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Editori Laterza

Aggiornamento
giugno 2008

Introduzione

1. Le ricerche bibliografiche

2. Information retrieval:
strumenti e strategie

3. Opac e biblioteca virtuale

4. Biblioteche e Opac
nel mondo

5. Biblioteche e Opac
in Italia

6. Biblioteche
e Opac europei

7. Le biblioteche
e gli Opac statunitensi

8. Opac specializzati,
archivi e musei

9. Oltre i cataloghi: i testi

10. Banche dati: archivi
e host computer in Internet

11. Metarisorse generali
e informazioni per bibliotecari

Principali acronimi utilizzati

Bibliografia

Parte seconda – Biblioteche e Opac
in Italia e nel mondo

8. Opac specializzati, archivi e musei

[Introduzione]
Repertori di Opac e di biblioteche specializzate
Alcuni Opac collettivi specializzati italiani
Il National institute of health (Nih) e altre risorse biomediche
La National agriculture library
Barton: le biblioteche del Mit
Il Politecnico di Parigi
La British library of political and economic sciences
La National library of education
La National art library
Archivi storici in Rete
Musei in Rete
Film e video


 

[Questo paragrafo è stato scritto da Claudia Salmini dell'Archivio di Stato di Venezia]

Nel mondo degli archivi, sia quelli italiani sia quelli stranieri, la tecnologia informatica si è diffusa tardi, rispetto ad altri settori dei beni culturali. Al di là di alcune realizzazioni pilota o di particolari progetti sperimentali (alcuni dei quali risalgono ormai a trent'anni fa), peraltro interessanti come punti di riferimento, si sono dovuti anche affrontare e risolvere in via preliminare i problemi delle scelte descrittive e degli standard, particolarmente complessi per gli archivi.

La documentazione si articola generalmente in fondi, serie, sottoserie, ma contempla la presenza anche di iperfondi, sezioni, nuclei di carte aggregati; la natura stessa degli archivi richiede un sistema di descrizione fortemente gerarchico, che prevede molti livelli - in numero variabile a seconda dei casi - e all'interno del quale deve essere possibile navigare liberamente e recuperare le informazioni mantenendo sempre una chiara percezione del punto in cui ci si trova.

Oltre ad una natura fortemente «plurilivellare», gli archivi si caratterizzano per l'esistenza di una fitta rete di relazioni tra fondi diversi, tra serie o parti di esse, e non è un fenomeno raro che un archivio sia diviso in più parti, conservate magari in luoghi diversi.

Nell'arco degli anni Novanta sono stati elaborati e sottoposti al vaglio e alla discussione della comunità archivistica internazionale i due standard che offrono una soluzione efficace alle principali difficoltà connesse alla descrizione archivistica, difficoltà che l'adozione di strumenti informatici aveva contribuito a far emergere con maggiore chiarezza.

Isad(G), General international standard archival description consente di rappresentare le diverse entità archivistiche nella loro articolazione gerarchica. Concepire gli archivi come strutture multilivellari, a livello internazionale, è stato un lungo percorso di elaborazione concettuale, in cui l'Italia ha svolto un ruolo di primo piano.

Un secondo standard internazionale ha introdotto una modalità nuova nel lavoro dell'archivista, separando le informazioni relative al soggetto produttore rispetto a quelle che descrivono il fondo. Le Isaar(Cpf), International standard archival authority record for corporate bodies, persons and families sono destinate ad accogliere le descrizioni sulle istituzioni, gli individui o le famiglie che hanno prodotto la documentazione. Nella realtà, infatti, il rapporto tra la documentazione e chi l'ha creata non è quasi mai un rapporto a specchio, né il più delle volte una relazione uno a uno; spesso uno stesso fondo è il frutto dell'attività di soggetti produttori distinti, entità che possono assumere anche fisionomia e denominazioni diverse e mutare competenze nel corso del tempo.

