Valerio Eletti - Manuale di editoria multimediale
Appendice 2: Print on demand di Maria Chiara Mommo

Le applicazioni potenziali del print on demand

Oggi gli editori sono costretti a lavorare tollerando altissimi livelli di rischio economico: come decidere l’entità della tiratura? Come valutare la possibile reazione dei lettori nei confronti di un nuovo titolo o di un nuovo autore? Valutazioni sbagliate portano all’aumento indiscriminato dei costi, di produzione prima e di gestione poi, costi che possono incidere pesantemente sui bilanci di una casa editrice e quindi sulla sua sopravvivenza nel tempo.

Attualmente gli editori devono produrre migliaia di copie per ammortizzare il costo degli impianti di pre-stampa. Sono così penalizzati gli operatori minori che, rivolgendosi a un mercato locale che può assorbire solo un numero limitato di copie, si trovano a dover affrontare con pochi mezzi i costi di distribuzione, delle rese e del magazzino, dovuti ai libri invenduti. Il print on demand, dando la possibilità di attuare delle «microtirature», potrebbe pertanto introdurre la pratica, economicamente conveniente, di una stampa su misura del prenotato: pubblicare solo un numero di copie pari a quelle richieste. Limitando così i rischi economici che oggi condizionano il mercato, l’editore potrebbe tornare a scommettere e rischiare sul valore e sulla qualità di un nuovo autore o manoscritto, senza combattere le insidie dei costi di produzione, di distribuzione, rese e magazzino. Il PonD è particolarmente adatto per la pubblicazione di opere specialistiche, di norma a bassa tiratura, quali i titoli accademici e specialistici, come vedremo meglio nel prossimo paragrafo.

Va puntualizzato che gli editori non sono le sole figure coinvolte nel processo di cambiamento innescato dall’adozione delle nuove tecnologie. È opportuno quindi valutare quali possano essere i risvolti causati dall’adozione del print on demand per altre categorie quali gli autori, i librai, i lettori e le biblioteche.

Il print on demand potrebbe aprire nuove strade anche agli autori: abbattuti i costi, le case editrici potrebbero valutare la qualità delle nuove proposte a prescindere dalle prospettive di vendita. Anche l’autopubblicazione potrebbe essere (nel bene e nel male) una nuova opportunità per l’autore4. Società come Xlibris5, infatti, utilizzano le tecnologie digitali, stampano e rilegano i lavori di autori che si rivolgono a mercati estremamente marginali e che, per questo motivo, non troverebbero spazio fra le collane di una casa editrice tradizionale.

Grazie a una diffusione delle tecniche di print on demand, inoltre, i librai potrebbero limitare drasticamente il problema dell’assortimento dei titoli e del «fuori catalogo», di quei titoli cioè che non garantiscono alti livelli di vendita e che la casa editrice non ha convenienza a ristampare. Quante volte è capitato, entrando in libreria, di non trovare più un titolo recente ma forse poco commerciale? Quante volte abbiamo richiesto, senza successo, titoli fuori catalogo? L’editore in effetti deve fare i conti con i risultati di vendita che spesso, quando non sono positivi, determinano la fine della distribuzione di libri che escono così dai cataloghi, scomparendo dagli scaffali delle librerie.

I lettori potrebbero trarre vantaggio dal fatto che le librerie dispongano di macchine per eseguire la stampa su richiesta di determinati titoli (anche se, in questo caso, dovrebbe esistere a monte la volontà di tutti gli operatori della filiera distributiva dell’editoria per la creazione di un ricco catalogo comune e standardizzato di opere digitalizzate, pronte per essere stampate a richiesta). In questo caso, il cliente della libreria potrebbe accedere al database, richiedere il titolo che non è disponibile in libreria e averlo stampato e rilegato, nel giro di pochi minuti, dallo stampatore digitale più vicino che ha ricevuto il libro sotto forma di file. Si potrebbe ipotizzare anche la creazione di consorzi di librerie che acquistano e utilizzano in comune le stampanti digitali dividendo così i costi di acquisto e manutenzione delle macchine, oggi ancora alti.

Con il print on demand, inoltre, si aprirebbe per i lettori una nuova e preziosa opportunità: consultare, o magari acquistare, le copie dei rarissimi testi originali custoditi nelle biblioteche, ma oggi inaccessibili. Grazie agli scanner ottici è infatti possibile digitalizzare i manoscritti più antichi, che potrebbero quindi essere stampati e commercializzati in base alle richieste dei lettori. Nuove opportunità, così, anche per le biblioteche pubbliche, che potrebbero valutare la possibilità di vendere le copie stampate dei loro tesori e garantirsi utili entrate economiche grazie a testi oggi neppure consultabili.

Il settore commerciale è l’unico ad aver già adottato, con successo, la stampa digitale per la produzione di materiale pubblicitario, grazie soprattutto alla possibilità di personalizzare ogni copia (pensiamo per esempio alle buste che ci arrivano nella cassetta della posta, a casa, con una lettera d’accompagnamento che riporta il nostro nome). Molte sono le iniziative di marketing o comunicazione pubblicitaria che fanno della comunicazione one-to-one e della personalizzazione del rapporto con i clienti un aspetto decisivo della strategia adottata; e molte sono già da anni le stampanti sul mercato che supportano tale funzione. I prodotti commerciali stampati in digitale sono moltissimi: da brochure, cataloghi e direct mailing fino a striscioni pubblicitari ed etichette autoadesive. La versatilità dei materiali supportati dalle stampanti digitali è una caratteristica fondamentale per gli operatori commerciali che possono realizzare prodotti originali per creatività e supporti. La possibilità di stampare un elevato numero di copie per minuto e avere il prodotto richiesto pronto per essere trasportato e commercializzato in breve tempo, rende la stampa digitale funzionale nei processi di ottimizzazione di tempi di produzione e qualità dei prodotti.

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L’utilizzo del PonD nell’editoria accademica