Capitolo IV.

«Il lusso dei contadini»

Proviamo allora a seguire, almeno a grandi linee, l’imporsi di un maggiore comfort e di una crescente disponibilità di beni99. Per farlo cerchiamo anzitutto di scoprire quale fosse la situazione in due aree inglesi, la Valle di Berkeley, nel Gloucestershire, e il Kent orientale, una delle zone più ricche della Gran Bretagna, caratterizzata da attività agricole e da un considerevole sviluppo di attività commerciali e artigianali in piccole città e villaggi100. In queste aree nella seconda metà del Seicento tra l’80 e il 90% dei capifamiglia più poveri, il cui patrimonio, al momento della morte, era valutato tra le 10 e le 50 sterline101, possedeva un letto con un telaio, e tutti avevano almeno un materasso da mettere per terra, come era comune fare nel Cinquecento e come continuava ad essere frequente tra gli immigrati in America (Chesapeake). Questi ultimi, infatti, se oltreoceano avevano conquistato maggior libertà e disponibilità di terra e di cibo102, dal punto di vista abitativo vivevano spesso in condizioni di estrema ristrettezza, quasi del tutto privi di mobili, non di rado sedendo e dormendo sul pavimento o sul terreno: nel Maryland (St. Mary County) e in Virginia una percentuale oscillante tra il 55 e il 70% dei più poveri non possedeva alcun tipo di sedile e tale percentuale rimaneva attorno al 50% anche nelle famiglie delle fasce più basse delle classi medie (lower middle class), che peraltro nel 70-80% dei casi non possedevano neppure un letto103.

Nelle zone dell’Inghilterra appena citate104, invece, anche tra i meno abbienti la maggioranza possedeva un tavolo, per quanto poi solo la metà avesse sedie, panche e sgabelli per sedersi. Sedili di questo tipo erano invece sempre presenti, insieme a tavoli e letti, nelle case di tutti coloro i cui beni valevano più di 50 sterline, le abitazioni dei quali erano in genere dotate di almeno cinque stanze105. Solo pochi decenni più tardi, tuttavia, i possessori di tavoli e sedie erano notevolmente aumentati: prendendo come ­base d’osservazione tutta l’Inghilterra, negli anni a cavallo tra Sei e Settecento anche tra coloro i cui beni non arrivavano alle 50 sterline essi oscillavano tra il 70 e il 90%106. A Genainville (Vexin), il pastore Poutrel, che già abbiamo incontrato, per i pasti della sua numerosa famiglia non disponeva che di un piccolo tavolo e di una sedia impagliata, entrambi in cattivo stato. In Spagna, nella valle del Duero, i meno abbienti verso la metà del XVIII secolo possedevano delle sedie solo di rado: esse erano ancora un oggetto di lusso e nelle case dei più poveri gli unici oggetti che potevano apparire una concessione al «superfluo», se valutati con un metro brutalmente materiale, erano le immagini a carattere religioso appese alle pareti, che valevano a stento due o tre reales. Senza dubbio, tuttavia, nell’universo delle credenze e delle pratiche religiose di coloro che le avevano acquistate erano tutt’altro che superflue107. Ma abbandoniamo il sole della Spagna per tornare a sbirciare nelle case inglesi, che, come si è detto, in questo periodo si stavano profondamente trasformando.

Nelle aree indicate, nella seconda metà del Seicento una quota collocabile tra un terzo e la metà dei poveri aveva un armadio, in genere di scarso valore, e dunque probabilmente piccolo, vecchio o piuttosto rozzo. Pochi possedevano invece una credenza o un guardaroba. Nelle loro case era dato tuttavia di trovare qualche pentola e un po’ di terraglie108.