I testi degli standard descrittivi internazionali sono rintracciabili nel sito dell'International council on archives/Consiglio internazionale degli archivi (Ica/Cia), <http://www.ica.org>, disponibili in inglese e francese nelle pagine dedicate alla sezione Commitee on descriptive standards (Cds), insieme a materiali di lavoro. Alla pagina del Servizio pubblicazioni degli Archivi di Stato, all'indirizzo <http://www.archivi.beniculturali.it/Divisione_V/indice.html>, si trovano materiali di lavoro e la prima edizione italiana degli standard. La traduzione italiana delle ultime edizioni si trova alla pagina Web relativa al gruppo di lavoro sul sito ufficiale dell'Associazione nazionale archivistica italiana <http://www.anai.org>. In questo stesso sito sono disponibili anche alcune schede sperimentali Isaar prodotte dai gruppi di lavoro regionali sugli standard, che costituiscono esempi utili per quanti desiderano orientarsi in questo settore.

Un massiccio adeguamento agli standard non è facilmente ipotizzabile nel breve periodo, poiché la riconversione comporta non di rado un riesame delle carte; nel caso delle Isaar, occorre poi stendere il profilo storico di organi istituzionali, persone e famiglie, con un incremento di studio per nulla banale, soprattutto se condotto su ampia scala.

Tra i primi ad adeguare le descrizioni archivistiche alle Isad è stato l'archivio storico della Comunità Europea, a Fiesole, <http://www.iue.it/ECArchives>. È possibile soddisfare la ricerca seguendo modalità diverse, anche con una Blue guide che offre una spiegazione sintetica sui fondi.

In parte, in Italia gli strumenti archivistici in Rete sono la trasposizione di inventari, guide o censimenti che precedono la nascita degli standard (talvolta anche quella dell'informatica), e sono frutto di progetti e criteri tra loro anche sensibilmente diversi; non per questo hanno minore utilità informativa.

La natura dei primi software utilizzati, più adatti a restituire informazioni «piatte» o scarsamente gerarchizzate, costringeva a vere e proprie acrobazie e ad un uso elevato e complesso dei codici, causando oggettive difficoltà di adattamento del mondo degli archivi alle tecnologie digitali. In alternativa, sono stati semplicemente ricopiati con programmi di scrittura i testi di inventari o censimenti dattiloscritti o pubblicati, adattati poi in modo più o meno approfondito al linguaggio Html o convertiti nel formato Pdf.

Lo sviluppo dei software relazionali ha contribuito a fornire strumenti adeguati per la complessa descrizione dei dati archivistici, con potenzialità superiori a quelle tradizionalmente garantite da inventari, censimenti o guide a stampa.

Oggi convivono in Rete, dunque, strumenti elaborati con questi diversi criteri, che rispecchiano la sedimentazione di lavori (inventari, guide, database e altro ancora) realizzati nel corso di oltre due decenni con metodologie differenti.

Un fenomeno sempre più rilevante (in particolare nei paesi anglosassoni) e destinato ad ampliarsi notevolmente nel prossimo futuro è la messa a disposizione in Rete di strumenti archivistici marcati con Encoded archival description (Ead). Lo standard è una Dtd Xml per la codifica di strumenti di corredo archivistici, elaborata nel 1998 dalla Saa (Society of american archivists) in collaborazione con la Library of Congress. A differenza di Isad(G), Ead non è uno standard per il contenuto dei dati e non fornisce indicazioni su come esprimerli, ma sulla struttura in cui inserirli.

I punti di partenza per avere informazioni sull'Ead sono <http://jefferson.village.virginia.edu/ead/sitesann.html> e <http://www.loc.gov/ead>. Per gli strumenti archivistici nel formato Ead, di cui si è già parlato, si rimanda al sito della Library of Congress, agli Url <http://www.loc.gov/rr/ead> e <http://www.loc.gov/ead/eadsites.html>. Si consigliano inoltre le pagine della National archives and record administration <http://www.archives.gov>.

A partire dal 2001 è stato implementato un modello funzionale alla marcatura dei dati relativi al soggetto produttore, Eac (Encoded archival context), strumento di lavoro ancora in via di sperimentazione. La versione beta di Eac (agosto, riveduta nel novembre 2004) è disponibile a partire da <http://www.iath.virginia.edu/eac>. Eac consente l'opportunità concreta - insita nelle Isaar(Cpf) - di collegare alla descrizione del soggetto produttore d'archivio risorse estranee all'ambito archivistico (schede catalografiche di opere a stampa, di oggetti museali, o anche di collezioni di opere d'arte).

