Capitolo IV.

Ogni cosa al suo posto, un posto per ogni cosa

Un poeta olandese può così celebrare l’armadio dove si possono rimirare pile di biancheria alte come montagne, pizzi costosi, diverse varietà di satin che brillano più luminose delle stelle ed altre meraviglie. Se l’armadio, come si vedrà meglio, permette un’ordinata disposizione degli oggetti, negli ambienti dove si cucina troviamo sempre più raramente vasellame, pentole e altri strumenti disposti senz’ordine sopra o attorno al camino. Si moltiplicano credenze e altri mobili. Nella stessa cucina e nelle altre stanze tendono a scomparire i vecchi bauli e cassoni in cui non di rado si ammassava disordinatamente di tutto (nel cassone di Matteo Lazzaretti da Budrio, nella pianura bolognese, i ladri che una sera d’aprile del 1630 lo aprono scassinandolo trovano, riposti insieme, della biancheria e del formaggio!).

Nelle case più ricche il declino del cassone inizia già nel Cinquecento, forse facilitato dal modo di vivere più sedentario adottato dalle élites nel corso del XV secolo e dal declino dell’abitudine di viaggiare portandosi dietro molti mobili. Allora gli arma­di cominciano a passare dalle canoniche alle case private (Tavv. 7-8). Ma alla sostituzione dell’antico mobile facilmente trasportabile e multiuso dà un potente contributo anche l’introduzione, nel Seicento, di cassettoni e cassettiere. Se nel periodo 1695-1715 i salariati parigini praticamente non conoscono il comò e in pochi possiedono una credenza, verso la fine del Settecento il 37% di loro ha una credenza, ben il 57% un comò. Nello stesso tempo tuttavia quelli che hanno un baule crollano dal 62 al 18%228. Nel corso del periodo analizzato nelle case tendono insomma a dif­fondersi e a moltiplicarsi armadi, comò, cassettiere, angoliere, biblioteche, guar­daroba che permettono di ordinare i beni in precise categorie, separandoli gli uni dagli altri in base alla funzione e all’uso229.

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