Indice Estratto

Edizione: 2015, IV rist. 2022
Pagine: 352
Collana: Quadrante Laterza [202]
ISBN carta: 9788858118986
ISBN digitale: 9788858120835
Argomenti: Storia d'Europa

L'altra metà dell'Europa

Dalla Grande Guerra ai giorni nostri

Francesco Guida

Versione Cartacea
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Le vicende tra la prima e la seconda guerra mondiale, il mezzo secolo di socialismo reale vissuto all’ombra di Mosca, gli ultimi decenni che hanno portato all’ammissione nell’Unione europea: oggi l’Europa centro-orientale non è più una periferia, come a lungo è stata considerata.

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Edizione: 2022
Pagine: 352
Collana: Quadrante Laterza
ISBN: 9788858118986

L'autore

Francesco Guida

Francesco Guida è professore ordinario di Storia dell’Europa centro-orientale all’Università Roma Tre e direttore del Dipartimento di Scienze politiche. Ha insegnato nelle università di Roma La Sapienza e Venezia. È Presidente dell’Associazione Italiana di Studi del Sud-Est Europeo (AISSEE), affiliata all’Association Internationale d’Etudes du Sud-Est Européen.Tra i suoi libri più recenti: La Romania contemporanea. Momenti e questioni di storia (Milano 2002); La Russia e l’Europa centro-orientale 1815-1914 (Roma 2003); Romania (Milano 2009²).

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Rassegna stampa

su L'Espresso (23-07-2015) Allegato

L'altra metà dell'Europa
Per capire l'Est Europa
Leggi recensione in pdf
di C. Lindner
su La Gazzetta del Mezzogiorno (19-07-2015) Allegato

L'altra metà dell'Europa
Saggiamente
Leggi recensione in pdf
di M. Triggiani

1 Questo il titolo di un volume da me curato oltre dieci anni fa: L’altra metà del continente. L’Europa centro-orientale dalla formazione degli Stati nazionali all’integrazione europea, Padova, CEDAM, 2003.

2 Wayne S. Vucinich, Serbia between East and West. The events of 1903-1908, Stanford, Stanford University Press, 1954.

3 George B. Leontaritis, Greece and the first World War: from neutrality to intervention, 1917-1918, New York, Columbia University Press, 1990.

4 La storiografia albanese parla con orgoglio di guerra di Valona e più in generale di guerra di liberazione antimperialista: di fatto il limitato contingente militare italiano fu costretto a ritirarsi anche in seguito agli scontri con forze locali semiregolari. Muin Çami, Lufta çlirimtare antiimperialiste e popullit shqiptare ne vitet 1918-1920 (La guerra di liberazione antimperialista del popolo albanese negli anni 1918-1920), Tirane, Universiteti Shteteror i Tiranes, Instituti i Historise, 1969.

5 Già dall’Ottocento tra cechi e tedeschi di Boemia (identificati rispettivamente nelle api e nei cinghiali) vi erano state serie tensioni che però non dovevano di necessità portare alla nascita di uno Stato indipendente ceco, ma a un ruolo diverso dei cechi in seno all’impero retto dagli Absburgo. Alfredo Laudiero, Api e cinghiali. Culture politiche dell’Europa centrale: il caso ceco, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2000.

6 In Bessarabia i filobolscevichi combattevano contro governo e Parlamento dominati dall’elemento romenofono, che chiese l’aiuto romeno e proclamò l’annessione alla Romania.

7 Vasta è la letteratura sulla Conferenza della pace. Ci limitiamo a rinviare a Francesco Caccamo, L’Italia e la ‘Nuova Europa’: il confronto sull’Europa orientale alla Conferenza di pace di Parigi (1919-1920), Milano, Luni, 2000.

8 Jerzy Lukowski, Hubert Zawadzki, Polonia il paese che rinasce, Trieste, Beit, 2009, p. 223. Pochi giorni prima anche a Lublino vi era stata una dichiarazione di indipendenza a opera del socialista Daszyski che poi accettò di collaborare con Pisudski.

9 Arkady Joukovsky, Histoire de l’Ukraine des origines à nos jours, Paris, Dauphin, 2005³; Giulia Lami, Ucraina 1921-1956, Milano, Cuem, 2008; Katrin Boeckh, Ekkehard Völkl, Ucraina dalla rivoluzione rossa alla rivoluzione arancione, Trieste, Beit, 2009.