Il Sistema archivistico nazionale (San) <http://www.archivi.beniculturali.it> offre in una cornice unitaria le pagine Web predisposte dagli Archivi di Stato afferenti al Ministero per i beni e le attività culturali; in particolare, all'indirizzo <http://www.archivi.beniculturali.it/Patrimonio/ricerca.html> si trovano elenchi alfabetici aggiornati dei complessi documentari conservati presso gli Archivi di Stato di diverse città italiane. Nel sito sono messe a disposizione, e in costante incremento, fonti utili alla ricerca, quali i verbali del Consiglio superiore degli Archivi (1874-1976); le pagine dedicate alle Disposizioni relative ad archivi e documenti negli antichi stati italiani; la parte dedicata alla Biblioteca di archivi, divisa in quattro collane, con alcuni testi di grande interesse, tra cui l'Atlante storico degli Archivi italiani; la pagina Rarità, con testi classici di archivistica, paleografia e diplomatica di difficile reperimento o fuori commercio; e la sezione Normativa, con studi, proposte e disegni di legge.

Se dagli strumenti archivistici si vuole passare all'elenco di tutti gli Archivi di Stato e delle Soprintendenze archivistiche e trovare le informazioni sull'indirizzo, i servizi e l'eventuale sito Web, si rinvia sempre alla citata home page del San.

Una visione panoramica sulle fonti che si conservano in tutti gli Archivi di Stato italiani è possibile attraverso la versione digitalizzata della Guida generale degli Archivi di Stato: i quattro volumi pubblicati tra gli anni Ottanta e il 1994 sono oggi disponibili sempre sul sito dell'Amministrazione archivistica, raggiungibili dalla home page del sito Archivi o consultabili direttamente con indirizzo <http://www.maas.ccr.it/cgi-win/h3.exe/aguida/findex_guida>. Si tratta di uno strumento di primo orientamento formidabile, che conviene consultare prima di affrontare una ricerca archivistica in quegli istituti.

Alcuni Archivi di Stato, come quello di Firenze <http://www.archiviodistato.firenze.it>, sono un punto di riferimento non soltanto per il numero di strumenti messi on line, ma anche per l'attenzione particolare riservata agli elementi del contesto storico istituzionale. Il Sistema informativo Siasfi - in via di implementazione - rappresenta in questo campo un vero e proprio modello <http://www.archiviodistato.firenze.it/siasfi>.

Lombardia Storica <http://plain.unipv.it>, frutto della collaborazione tra la Regione Lombardia, l'Università degli studi di Pavia e l'Archivio di Stato di Milano, raccoglie e rende disponibili i risultati di lavori e progetti condotti nella regione nel corso di due decenni: quali il Codice diplomatico della Lombardia medievale, edizione digitale di fonti documentarie tra le più antiche in Italia, dall'VIII al XII secolo, e le banche dati di descrizione archivistica confluite nel progetto Plain (acquisite nel corso degli anni con progetti e software diversi, tra i quali Archidata, Sesamo, Nautilus e Civita).

Molti istituti archivistici sono già dei punti di riferimento, perché particolarmente ricchi di strumenti in linea, taluni di particolare interesse. L'Archivio di Stato di Prato <http://www.archiviodistato.prato.it> emerge per la volontà di avvicinare l'utente al mondo delle fonti documentarie. L'Archivio di Stato di Siena ha un'attenzione particolare per la chiarezza della comunicazione <http://assi.archivi.beniculturali.it>. L'Archivio di Stato di Trieste <http://archivi.beniculturali.it/ASTS> è tra i più attivi nel mettere in Rete strumenti per la ricerca. L'Archivio di Stato di Torino <http://ww2.multix.it/asto> è stato uno dei primi istituti archivistici italiani a costruire un sistema di interrogazione via Internet, consentendo all'utente di consultare gli inventari on line e ordinare via e-mail le unità desiderate, inaugurando una modalità che pochi altri istituti hanno adottato.

