Capitolo IV.

Innovazioni

Non a caso, allora, i progressi nell’illuminazione e nel riscaldamento spesso si intrecciarono ad altri mutamenti: le nuove case che venivano costruite tendevano ad essere più ampie, si sviluppavano in altezza, avevano spazi più differenziati. Nel mondo rurale di larga parte dell’Europa temperata a nord delle Alpi, la casa mono- o bilocale di origine preistorica detta longhouse per la sua forma rettangolare si trasformò in una struttura allungata di uno o due piani che, accanto agli spazi abitativi, comprendeva anche spazi destinati al bestiame o agli attrezzi. Nell’arco alpino si diffuse invece la cosiddetta Blockhaus o maison-bloc a più piani, costituita da un pianoterra in pietra su cui se ne innalzavano altri in legno63.

Come accennato, in varie zone importanti architetti si impegnarono a ridisegnare le dimore rurali. Le abitazioni dei contadini, scrisse Leon Battista Alberti già nel XV secolo, devono ospitare «con utilità» la famiglia, il bestiame e i prodotti agricoli. «E perciò si deve fare una grande cucina, non buia [...] col forno e il focolare, col pozzo e l’acquaio. Presso la cucina ci sarà una camera per il capofamiglia, con la cassa del pane, la carne salata, [...] le cose indispensabili per i bisogni di ogni giorno. Le altre persone di famiglia verranno sistemate in modo che ciascuno sia sopra le cose sue e pronto a eseguirle»64.

«È essenziale – avrebbe sostenuto Francesco Milizia nel 1781 – che le case rustiche, destinate per gli agricoltori e per le faccende campestri, debbansi contraddistinguere nella loro semplicità per una situazione salubre, per una comoda distribuzione. La casa sarà da un lato provvista di una spaziosa cucina col focolare in mezzo, e con camere da letto intorno; e dall’altro lato saranno altre stanze o magazzini per riporvi gli strumenti rurali, i prodotti dell’agricoltura. Al di sopra vi si possono praticare alcune camere per servizio del padrone o del sopraintendente»65. Cortile, porticato, cantine, granai, stalle, colombaie avrebbero dovuto completare la dimora, progettata per le aziende ad agricoltura promiscua dell’Italia peninsulare66. Nel Cinquecento, nota uno storico francese, appare un genere architettonico nuovo, seppur non privo di lontani antecedenti: l’umanista Charles Estienne, che ne dà la descrizione ideale, lo definisce «casa rustica» (maison rustique). I precetti enunciati da Estienne nel 1564 resteranno validi e saranno seguiti sino alla fine del Settecento, esercitando una notevole influenza sulle case costruite nei due secoli che separano le due date67.

Case più grandi, a più piani, dotate di stufe o caminetti richiedevano materiali relativamente solidi. Nel corso dell’Età moderna, soprattutto a partire dal Settecento, si verificò la tendenza a sostituire i materiali da costruzione più deperibili con pietra o mattoni, i tetti di paglia o di canne con tegole, lastre di ardesia ecc. Nei villaggi in genere le costruzioni in muratura vennero adottate prima per costruire gli edifici più importanti, come la chiesa, le ­dimore dei più abbienti, del parroco o del pastore. Solo in seguito si diffusero (quando e dove si diffusero) agli strati inferiori della popolazione. Le strutture in muratura avevano molti vantaggi: erano più durature, riducevano il rischio di incendi, offrivano meno riparo a insetti, scarafaggi, topi ecc., che erano portatori di ­malattie, come la peste. Laddove la pietra non era molto abbondante costavano però molto di più di quelle in materiali vegetali: una studiosa francese ha calcolato che una casa di muratura potesse costare da dieci a quindici volte più di una casa in materiali leggeri68.