Complessivamente, nelle campagne inglesi tra il 1675 e il 1725 le pentole (cooking pots) erano citate nel 69% degli inventari post-mortem, i piatti di peltro (pewter dishes) nel 43%, le terraglie nel 35%. Probabilmente non pochi ancora usavano scodelle di legno di scarsissimo valore. Tutto ciò che noi associamo alla tavola apparecchiata era in effetti relativamente raro: le tovaglie erano presenti nel 35% dei casi, coltelli e forchette nel 2%. Ma, come si è visto, talvolta non c’erano neppure il tavolo e le sedie. Scarseggiavano poi anche altri oggetti che possono essere considerati indici di un ambiente confortevole: le tende alle finestre erano citate nel 6% dei casi; le immagini alle pareti nel 5%. Altri elementi che mostravano una certa raffinatezza, cultura e «modernità» non erano però del tutto assenti: nel 16% degli inventari era citato almeno un oggetto d’argento, bene di lusso ma anche, probabilmente, forma di tesaurizzazione. C’era inoltre qualche libro nel 17% delle case e gli occhiali da vista erano ancor più diffusi della carta stampata (21%). Tra il 1675 e il 1725 le famiglie che avevano un orologio quadruplicarono, passando dall’8 al 31%: segno dell’imporsi di un rapporto con il tempo sempre meno regolato dai soli ritmi dell’alternarsi del giorno e della notte109. Tra i più poveri libri e quadri erano comunque molto rari. Ed erano tali, peraltro, anche oggetti che possono apparire ben più indispensabili, come i vasi da notte o il necessario per illuminare110.

Anche i dati tratti da inventari relativi ad altre zone, ad esempio Bretagna, Brie, Île-de-France, Normandia, confermano la scarsità dei mezzi di illuminazione: nella pianura di Caen tra il 1700 e il 1715 le famiglie che ne possiedono almeno uno non arrivano neppure al 60% (57%). La luce, tuttavia, si sta facendo strada, per così dire. Rispetto al quindicennio di inizio secolo, tra il 1770 e il 1789 tale percentuale risulta infatti cresciuta all’88%. Ma in buona parte dell’epoca qui studiata nei villaggi all’imbrunire ben pochi mezzi contrastano la signoria delle tenebre, rischiarate solo dal bagliore del camino e dalla timida e tremolante fiammella di qualche fetida candela di sego, di qualche piccola torcia, di qualche lampada ad olio o di qualche semplice bastoncino resinoso debitamente (e pericolosamente) infiammato111. In molte zone interne dell’Inghilterra, del Galles e dell’Irlanda si usano candele di midollo di giunco: vecchi, donne e bambini hanno il compito di tagliare i giunchi ancora verdi, ammorbidirli nell’acqua, pelarli, strizzarli, farne seccare il midollo e ricoprirlo di qualsiasi sostanza grassa disponibile. Qualcuno fa in casa anche le candele di sego, ma dal 1709 al 1831 si tratta di un’attività clandestina, perché esse sono un bene tassato che per legge deve essere comperato presso rivenditori autorizzati. Le candele di cera, che non puzzano e stanno accese molto più di quelle di sego, che tendono a spegnersi, sono tassate ancor più pesantemente: ma in tutt’Europa sono un bene di lusso e non tutti possono permettersele, tanto che in Inghilterra spesso si usano candele di midollo di giunco anche nelle stanze destinate ai servi dei palazzi aristocratici112.

Una storiella diffusa nel mondo anglosassone, pur narrata per denunciare la tradizionale tirchieria degli scozzesi, dietro lo scherzo ci lascia intravedere un mondo in cui l’illuminazione rappresentava un costo e un problema. E indirettamente illustra a quale livello potesse arrivare la promiscuità nelle abitazioni. Il sarto Leper – narra la storiella – si trovò a passare una notte presso la fattoria di una povera contadina scozzese. La donna, al buio, mise della paglia per terra e poi ci preparò sopra il letto. Ben presto, tuttavia, Leper si accorse che il suo giaciglio si muoveva: nell’oscurità la contadina senza rendersene conto l’aveva preparato su un vitello addormentato! Il sarto, che stava seduto accanto al fuoco, decise allora di vendicarsi: chiamò a sé il «letto», che effettivamente si spostò. La povera donna si spaventò da morire. La sua taccagneria venne così punita e la sua povertà ridicolizzata113.