Va sottolineato che le potenzialità del Web generano talvolta equivoci, e può accadere che un utente non abituale degli archivi (ma abituato alla ricerca in Rete) si aspetti di ordinare direttamente on line la visualizzazione dell'intera unità archivistica, digitalizzata. In realtà, come in campo bibliografico, anche in campo archivistico normalmente si consultano in linea gli strumenti per rintracciare le fonti, vale a dire la descrizione della fonte, non la fonte stessa. La percentuale di singoli documenti disponibili on line è ancora bassa, generalmente limitata a documenti di particolare pregio per contenuto, epoca, immagini, riprodotti e resi disponibili su supporto digitale per tutelare gli originali dall'usura della consultazione diretta.

Con i principali motori di ricerca si riesce già, in parte, a recuperare indicazioni relative a fondi archivistici o inventari; si tratta di una strada ancora nella fase iniziale, destinata tuttavia a estendersi.

Sono in corso di digitalizzazione soprattutto documenti cartografici (disegni e mappe che precedono l'elaborazione dei catasti storici e, in progress, mappe catastali) da parte di numerosi istituti archivistici statali e non statali; tra questi ultimi, si segnala l'attività dell'Archivio progetti collegato all'Istituto universitario di architettura di Venezia <http://www.iuav.it/homepage/ap>, che da anni procede nel mettere sistematicamente a disposizione on line - sia pure con criteri più bibliografici che archivistici - le immagini (disegni, rilievi, planimetrie) presenti nei suoi fondi.

Sul fronte statale, e passando dalla cartografia ai documenti antichi, si segnala la digitalizzazione del fondo Mediceo avanti il principato, che si conserva all'Archivio di Stato di Firenze, con Url <http://www.archiviodistato.firenze.it/rMap/index.html>, accessibile solo richiedendo una password; in questo caso, all'immagine dei documenti si affianca quella dell'inventario a stampa e dell'indice, pubblicati ormai alcuni decenni fa.

Il fronte degli archivi non statali ha rappresentato negli ultimi vent'anni un elemento di confronto, di stimolo e di ricerca di grande interesse. È il caso dell'Archivio storico del Comune di Firenze (Archifirenze) <http://www.comune.fi.it/archiviostorico>, di Archidis <http://opac.comune.firenze.it/easyweb/dis>, banca dati che contiene i 40 mila disegni tecnici prodotti dalla seconda metà dell'Ottocento al 1960 circa dai vari uffici tecnici comunali, consultabili on line con un sistema analogo a quello dell'Archivio Progetti Iuav veneziano e, sempre in ambito toscano, dell'Archivio storico del Comune di San Miniato <http://www.archiviosanminiato.org>, che è stato un punto di riferimento importante anche grazie alla pubblicazione fino al 2002 della rivista «Archivi & computer» e alla promozione dell'associazione di ricerca archivistica Archilab <http://www.archiviosanminiato.org/archilab.htm>, dedicate alla tecnologia.

La Provincia autonoma di Trento, attraverso Trentino cultura <http://www.trentinocultura.net/catalogo/cat_fondi_arch/cat_fondi_arch_h.asp>, presenta un ricco panorama di fonti utili per la ricerca: elenchi di fondi, inventari on line.

In seno agli archivi storici delle università, merita attenzione la presenza di numerosi inventari disponibili on line agli archivi degli Osservatori astronomici.

Dal sito dell'Unione delle Camere di commercio italiane <http://bibliocam.mediacamere.it> si accede alla Guida agli archivi storici delle Camere di commercio.

Il sito dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, <http://www.insmli.it>, consente di accedere alla Guida agli archivi della Resistenza e, nel database Foto, ai fondi preminentemente o esclusivamente fotografici.

Nel panorama dei siti non può mancare la realtà di notevole rilievo costituita dall'Archivio segreto vaticano, che presenta in Rete, tra l'altro, l'indice dei fondi e dei relativi mezzi di descrizione e di ricerca all'indirizzo <http://www.vatican.va/library_archives/vat_secret_archives/visit/index_it.htm>.

Una realtà sempre più significativa è rappresentata da Archivi del Novecento <http://www.archividelnovecento.it>, cui aderiscono attualmente 42 istituti, tra i quali la Fondazione Istituto Gramsci di Roma, così come quelli di Bologna e di Torino; la Fondazione Lelio e Lisli Basso di Roma; l'Istituto dell'enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani e l'Istituto Luigi Sturzo, entrambi di Roma.

