Edizione: 2020, III rist. 2021
Pagine: 272
Collana: Storia e Società
ISBN carta: 9788858139639
ISBN digitale: 9788858141083
Argomenti: Storia contemporanea, Storia dei paesi extraeuropei

Debre Libanos 1937

Il più grave crimine di guerra dell'Italia
Paolo Borruso

pref. di A. Riccardi

Tra il 20 e il 29 maggio 1937 ebbe luogo, in Etiopia, il più grave eccidio di cristiani mai avvenuto nel continente africano: nel villaggio monastico di Debre Libanos, il più celebre e popolare santuario del cristianesimo etiopico, furono uccisi circa 2000 tra monaci e pellegrini, ritenuti ‘conniventi’ con l’attentato subito, il 19 febbraio, dal viceré Rodolfo Graziani. Fu un massacro pianificato e attuato con un’accurata strategia per causare il massimo numero di vittime, oltrepassando di gran lunga le logiche di un’operazione strettamente militare. Esso rappresentò l’apice di un’azione repressiva ad ampio raggio, tesa a stroncare la resistenza etiopica e a colpire, in particolare, il cuore della tradizione cristiana per il suo storico legame con il potere imperiale del negus. All’eccidio, attuato in luoghi isolati e lontani dalla vista, seguirono i danni collaterali, come il trafugamento di beni sacri, mai ritrovati, e le deportazioni di centinaia di ‘sopravvissuti’ in campi di concentramento o in località italiane, mentre la Chiesa etiopica subiva il totale asservimento al regime coloniale. L’accanimento con cui fu condotta l’esecuzione trovò terreno in una propaganda (sia politica che ‘religiosa’) che andò oltre l’esaltazione della conquista, fino al disprezzo che cominciò a circolare negli ambienti coloniali fascisti ed ecclesiastici nei confronti dei cristiani e del clero etiopici, con pesanti giudizi sulla loro fama di ‘eretici’, scismatici. Venne a mancare, insomma, un argine ad azioni che andarono oltre l’obiettivo della sottomissione, legittimate da una politica sempre più orientata in senso razzista. I responsabili di quel tragico evento non furono mai processati e non ne è rimasta traccia nella memoria storica italiana. A distanza di ottant’anni, la vicenda riappare con contorni precisi e inequivocabili che esigono di essere conosciuti in tutte le loro implicazioni storiche.

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Edizione: 2021
Pagine: 272
Collana: Storia e Società
ISBN: 9788858139639

L'autore

Paolo Borruso

Paolo Borruso è professore associato di Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano. Studioso dell’Africa contemporanea, ha svolto le sue ricerche tra Roma, Londra e Addis Abeba, occupandosi dell’espansionismo coloniale italiano ed europeo, delle missioni cattoliche, delle sorti dell’impero etiopico lungo il ’900, dei processi d’indipendenza e dell’Africa postcoloniale. Tra le sue pubblicazioni: L’ultimo impero cristiano. Politica e religione nell’Etiopia contemporanea (1916-74) (Guerini e Associati 2002); L’Africa al confino. La deportazione etiopica in Italia (1937-39) (Lacaita 2003); Il PCI e l’Africa indipendente. Apogeo e crisi di un’utopia socialista (1956-1989) (Le Monnier 2009); L’Italia in Africa. Le nuove strategie di una politica postcoloniale (a cura di, Cedam 2015).

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