Una volta individuata una linea di tendenza non si deve tuttavia eccedere in schematismi troppo rigidi. La costruzione delle case era infatti condizionata dalla disponibilità, in ciascuna zona, di una materia prima piuttosto che di un’altra: l’uso di un determinato materiale non implicava dunque necessariamente che la casa fosse di buona o cattiva qualità. Nella zona mediterranea la pietra era da sempre il materiale da costruzione prevalente, soprattutto a causa della sua abbondanza: erano dunque di pietra anche case poverissime, vere stamberghe prive di qualsiasi comfort. E lo stesso si poteva dire per altre zone: come ha notato un autore, le case della Bretagna e della Cornovaglia erano «di pietra granitica; quelle della Borgogna, di pietra calcarea; quelle dell’Île-de-France, di sassi». D’altra parte le cosiddette Fachwerkhäuser, diffuse nell’Europa centrale e settentrionale, potevano essere dimore quasi lussuose, sebbene fossero costituite da una struttura in legno riempita con graticci coperti da argilla mista a paglia o altre miscele del genere (Fig. 20, Tav. 3). Esse erano comuni soprattutto in zone in cui la pietra e gli alberi dal tronco diritto e alto erano scarsi. La disponibilità, in loco, di un materiale piuttosto che di un altro costituiva insomma un condizionamento importante, soprattutto per i meno abbienti69. Ad esempio, fu proprio l’abbondanza di alberi con un fusto lungo e diritto, come pini ed abeti, che favorì lo sviluppo della Blockhaus (maison-bloc) nell’arco alpino. Ma fattori culturali si intrecciavano alle disponibilità ambientali: è infatti soprattutto nelle aree di colonizzazione tedesca che si ritrovano case di questo tipo70, come se una certa cultura rappresentasse una lente che permette di vedere meglio una risorsa piuttosto che un’altra71.

Non si deve dunque enfatizzare troppo neppure il vincolo ambientale: le popolazioni potevano spostarsi portando con sé le loro tradizioni e tecniche di costruzione anche in ambienti in cui non erano razionali72. Lo stesso si può dire riguardo al diffondersi di certe mode o usanze architettoniche in zone in cui di fatto risultavano prive di qualsiasi utilità, se non addirittura inadatte, come i tetti di tegole presenti in vaste aree della Francia orientale, poco adeguati al clima della zona73. Secondo uno studioso, la stessa diffusione delle costruzioni in pietra era dovuta anche al modello rappresentato dalla civiltà romana prima e dall’Italia rinascimentale poi: sarebbe stata insomma Roma a diffondere «la malattia della pietra oltre la regione di Narbonne», e anche nelle zone in cui scarseggiava. Ma «la vittoria della pietra sul legno – sostiene l’autore – richiese duemila anni»: «fu più completa in Francia, nella zona padana dell’Italia, nell’Europa del bacino del Reno, piuttosto che nella Germania dell’asse del Danubio, nel quadrilatero della Boemia e in Gran Bretagna, che non nell’Europa del Nord propriamente detta. Sul Baltico, in Polonia, in Russia e in Scandinavia, la pietra non si è mai imposta, tranne che nei quartieri residenziali»74.

Il condizionamento della disponibilità, in loco, di certi materiali era inoltre indebolito dallo sviluppo della produzione e/o della commercializzazione di laterizi e di altri materiali da costruzione, o da fattori relativi all’allocazione delle risorse disponibili. «L’Inghilterra è un paese [fatto] di mattoni», nota un viaggiatore straniero nel 1790. In Inghilterra il forte aumento dell’uso di laterizi a partire dalla metà del Seicento e la parallela scomparsa del­l’uso di costruire case con una struttura lignea erano dovuti al fatto che il legno di quercia era massicciamente usato nella costruzione delle navi75.

In definitiva, nel Seicento, e ancor più nel Settecento, le case contadine non sono sempre piccole stamberghe affumicate, senza luce, sovraffollate di uomini e animali, con i pavimenti costellati di pozzanghere, ricettacolo di topi, insetti e scarafaggi: catapecchie del genere sono presenti solo tra i più poveri o nelle zone più povere. Vivono in case di un unico ambiente, dette barriades, i minatori dell’Alvernia; oppure i salariati agricoli siciliani. Ma risalendo «la scala sociale fino ai contadini delle pianure dell’Île-de-France, della Fiandra o della Lorena, fino ai ‘massari’ proprietari della Linguadoca o della Provenza che fanno fruttare i loro beni, fino agli artigiani rurali maestri del loro mestiere, o ai vignaioli della Borgogna o della valle della Loira» si trovano case spaziose, dotate di più stanze di abitazione, e poi di granai, stalle, cantine76. E divengono spesso ampie e spaziose, nel corso dell’Età moderna, anche le case dei mezzadri italiani così come quelle dei Bauern tedeschi, e di molti altri in giro per l’Europa.

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