L'archivio storico della Camera dei deputati consente di consultare on line larga parte dei fondi conservati all'indirizzo <http://newarchivio.camera.it>; l'archivio storico del Senato della Repubblica è descritto nella Guida consultabile o scaricabile dal sito <http://www.senato.it/relazioni/21617/genpagina.htm>.

Anche le università, negli ultimi anni, hanno dimostrato un'attenzione particolare al mondo degli archivi. L'Archivio generale di Ateneo dell'Università di Padova si è posto come capofila e coordinatore per l'adozione di un sistema di protocollo informatico non soltanto in quella sede, ma anche in molte altre università italiane; il suo Web <http://www.unipd.it/ammi/archivio> è un punto di riferimento importante che ha reso disponibile on line tutta la legislazione e la normativa che riguarda gli archivi, oltre che la lista di discussione degli archivisti Archivi23 <http://www.unipd.it/ammi/archivio/lista.htm>.

Per il trattamento dei documenti antichi, con esperimenti di codici diplomatici on line, si rinvia al progetto Scrineum condotto dall'Università di Pavia <http://dobc.unipv.it/scrineum>, con saggi e materiali on line di scienze del documento e del libro medievale.

La Scuola normale superiore di Pisa, attraverso il Centro di ricerche informatiche per i beni culturali <http://www.cribecu.sns.it>, è il punto di riferimento più importante per l'elaborazione di software archivistici e la sperimentazione in questo campo; ha portato a termine l'incarico di elaborare il Sistema informativo unificato delle Soprintendenze archivistiche (Siusa), per conto del corrispondente Servizio III dell'Amministrazione archivistica <http://archivi.beniculturali.it/divisione_III/siusa.html>, così come altri progetti analoghi per altre istituzioni. Proprio il coinvolgimento diretto del Cribecu da parte delle diverse istituzioni ha fatto sì che, al di là del nome diverso (Siusa, Plain, Siasfi), si tratti in larga misura - ed è scelta consapevole e condivisa - del medesimo software, sistemi informativi destinati a modificare profondamente le modalità di comunicazione dell'informazione archivistica nell'arco di qualche anno, e terreno fertile per forme di integrazione con l'area delle biblioteche.

Per una panoramica sui sistemi informativi archivistici a livello internazionale, si consiglia anche il sito del Comitato per gli standard descrittivi all'indirizzo già citato <http://www.icacds.org.uk/icacds.htm>.

L'Università di Firenze organizza incontri e seminari, a cura di Andrea Zorzi, sul tema delle fonti digitali, di cui si può avere una sintesi a partire dalla pagina <http://www.storia.unifi.it/_storinforma>; i testi di quanti hanno partecipato agli incontri sono tra i più interessanti del settore. Dalla stessa pagina si accede a una raccolta di link molto utili per rintracciare informazioni legate alla ricerca storica in Rete.

Un'essenziale e non dispersiva scelta di punti di partenza si può rintracciare anche alla sezione Archivistica <http://www.aib.it/aib/lis/lpi01d.htm> di Aib-Web, curata attualmente da Fiorella Dai Prà e da Claudia Salmini, e alla pagina Archivi e archivistica di Segnaweb: <http://www.segnaweb.it/disciplines/archivi-e-archivistica.html>.

Senza alcuna pretesa di essere esaurienti, infine, si segnalano qui alcuni indirizzi relativi al quadro internazionale.

Una panoramica generale delle risorse disponibili in Rete, tenuta costantemente aggiornata e con oltre 5.000 riferimenti relativi a istituti che in tutto il mondo conservano documenti d'archivio, manoscritti e fotografie antiche, si trova a partire dall'indirizzo <http://www.uidaho.edu/special-collections/Other.Repositories.html>, curato dall'Università dell'Idaho.

Numerose risorse archivistiche disponibili in Rete possono essere rintracciate a partire da un elenco elaborato da un'altra università statunitense, quella di Tulane, Ready, 'net, go! Archival Internet resources <http://www.tulane.edu/~lmiller/ArchivesResources.html>. Come punto di riferimento generale, oltre al già segnalato Ica <http://www.ica.org>, si ricorda l'Unesco archives portal <http://www.unesco.org/webworld> che rappresenta un gateway di informazioni sugli archivi di tutto il mondo.