10 Caterina Filippini, Polonia, Bologna, il Mulino, 2010.

11 Carla Tonini, Operazione Madagascar: la questione ebraica in Polonia 1918-1968, Bologna, Clueb, 1999.

12 Nel 1924 Laidoner represse una rivolta filobolscevica in patria.

13 Ralph Tuchtenhagen, Storia dei paesi baltici, Bologna, il Mulino, 2008.

14 Massimo Longo Adorno, Storia della Finlandia contemporanea. Il percorso della modernità e l’integrazione nel contesto europeo, Milano, FrancoAngeli, 2014, p. 65.

15 Seppo Hentilä, Dall’indipendenza alla fine della guerra di continuazione, in Osmo Jussila, Seppo Hentilä, Jukka Nevakivi, Storia politica della Finlandia. 1809-2003, Roma, Guerini e Associati, 2004, pp. 107-133; Massimo Longo Adorno, Italia e Finlandia davanti al Patto Molotov-Ribbentrop (1939-1941), in Il Patto Ribbentrop-Molotov, l’Italia e l’Europa (1939-1941), a cura di Alberto Basciani, Antonio Macchia e Valentina Sommella, Roma, Aracne, 2013, pp. 208-210.

16 È noto che la principale alleata della Germania, l’Italia fascista, invece, simpatizzava per la Finlandia e Mussolini giunse a chiedere conto a Hitler di un eccesso di tatticismo verso il «nemico ideologico», l’Unione Sovietica. Si veda ibid.

17 Massimo Longo Adorno, Storia della Finlandia contemporanea, cit., p. 65. Il testo del trattato di pace finno-sovietico si può leggere in appendice a Max Jakobson, Finland survived. An account of the Finnish-Soviet winter war 1939-1940, Helsinki, Otava, 1984², e a Robert Edwards, White death. Russia’s war on Finland 1939-40, London, Phoenix, 2007, pp. 283-289.

18 Ci si può chiedere se tale misura era coerente con il progetto di un futuro conflitto con l’Unione Sovietica.

19 Fu definita guerra di continuazione, Jatkosota.

20 La Dichiarazione d’indipendenza della nazione cecoslovacca fu ufficialmente firmata a Parigi il 18 ottobre 1918 da Masaryk, Beneš e Milan R. Štefánik, rispettivamente primo ministro, ministro degli Esteri e dell’Interno, e della Difesa nazionale, nel Consiglio nazionale cecoslovacco che le potenze dell’Intesa avevano riconosciuto come legittimo governo all’estero. In realtà fu scritta dal solo Masaryk a Washington dove fu pubblicata in lingua inglese, con l’approvazione del segretario di Stato americano Lansing. Si veda Costruire uno Stato. Scritti di Tomáš Garrigue Masaryk sull’identità nazionale ceca e la creazione della Cecoslovacchia, a cura di Pasquale Fornaro, Firenze, Le Lettere, 2011, pp. 251-252.

21 Antoine Marès, Histoire des Tchèques et des Slovaques, Paris, Perrin, 2005, p. 331. Su Masaryk si veda Alain Subigou, Thomas G. Masaryk, Paris, Fayard, 2002.

22 Gioacchino Nicoletti, Sotto la cenere, Milano, Treves, 1927, Firenze, Sansoni, 1968²; Giulio Cesare Gotti Porcinari, Coi legionari cecoslovacchi al fronte italiano ed in Slovacchia, 1918-1919, Roma, Regionale, 1933.

23 Giuseppe Rutto, Thomas Garrigue Masaryk 1850-1937, Roma, Nuova Cultura, 2008 (l’opera risente un po’ troppo di quella di Subigou).

24 Antoine Marès, Edvard Beneš: un destin emblématique de la tragédie de l’Europe face aux totalitarismes, Paris, Perrin, 2014.

25 Morì suicida nel 1945 dopo essere stato imprigionato dagli statunitensi: per uccidersi si tagliò le vene con le lenti rotte dei suoi occhiali.

26 Péter Hanák, La miseria di una regione spezzata, in Dalla liberazione di Buda all’Ungheria del Trianon. Ungheria e Italia in età moderna e contemporanea, a cura di Francesco Guida, Roma, Lithos, 1996, p. 228.

27The Secret History of the Czech Connection - The Czechoslovak Government in Exile in London and Buckinghamshire during the Second World War, a cura di Neil Rees, Cesham, 2005; Jírí Musil (a cura di), The End of Czechoslovakia, Budapest-New York, Central European University Press, 2000 (illustra i rapporti tra cechi e slovacchi sia tra le due guerre mondiali sia in seguito).

