partenza da superare per poter accedere alle preziose isole di senso dell’ipertesto24.

Tali soglie risultano spesso piuttosto gradevoli dal punto di vista grafico, veri e propri spazi e tempi d’intrattenimento tramite i quali accrescere il piacere estetico dello scambio comunicativo (le intro ad esempio hanno costituito un vero e proprio genere espressivo specifico, presentando una mescolanza di caratteri tratti dalle sigle promozionali televisive, dalle pubblicità o dai titoli di testa dei film).

Slogan e parole chiave che transitano da una zona all’altra dello schermo in accordo con musiche create ad hoc, foto o microfilmati giustapposti da un montaggio vorticoso, domande oscure rivolte allo spettatore: tutto ciò accoglie l’utente e cerca di stimolarne le aspettative, generando un vago senso di attesa che giungerà presto a termine.

Elementari forme narrative vengono ad esempio proposte nei banner (gli spazi pubblicitari inseriti nelle pagine web), ugualmente al fine di solleticare l’interesse dell’utente attraverso associazioni inedite di parole e immagini dinamiche. L’ambiguità delle frasi o delle immagini avvicina queste forme promozionali alla comunicazione pubblicitaria, per quanto ancora il valore aggiunto che potrebbe essere tratto dall’interattività non viene sfruttato appieno (sono ancora pochi i banner che offrono dei servizi immediati per l’utente o giochi interattivi con cui intrattenerlo).

Il movimento fornisce un valido aiuto agli intenti espressivi dell’autore multimediale, purché costui ne sappia vagliare attentamente il peso percettivo e l’effettiva funzionalità rispetto al valore d’uso del testo, ossia il genere di contenuto e lo scopo che intende raggiungere col proprio prodotto editoriale.

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Il nuovo tempo dell’ipertesto