Capitolo IV.

Fuochi

La difficoltà principale, ovviamente, era quella di conciliare l’esigenza di luce con quella di proteggersi dal freddo, che peraltro era un problema non solo per i poveri: nel febbraio 1695, nel palazzo di Versailles l’acqua e il vino gelano nei bicchieri anche alla tavola del re184. Più piccole e affollate, le case dei poveri sono anzi talvolta meglio riscaldate. A Bologna nel Settecento l’unità di locazione minima è di solito il «camino», rappresentato da una stanza dotata di caminetto alla quale può aggiungersi uno «sgombrino», vale a dire uno stanzino con un «luogo comodo», cioè un gabinetto, e con uno «sciacquatore di macigno», cioè un lavandino di pietra185. A Parigi tra la fine del Seicento e quella del secolo successivo ci sono in media due caminetti per ogni casa e un caminetto ogni due stanze: se gli appartamenti formati da un’unica camera ne sono quasi sempre provvisti, all’inizio del Settecento non mancano case di oltre venti stanze che ne hanno solo quattro186. Semmai è allora all’interno delle singole famiglie che l’accesso al calore disegna gerarchie e asimmetrie. Sébastien Mercier scrive che ai tempi suoi anche la cameriera, il precettore e il maestro di casa hanno, ognuno, il suo caminetto. Di fatto, tuttavia, nel corso di un’indagine su 3000 case parigine, le stanze dei domestici ne sono risultate quasi sempre prive187.

Grazie ai progressi tecnici che migliorano il rendimento termico, la lotta contro il freddo e forse anche l’intolleranza della gente nei suoi confronti sembrano comunque intensificarsi a partire dal 1720. Sempre più spesso, inoltre, le case nuove hanno un caminetto per ogni stanza: gli inventari post-mortem parigini successivi alla metà del secolo mostrano la presenza di circa due caminetti ogni tre camere. Verso il 1740-50, e poi più intensamente tra il 1760 e il 1770, si diffondono infine le stufe: la profusione dei mezzi di riscaldamento appare notevole.

Ciononostante un tedesco che visita Parigi nel 1787-88 si lamenta: abituato ad ambienti riscaldati in modo abbastanza uniforme dalle stufe, nota che nelle case parigine vicino al fuoco si brucia, appena ci se ne allontana, si gela188. Al di là dei commenti del signor Volkman, validi per tutti gli ambienti scaldati con caminetti189, resta vero comunque che, in Francia, Parigi è meglio riscaldata di molte realtà urbane di provincia e di molte realtà rurali. E questo nonostante il problema del riscaldamento, in città, ponga problemi in parte superiori che in campagna per quanto riguarda l’approvvigionamento e lo stoccaggio di legna o altri combustibili (a Parigi per evitare l’inquinamento dell’aria l’uso del carbon fossile viene bandito già nel Seicento190). In città, inoltre, a causa dell’affollamento vengono talvolta affittati anche stanzini o cantine privi tanto di stufa quanto di camino che possono essere scaldati solo con scomodi e pericolosi bracieri.

Certo spesso nell’ambiente urbano la tendenza a sviluppare le case in altezza per sfruttare tutto lo spazio disponibile tende a favorire le costruzioni in muratura (pietra, mattoni, tetti di tegole ecc.), meno infiammabili. Nelle città tedesche la costruzione di case in muratura è spesso addirittura imposta per legge nel tentativo di ridurre il rischio di incendi191. Ma tale rischio di fatto non può essere del tutto scongiurato: nel 1666 a Londra vanno a fuoco non meno di tredicimila case. Prevalentemente di legno, esse in buona parte vengono ricostruite con gli stessi materiali192.

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