28 Antoine Marès, Histoire des Tchèques et des Slovaques, cit., p. 384. Nel 1946 Vlasov fu giustiziato a Mosca, essendo stato riconsegnato allo Stato sovietico.

29 Lisa Guarda Nardini, Tiso: una terza proposta, Padova, CESEO, Liviana, 1977; Ingrid Graziano, István Eördögh, Josef Tiso e la questione ebraica in Slovacchia, Cosenza, Periferia, 2002; James Ramon Felak, After Hitler, before Stalin: Catholics, communists, and democrats in Slovakia, 1945-1948, Pittsburgh, University of Pittsburgh Press, 2009; James Mace Ward, Priest, politician, collaborator: Jozef Tiso and the making of fascist Slovakia, Ithaca-London, Cornell University Press, 2013.

30 Milan S. Durica, Dr. Joseph Tiso and the Jewish problem in Slovakia, Padova, Stamperia dell’Università, 1964; Ingrid Graziano, István Eördögh, Josef Tiso e la questione ebraica in Slovacchia, cit.; Curzio Nitoglia, Monsignor Josef Tiso e il problema ebraico: per un sano revisionismo storico, Genova, Effepi, 2010.

31 Stanislav J. Kirschbaum, A history of Slovakia. The struggle for survival, New York, St. Martin’s Griffin, 1995, p. 221.

32 Relazione La fine della monarchia dualista – storiografia e interpretazioni presentata al convegno Storia, letteratura, cultura dei popoli del regno d’Ungheria all’epoca della Monarchia austro-ungarica (1867-1918), Roma, gennaio 2013.

33 Francesco Guida, Ungheria e Italia dalla fine del primo conflitto mondiale al trattato del Trianon, in «Storia contemporanea», XIX, 1988, 3, pp. 5-42.

34 Martina Bertoni, Miklós Horthy, dittatore o gentiluomo?, Udine, Forum, 2010; Catherine Horel, L’amiral Horthy régent de Hongrie, Paris, Perrin, 2014.

35 Ignác Romsics, The dismantling of historic Hungary: the peace treaty of Trianon, 1920, Boulder, Colorado, 2002.

36 Un associazionismo particolare riguardò giovani e giovanissimi, soprattutto come reazione alla pace del Trianon. Nel 1921 nacque il Levente Mozgalom (Movimento Levente), cui erano affiliati ragazzi da 12 a 21 anni, i quali nel fine settimana svolgevano esercizi fisici che in qualche maniera dovevano servire da surrogato al divieto della leva stabilito dal trattato di pace. Nel 1945 alcuni iscritti al movimento parteciparono alle operazioni belliche. Anche il movimento degli scout sembrava ispirarsi a simili visioni paramilitari.

37 Secondo un’analisi comparata di Ignác Romsics (Il sistema statale e governativo ungherese, 1919-1944, in L’epoca Horthy, a cura di Francesco Guida, Roma, Lithos, 2000, pp. 24-25) all’epoca nell’Europa occidentale e settentrionale, come anche in Austria e in Cecoslovacchia, godeva dei diritti elettorali il 45-60% della popolazione, mentre in altri paesi (Francia, Italia, Svizzera, Belgio, Polonia) tali diritti spettavano al 25-35% dei cittadini e nei Balcani al 20-25%.

38 Pasquale Fornaro, Due aspetti della svolta autoritaria tra le due guerre: fascismo e horthysmo, in Italia ed Ungheria dagli anni trenta agli anni ottanta, a cura di Péter Sárközy, Budapest, Universitas, 1998, pp. 55-58.

39 Qualche dettaglio in più in László Karsai, L’olocausto in Italia e in Ungheria, in Ungheria e Italia nella seconda guerra mondiale, a cura di Francesco Guida, Roma, Lithos 2002; e Francesco Guida, Regimi autoritari e antisemitismo nell’Europa centro-orientale (1933-1944), in Giorgio Perlasca e Raoul Wallenberg. Ricordando, a cura di Cinzia Franchi, Roma, Aracne, 2013.

40Giorgio Perlasca e Raoul Wallenberg. Ricordando, cit.

41 Eliza Campus, The little Entente and the Balkan Alliance, Bucharest, Publishing House of the Socialist Republic of Romania, 1979.

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