Valerio Eletti - Manuale di editoria multimediale
Appendice 1: L’introduzione della dimensione tempo nella bidimensionalità della scrittura
di Tiziana Dedola

Il nuovo tempo dell’ipertesto

Il tempo non solo turba la superficie della messa in scena, ma diventa esso stesso materiale espressivo da modulare e plasmare per ottenere determinate reazioni da parte dell’utente, in primo luogo un maggiore coinvolgimento sensoriale e una tensione ritmica in crescita secondo un meccanismo peculiare ai testi narrativi scritti o audiovisivi.

Per la prima volta entro un documento scritto il tempo dell’espressione influisce su quello della fruizione, invadendolo e plasmandolo.

Anche il tempo diventa uno strumento per delineare l’identità del soggetto ritratto, un fattore da contemplare nel progetto di ideazione del sito sapendo che le attese innescate debbono essere compensate da un appropriato soddisfacimento delle necessità del fruitore.

L’utente è posto di fronte a uno spazio composito e soprattutto imprevedibile che simula la complessità propria degli scenari naturali, anch’essi dominati dal principio della mutabilità perenne.

Sapersi muovere tra i paesaggi fittizi di parole e immagini diventa una capacità basilare per condurre a buon esito il contatto, l’azione diventa importante al pari della comprensione, il piacere estetico della comunicazione risulta uno dei capisaldi del rapporto dialogico tra l’utente e il soggetto ritratto nel sito.

La lettura è sempre più simile a un’esperienza di tipo immersivo, la componente sensorea ed emozionale del testo prevale sull’essenzialità e rapidità dello scambio informazionale. Lettura ed esplorazione visiva risultano, così, due programmi d’azione omologhi: lo spazio della scena multimediale contiene le appendici di oggetti nascosti, pronti a emergere, una volta «stanati» dall’utente, e a espandersi in superficie producendo suoni e forme ammalianti. Percorrere il territorio dell’ipertesto significa quindi scovare tutte le opzioni di movimento non manifeste, ma anche abbandonarsi alle sollecitazioni audiovisive imposte dal procedere dell’espressione.

La comunicazione diventa analoga a un’opera di scoperta per tappe della personalità del soggetto rappresentato, simile all’attraversamento di un paesaggio altamente informativo in cui lo spostamento risulta altrettanto importante dell’arrivo.

La lettura su schermo di documenti ipertestuali sempre più complessi presuppone, così, una capacità di valutazione notevole, frutto di una decodifica fulminea delle sollecitazioni visive. Sarà sempre più utile imparare a destreggiarsi tra i materiali espressivi, rispondere alla ridondanza informativa sfruttando l’abitudine alla selezione maturata nel nostro universo di azione quotidiano, in cui siamo in grado di muoverci elaborando veloci interpretazioni e previsioni a fronte dell’intreccio di stimoli cui siamo sottoposti.

L’ambiguità e la densità informativa proprie dell’immagine investono la parola che, iconizzandosi, affida alle proprie fattezze l’espressione di significati aggiuntivi, contaminando anche la lettura con questa nuova natura ibrida, tra sensibile e intelligibile, tra natura e cultura, accrescendo le potenzialità euristiche della comunicazione multimediale.

Probabilmente s’è innescato un processo che non potrà più essere arrestato, in cui le potenzialità della conoscenza sensorea (e quindi la moltiplicazione dei tratti sensibili) verranno sfruttate per rendere più efficace il passaggio di informazioni, segnando il primato della comunicazione iconica su quella verbale.

La tendenza all’associazionismo del pensiero figurativo, le sue doti sintetiche si giustappongono alla linearità logica propria dell’espressione scritta, rompendo gli argini della spartizione di matrice occidentale tra emotività e razionalità, prassi e teoria, spazio e tempo, estetica e funzione.

Allo stesso modo forme d’espressione sequenziali coesistono sulla medesima pagina con forme reticolari, proponendo una moltitudine di spazi tra cui scegliere, e andamenti temporali differenti cui si può decidere di sottoporsi.

Non resta che imparare a utilizzare e modulare il tempo come materiale significante, plasmandolo in relazione ai propri scopi, ma anche tenendo conto delle ripercussioni sull’istanza di fruizione delle dilatazioni e contrazioni temporali.

Spazio e tempo si moltiplicano, trasformano, sfaccettano, confondono per dare vita infine al movimento in qualità di prezioso oggetto significante.

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