Se Leper dovette accontentarsi di dormire per terra e rischiò di trovarsi abbracciato ad un animale, nelle case dei contadini normanni almeno un letto era universalmente presente già all’inizio del Settecento, analogamente a quanto accadeva nelle aree inglesi analizzate. I tavoli, invece, si generalizzarono verso la metà del secolo, le sedie alla fine: da questo punto di vista le case normanne sembrerebbero dunque arricchirsi un po’ più lentamente di quelle d’oltremanica. I dati disponibili ci mostrano bene le trasformazioni di tali ambienti domestici. Per quanto riguarda il mobilio, a quanto già detto si può aggiungere che nel Settecento ogni famiglia ha almeno un cassone. All’inizio del XIX secolo i cassoni vengono però sostituiti da armadi e guardaroba (comunque presenti già nel Settecento) e comò. Per quanto riguarda invece la dotazione di strumenti e oggetti legati all’alimentazione, già all’inizio del Settecento tutti, praticamente, possiedono almeno una pentola o qualche altro recipiente per bollire i cibi (98%). Ma non è così per altri beni. Ecco allora che tra il 1700-1715 e il 1770-1789 quelli che hanno strumenti per tipi di cottura diversi dalla bollitura passano dall’85 all’88%; coloro che dispongono di piatti aumentano dal 92 al 100%; quelli che hanno almeno una tovaglia crescono dal 61 al 76%: a giudicare da tali dati la cucina sembra insomma divenire appena un po’ più elaborata e la tavola, soprattutto, più improntata alle buone maniere. Oltre a tovaglie e piatti si moltiplicano, infatti, bicchieri e posate. I bicchieri, inizialmente presenti solo nel 28% delle famiglie, si diffondono in circa la metà delle case. E i coltelli da tavola, che nella prima fase nessuno possiede, tra il 1770 e il 1789 fanno la loro comparsa sul 10% dei deschi. Ma sono le forchette che conoscono, in questo periodo, una rapida fortuna. Balzano addirittura dal 4 al 60%114. Anche nel villaggio svevo di Kirchentellinsfurt am Neckar la diffusione delle posate data al Settecento. Ma sino alla fine del XIX secolo il loro impiego resta un fenomeno d’élite. La maggioranza dei contadini mangia con cucchiai di legno o con le mani115.

Le trasformazioni non procedono dunque in modo uniforme: l’Inghilterra orientale è ad esempio una zona in cui, rispetto al resto del paese, nuovi beni si diffondono precocemente116. E, a quanto è dato di giudicare dai dati disponibili, ancora tuttavia piuttosto limitati, sembra abbastanza all’«avanguardia» anche rispetto a molte altre zone europee. Pur con sfasature nei tempi e nei modi di realizzazione, tendenze simili sembrano comunque caratterizzare molte zone d’Europa. Per verificarlo facciamo un ultimo viaggio di ricognizione: dal Nord torniamo al Sud, e percorriamo le belle campagne di Pisa e di Prato. Cosa scopriamo? Scopriamo che nel Sei-Settecento la grande maggioranza dei contadini ha un letto, per quanto in alcuni casi si tratti solo di un paio di panche con un saccone sopra o di «un lettuccio con due trespoli a uso di panche con sacconaccio bene vecchio rotto con un pezzo di strappo di lenzuolo ben sudicio e coltronaccio tutto rotto». Certo qualcuno deve accontentarsi di condizioni simili a quelle offerte per una notte al sarto Leper. È il caso di Agnolo Ciatti di Tobbiana, nel contado di Prato. «Nella [sua] capanna di habitazione» non ci sono ad esempio «beni mobili, né masseritie d’alcuna sorte eccetto che un puoco di paglia con uno straccio di copertaccia di nessun valore dove dormivano sopra, con una cassaccia cattiva intarlata di nessun valore buona solamente da abruciare»117. Ma, appunto, casi come quello di Agnolo sono isolati e, inoltre, sempre più rari. Nel corso del secolo, inoltre, nelle cucine, accanto ad attrezzi presenti fin dal tardo Medioevo, come gli alari del camino e la catena con attaccato il paiolo, i piatti si generalizzano, i boccali di legno e terracotta si moltiplicano, fanno capolino i bicchieri di vetro e le posate non sono più una rarità. Le tovaglie non aumentano, ma nella Toscana precocemente «civilizzata» già dal tardo Medioevo ce ne sono in media due per ogni famiglia. Cresce invece il numero dei tovaglioli, dei canovacci e degli asciugatoi, sia da cucina sia per l’igiene personale. E aumenta il numero delle lenzuola. Complessivamente i pezzi di biancheria domestica posseduti nel Settecento da ogni famiglia sono circa il doppio di quelli che si sarebbero potuti trovare nelle case contadine del Cinquecento118. Non stupisce allora che proprio nel Settecento si cominci a discutere del cosiddetto «lusso dei contadini». Ai nostri occhi non di un vero e proprio lusso si tratta, visto che gli interni di campagna non ridondano certo di specchiere, angoliere laccate, poltrone o porcellane come i palazzi dei ricchi. Il dibattito tuttavia riflette la percezione del cambiamento delle condizioni di vita in una parte del mondo rurale119.

Torna ai paragrafi